Neil Burger ci riprova con la sua fantascienza fatta di sostanze psicotrope. Già nel 2011, in Limitless, Bradley Cooper doveva fare i conti con una droga che, una volta assunta, espandeva le capacità del cervello attivando tutte le aree nascoste, salvo poi mostrare tutti i suoi brutti effetti collaterali.
In Voyagers, la visione di una società con emozioni controllate da una multinazionale si sposta nello spazio. Non è nuovo il tema del film: nel 2063, l’umanità ha trovato il modo di colonizzare un nuovo pianeta. Il viaggio richiederà però alcune generazioni e così l’equipaggio sarà costituito di persone concepite in vitro, secondo un programma di eugenetica. Sulla nave viaggia in più anche un uomo adulto, Richard, nato invece sulla Terra, con il compito di fare da mentore. Quando i ragazzi scoprono che un farmaco blu che assumono ogni mattina li rende docili e limita gli impulsi e il piacere, iniziano a ribellarsi.
Il controllo degli impulsi e delle emozioni potrebbe ricordare Brave New World, il celebre romanzo di Aldous Huxley edito nel 1932. Il libro anticipa temi quali lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione e dell‘eugenetica, usati per creare un nuovo modello di società. L’autore descrive una società dove tutto funziona ma dove le persone sono fredde e distaccate. In qualche modo Huxley predisse alcuni elementi ricercati dai grandi regimi del ‘900 fino ad arrivare alla scienza contemporanea.
La scoperta dei sensi porta alla violenza, a cui poi fa seguito la voglia di comandare, il senso di poter possedere i compagni ritenuti inferiori. Però i sensi fanno anche parte della nostra natura, sono ciò che rendono l’esperienza della vita degna di essere vissuta. Infatti, prima che inizi la loro ribellione, questi ragazzi sono individui freddi, noiosi e senza personalità. A tutti, comunque c’è un limite: anche nella riscoperta dei sensi e del piacere sessuale, la violenza e il desiderio disgustano comunque molti. Segno che essi, anche quando pienamente vissuti, non devono necessariamente degenerare nel dolore di altre persone.
Oggi questi temi, molti dei quali presenti in Voyagers, sono realtà e di fantascientifico forse rimane il contesto, la colonizzazione di un nuovo pianeta. Lo scopo di Burger di fare della fantascienza seria e attuale è molto interessante, specialmente perché ha tra i suoi protagonisti una serie di adolescenti con impulsi addomesticati diversi, gli stessi che oggi potrebbero (oppure no) forgiare realmente una nuova società futura con altri valori e obiettivi rispetto a quelli che hanno guidato le nostre società finora.
Se il contenuto ha valore, molto meno ne ha lo stile. Burger infatti non è un regista pieno di idee, né per quanto riguarda la direzione degli attori, né sulle parti visive. Ciò che in un film di fantascienza risulta quasi imprescindibile curare, ovvero la scenografia, è priva di fascino, quasi anonima. Si accontenta di modelli già usati senza un tentativo di personalizzazione, come diversamente succedeva nel più o meno simile e meglio riuscito High Life (2018) di Claire Denis.
Anche la fotografia di Enrique Chediak non sembra andare oltre il classico colore pulito e asettico che fa tanto “spazio e tecnologia” dei film di sci-fi ambientati su ultra-futuristiche astronavi. Senza mordente possono definirsi anche le interpretazioni degli attori più giovani, da Lily Rose-Depp a Tye Sheridan – ma quest’ultimo ha del talento, si veda Ready Player One (2018) di Steven Spielberg – anche nell’interpretazione “risvegliata” dei loro personaggi. Non pervenuto è invece Colin Farrell, nei panni dell’unico adulto, forse dolente ma privo di reale carisma. Un attore che di solito rende benissimo sotto una solita direzione (p.e. Minority Report (2002) del già citato Spielberg o The Lobster (2015) di Yorgos Lanthimos).
È un bene che questo film sia passato nelle sale, per non relegare la fantascienza solo al piccolo schermo, cosa che ormai sembra essere la prassi. Ed è un bene anche che ci siano dei registi interessati a navigare in questo sterminato genere per provare a parlare delle persone e delle loro infinite sfaccettature in relazione con la tecnologia. Voyagers infatti in questo è molto fantascientifico. La domanda è dove sia la linea in cui questa tecnologia smette di essere fantascienza e diventa qualcosa di cui occuparci seriamente nella vita reale.
In programmazione da giovedì 24 giugno.
Voyagers – Regia: Neil Burger; sceneggiatura: Neil Burger; fotografia: Enrique Chediak; montaggio: Naomi Geraghty; musica: Trevor Gureckis; interpreti: Colin Farrell (Richard), Tye Sheridan (Christopher), Lily-Rose Depp (Sela), Fionn Whitehead (Zac); produzione: Thunder Road Pictures, AGC Studios, Fibonacci Films; origine: USA 2021; durata: 108’; distribuzione: Universal Pictures.