Vieni come sei di Richard Wong

  • 3
3

 

Fra gli scampoli di fine stagione arriva nelle sale italiane per merito della 102 Distribution il piacevole film di Richard Wong dal titolo che richiama una delle più celebri canzoni dei Nirvana, ovvero Come As You Are, in italiano tradotto alla lettera con Vieni come sei. Il film è il remake americano, dieci anni dopo, di un film belga (regista: Geoffrey Enthoven) del 2011 intitolato Hasta la vista, che in Italia è stato distribuito, incredibile a dirsi, nel giugno del 2021, ovvero dieci anni dopo, talché la distanza cronologica fra i due film si è in Italia venuta di fatto quasi ad annullare.

Entrambi i film sono di fatto dei road movies, nel primo si va dal Belgio alla Spagna (di qui il titolo), il secondo racconta un viaggio dagli USA al Canada. Sia il primo film che il secondo sono peraltro basati su una storia vera, ovvero sul caso di un disabile di origine inglese, Asta Philipot che in un reportage televisivo della BBC raccontò del proprio viaggio che lo aveva condotto in Olanda (ritroveremo Philipot nei titoli di coda). Motivo del viaggio?

Philipot e il trio di protagonisti dei due film viaggiano per raggiungere un bordello specializzato in una clientela, appunto, disabile. Il trio del presente film è composto da Scottie (Grant Rosenmeyer), Matt (Hayden Szeto) e Mo (Ravi Patel), i primi due su sedia a rotelle e l’altro non vedente; mentre Scottie e Mo sono disabili dalla nascita, Matt lo è divenuto in seguito a una non meglio precisata gravissima malattia degenerativa. Scottie ha altresì un importante problema alle articolazioni per cui non è in grado di fare uso degli arti superiori e ha anche bisogno di essere imboccato e usa  l’apposito pennino, tenuto fra i denti, che gli permette di toccare i tasti del computer e del cellulare. Ciò che invece in tutti e tre funziona, sono gli organi genitali e il desiderio di avere un rapporto sessuale, essendo arrivati a un’età fra i 24 e i 35 anni ancora vergini. Il film è tutto giocato su una commistione di toni, piuttosto prevedibili va detto, ma tutto sommato piacevoli: momenti drammatici derivati dalla tremenda condizione esistenziale dei protagonisti, ai quali ben presto si aggiunge Sam, colei che fungerà da autista (Gabourey Sidibe), personaggio che assurgerà quasi da subito al ruolo di coprotagonista, evitiamo di specificare che in senso; momenti comici derivati dall’altra cosa che nei tre funziona benissimo ovvero l’intelligenza amara, sagace, la disponibilità alla battuta, al battibecco salace e scorrettissimo, quelle scorrettezze che evidentemente i tre amici o quasi amici sono i soli a potersi permettere. Una comicità che in alcune sequenze è, come si conviene, anche di natura situazionale, per esempio quando i tre si ritrovano a dover guidare il furgone da soli, con il non vedente alla guida.

E a proposito di correttezza/scorrettezza non si può non tacere una questione centrale, in termini di credibilità del film, che deve non poco aver occupato il regista: a chi affidare i ruoli dei tre disabili? Ad attori disabili oppure ad attori normodotati? Le note di produzione raccontano che Wong, per un anno e mezzo, è andato in cerca di attori disabili ma poi non avendoli trovati ha riparato su attori “normali”, ciò che incentiva senz’altro le capacità attoriali dei tre (fra i quali spicca senz’altro la prestazione di Scottie alias Grant Rosenmeyer, già ammirato in The Royal Tenenbaums) ma dall’altro testimonia un punto di vista comunque altro, al netto di tutte le tecniche di immedesimazione a cui gli attori, come raccontano, hanno saputo  ricorrere, facendo pratica con un prolungato contatto con persone davvero disabili. Insomma, un elemento qua e là caricaturale, c’è poco da fare, è sempre un po’ dietro l’angolo, e l’abilità attoriale tale aspetto finisce in qualche misura non per ridurlo ma per accentuarlo.

Non racconteremo come va a finire il viaggio e nemmeno l’epilogo, un po’ stucchevole, ci limitiamo a segnalare che al di là della questione centrale il film è comunque da ricondursi a una consolidata dinamica intergenerazionale, al viaggio come sviluppo ed emancipazione da genitori iperprotettivi, ben esemplata anche dalle qualità che i tre personaggi hanno sviluppato e a cui vorrebbero – e in qualche misura riescono a – dare sfogo: le capacità tattili di Mo, i muscoli di Matt, ex pugile, e soprattutto il rap nel caso di Scottie, autentico Leitmotiv che troveremo fino in fondo.

Quanto alla regia, Wong si rivela piuttosto prevedibile nel modo in cui muove la macchina da presa: sia nella non frequentissima adozione del punto di vista dei disabili (Gus van Sant in Don’t Worry era stato incomparabilmente più bravo) sia laddove adotta un punto di vista onnisciente, con un uso non originalissimo di carrelli all’indietro, in avanti e laterali, soprattutto nelle scene “romantiche”.

In Anteprima il 26 luglio al Cinema Tiziano di Roma ore 18.00, in sala dal 28 luglio


Cast & Credits

Come As You Are – Regia: Richard Wong; sceneggiatura: Erik Linthorst; fotografia: Richard Wong; montaggio: Richard Wong; interpreti: Grant Rosenmeyer (Scottie), Hayden Szeto (Matt), Ravi Patel (Mo), Gabourey Sidibe (Sam); produzione: Blue Fox Entertainment; origine: Usa 2019; durata: 106′;  distribuzione: 102 Distribution

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *