The Gray Man di Anthony e Joe Russo

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Prendete Ryan Gosling e Ana de Armas (ovvero, l’introverso Agente K di Blade Runner 2049 e la sua fedele IA Joi), travestiteli (ma non troppo) da agenti segreti, lasciategli in pegno un pericolosissimo microchip criptato pieno zeppo di prove compromettenti e portateli a passeggio per Bangkok, Berlino, Praga. Poi aggiungete un pizzico di René-Jean Page – e sì, stiamo parlando di quel René-Jean Page: per i (pochi) miscredenti che non avessero ancora visto Bridgerton, si tratta del fascinoso Duca di Hastings che dischiuse il sipario sulla sfavillante Regency Era targata Chris Van Dusen e Shonda Rhimes.

Infine, aprite il cassetto del Marvel Cinematic Universe e pescate l’ingrediente segreto, la spezia che dà sapore a tutte le altre spezie del calderone: in poche parole, tirate fuori Captain America (chi altri se non Chris Evans?), toglietegli lo scudo, cucitegli sul volto un paio di allegri baffetti da fanatico e vestitelo di un discreto sadismo. A questo punto gettate il composto nell’immaginario in chiaroscuro dello scrittore Mark Greany, specialista del genere thriller e devoto collaboratore di Tom Clancy – lui, quel Tom Clancy: per i (pochi) miscredenti che non avessero alcuna confidenza con il mondo à la 007, si tratta del padre di Jack Ryan.

Una lunga premessa per spiegare un concetto semplice: certi prodotti, in qualsiasi modo li si cucini, non perdono mai il loro aroma. The Gray Man è il risultato di una ricetta impeccabile autografata da due impeccabili chef del botteghino, vale a dire Anthony e Joe Russo – per i (pochi) miscredenti che non conoscessero Iron Man, Hulk, Thor e via dicendo: si tratta dei registi di Captain America: The Winter Soldier (2014), Captain America: Civil War (2016), Avengers: Infinity War (2018) e dell’ormai leggendario Avengers: Endgame (2019).

Tratto dall’omonimo romanzo del sopracitato Greany, il film non mette in tavola nulla di diverso da ciò che appare scritto sul menu, allestendo una lunga epopea fatta di spionaggio, intrighi, enigmi facilmente svelabili, scazzottate e coreografie mozzafiato eseguite con ineccepibile grazia fra una grande capitale e l’altra. Non c’è un istante di tregua, né per gli attori né tantomeno per lo spettatore, il quale si ritrova a piroettare di apocalisse in apocalisse attendendo invano di poter prendere fiato. Per intenderci: roba da far invidia a John Wick.

La sceneggiatura, autografata dagli habitué del rodatissimo genere Marvel Christopher Markus e Stephan McFeely, è robusta, schietta ed essenziale come i suoi stessi personaggi: Ryan Gosling – o meglio, Court Gentry alias Sierra Six, reclutato diciotto anni or sono da un misterioso individuo in giacca e cravatta noto come Donald Fitzroy (Billy Bob Thornton), esce dal carcere lasciandosi alle spalle un terribile crimine e la propria identità per unirsi alla CIA in veste di mercenario. Lo ritroviamo ad una festa di Capodanno del 2021 in compagnia di Ana de Armas, scusate Dani Miranda, una collega dall’animo gentile (chi l’avrebbe mai detto?) disposta ad aiutare il nostro eroe nel momento in cui egli, guarda caso, decide di sovvertire gli ordini. Così veniamo a scoprire che l’ultimo bersaglio dei servizi segreti, ucciso dal protagonista nel giro dei primi quindici minuti e non senza una certa riluttanza, si chiama Sierra Four – dunque, Sierra Six ma, come si dice nel gergo dei Gamers, con meno punti esperienza.

Da qui in avanti la narrazione segue la gustosissima logica della prevedibilità: Four passa a Six un chip criptato. Il quale contiene materiale scottante sulla CIA e in particolare sul suo capo Denny Carmichael (il fu Duca René-Jean Page). Si apre il vaso di pandora: corruzione, violenza, abuso di potere. È il momento di liberare sulla scena Chris Evans, qui nei panni dell’ex agente Lloyd Hansen, il classico cane sciolto affetto da sociopatia e dotato di un’insana passione per le torture. Hansen si mette immediatamente sulle tracce di Six, arrivando perfino a rapire il vecchio mentore Fitzroy e la figlia adolescente Claire (Julia Butters).

È a causa della teenager che la trama subisce svariati dirottamenti: all’improvviso i torbidi traffici dell’intelligence americana non interessano più a nessuno spettatore. Bisogna salvare la ragazzina! Un espediente ingenuo che di ingenuo non ha in realtà nulla: i fratelli Russo spezzano il racconto nelle diverse coordinate spazio-temporali che lo compongono, trasportandoci alla velocità della luce non solo da Londra a Chantilly, ma anche dal 2003 al 2021 al 2019 – anno, quest’ultimo, in cui Six conosce Claire e la prende sotto la sua ala protettrice. In tal senso, la scena finale ricorda vagamente l’epilogo di Kill Bill ma, come dire, vi preghiamo di prendere il nostro innocente déjà-vu con le pinze.

A bollire sul fondo della pentola è, difatti, il conflitto fra il protagonista e la sua nemesi, o meglio, fra gli archetipi umani ch’essi rappresentano. Sarà la somiglianza fisica, saranno alcune spietate affinità elettive, ma Ryan Gosling e Chris Evans ci appaiono quasi interscambiabili: certo, uno è buono e l’altro è cattivo, ma entrambi incarnano quel concetto di libertà potenzialmente nocivo e/o (auto)distruttivo che si trova alla base di ogni buon action movie. Nessuno dei due si attiene al protocollo. Nessuno dei due prova veri sentimenti, ma soltanto surrogati emotivi facilmente gestibili. Nessuno dei due sembra prendere sul serio la missione affidatagli, nessuno dei due rispetta l’autorità in quanto tale, entrambi combattono per ragioni soggettive destinate a rimanere in gran parte ignote. Unica pecca: nella sua follia e nella sua sarcastica alienazione, il personaggio di Hansen risulta più gradevole di quanto non dovrebbe. Insomma, un perfetto villain da film Marvel. Al contrario, Six è cupo e accigliato come un qualsiasi Batman della DC Comics. Eppure, a ben pensarci, non si tratta di una pecca. Finiamo a chiederci se i fratelli Russo possano ancora esistere in un universo che non comprenda supereroi, superuomini o supercriminali. La risposta è: sni.

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Cast & Credits

The Gray Man  – Regia: Anthony e Joe Russo; sceneggiatura: Joe Russo, Christopher Markus e Stephen McFeely; fotografia: Stephen F. Windon; montaggio: Jeff Groth; interpreti: Ryan Gosling (Court Gentry / Sierra Six), Chris Evans (Lloyd Hansen), Ana de Armas (Dani Miranda), Jessica Henwick (Suzanne Brewer), Regé-Jean Page (Denny Carmichael), Wagner Moura (Laszlo Sosa), Julia Butters (Claire Fitzroy), Dhanush (Avik Sun), Alfre Woodard (Maurice Cahill), Billy Bob Thornton (Donald Fitzroy); produzione: AGBO, Roth/Kirschenbaum Films; origine: USA 2022; durata: 129’.

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