Fare un film da un romanzo – e per di più da un romanzo scritto da un autore impegnativo, riconosciuto e acclamato tra i migliori al mondo da molti – è sempre una operazione di trasgressione: nel costruire immagini si tradisce la parola cartacea, attraverso la visione dei corpi si rischia di perdere la componente allusiva delle metafore, dei giochi di parole, delle pause, dei trabocchetti. Si compie dunque un inganno. Ma se la materia affrontata ha l’impalpabilità di un tradimento, se le parole che divengono battute sono solo d’amore o bugie bianche, se tutto ciò che vediamo sullo schermo contiene in sé la natura della mistificazione, allora Arnauld Desplechin si sente a casa come un passerotto appena nato nel nido amabilmente costruito dalla madre: si mette comodo, forma un cast impeccabile, interscambia relazioni, temporalità, verità e finzione.
Philip Roth (colui che nel 1969 ha creato una nuova forma-romanzo con Lamento di Portnoy, lunga confessione di un ebreo al suo psicanalista), nel 1990, all’età di cinquantasette anni, pubblica un breve romanzo intitolato Inganno, dalle caratteristiche vicine all’autobiografia, senza esserlo effettivamente: i personaggi in scena sono uno scrittore famoso di mezz’età e una attraente e sensuale inglese che diviene la sua amante: questi gli elementi fondanti di Tromperie- Inganno, passato l’anno scorso a Cannes e al 39° Torino Film Festival e poi al recente Festival romano Rendez-vous – Nuovo Cinema Francese. Un film interpretato in adesione totale da Denis Podalydès e da Léa Seydoux, coppia ad alto tasso erotico.
Nella Londra del 1987, il famoso scrittore americano Philip (un nome a caso), trasferitosi in Inghilterra per un anno con la moglie, incontra regolarmente l’amante inglese (senza nome) nel suo studio, tana d’amore e confessionale di perversioni e desideri non detti. Si amano, si scontrano, discutono: di preferenze sessuali, di libri amati e odiati, dei coniugi, di altri partner, di paura della morte, del senso della fedeltà e dell’infedeltà. Si spogliano con le parole più ancora che nei corpi, si mentono, si adulano, si torturano, si crogiolano nel desiderio. Senza filtri, senza freni, senza confini il cinema di Desplechin procede scendendo in apnea nel carattere del romanziere adulterino, facile agli innamoramenti, attaccato anche alle ex amanti (entra in contatto, prima telefonico, poi anche fisico, con Emmanuelle Devos – attrice feticcio della filmografia del regista – in ospedale per un grave problema di salute), così bravo con le parole da dover arginare giovani ragazze che lo hanno amato sulla carta o in cattedra, e poi desidererebbero una conoscenza carnale:
“- Io scrivo. Tu comincia. / – Come si chiama questa cosa?/ – Non so. Come la vogliamo chiamare?/ – Questionario sul sogno di fuggire insieme./ – Questionario sul sogno di fuggire insieme di due amanti./ – Questionario sul sogno di fuggire insieme di due amanti di mezza età./- Tu non sei di mezza età./ – Come no?/ – A me sembri giovane. /- Sì? Be’, questo dovrà saltar fuori dal questionario, sicuro. Entrambi gli aspiranti sono tenuti a rispondere a tutti i quesiti./ – Comincia. /- Qual è la prima cosa che ti farebbe saltare i nervi, riguardo a me?/ – Quando sei al tuo peggio, qual è il tuo peggio? / – Sei davvero così pieno di vita? I nostri livelli di energia corrispondono? /- Sei un’estroversa equilibrata e affascinante, o sei invece una nevrotica solitaria?/ – Entro quanto tempo potresti sentirti attratto da un’altra donna? /- O da un uomo.”
Un romanzo formato principalmente da dialoghi serrati tra i due protagonisti è una sfida filmica non da poco. Desplechin si aggira tra le parole trasformandole in una giostra di emozioni, in un saliscendi di stanze – camera da letto, studio, corridoio, ingresso, un ristorante, un parco sotto la pioggia – che diventano un labirinto mentale in cui ognuno dei due amanti avanza guardingo, giocoso, memore della propria vita fuori dal rifugio protettivo e libero del tradimento. Il passato, il presente, il futuro si mescolano, diventano magma metaforico, allitterazione visiva, dettagli che mutano a seconda di chi racconta: tenerezza, imbarazzo, vestiti morbidi, sguardi sensuali, orgasmi, dichiarazioni di amore infinito, partenze, addii simbolici e reali. Stroboscopico e rutilante gioco del cinema che riempie, assolve, pacifica, attizza, sancisce bellezza. Grande Desplechin, comme toujours.
(Passato in anteprima a Roma il 2 aprile ore 21 Cinema Nuovo Sacher al Rendez-Vous – Nuovo Cinema francese )
In sala dal 28 aprile 2022
Tromperie. Inganno (Tromperie) – Regia: Arnaud Desplechin; sceneggiatura: Arnaud Desplechin, Julie Peyr, Philip Roth; fotografia: Yorick Le Saux; montaggio: Laurence Briaud; musica: Grégoire Hetzel; interpreti: Denis Podalydès, Léa Seydoux, Emmanuelle Devos, Anouk Grinberg, Madalina Constantin, Miglen Mirtchev, Rebecca Marder, Saadia Bentaieb, André Oumansky, Gennadiy Fomin, Frédérique Giffard, Ian Turiak, Matej Hofmann, Valerie Thepsouvanh; produzione: Pascal Caucheteux per Why Not Productions; origine: Francia, 2021; durata: 105′; distribuzione: No.Mad Entertainment.