Yuni (Arawinda Kirana) è una ragazza indonesiana di quasi diciassette anni, frequenta il liceo con dedizione e successi (una sua professoressa la dichiara la più brava della scuola), ha amiche care con cui condivide momenti di leggerezza e intimità (sdraiate una sull’altra su un prato hanno una conversazione profonda sul sesso in cui una di loro è sposata ma frequenta lo stesso la scuola, ha conoscenze in materia: dice loro che il rapporto sessuale fa male, malissimo, che bisogna abituarsi, ci si abitua; Yuni chiede se ha mai provato un orgasmo, la ragazza tristemente confessa di no e suggerisce, in cambio, la masturbazione); Yuni , inoltre, ama ossessivamente il colore viola con cui si abbiglia (non resiste alla tentazione di accaparrarsi ogni oggetto viola che vede nel suo campo visivo che sia un elastico per capelli, la custodia di uno smartphone, un quaderno: viene più volte tacciata da ladruncola e richiamata a smettere dai professori).
Vive con la nonna perché i genitori passano il tempo a Giacarta a lavorare. È libera di leggere, di andare in piscina, di uscire la sera. È curiosa del mondo intorno, di chi è diverso da lei, delle cose dei grandi. Vorrebbe continuare a studiare, dopo il liceo andare all’università ma bisogna che sia la più brava di tutte in ogni materia per cercare di ricevere una borsa di studio per proseguire.
Non è una società che accetta lo studio per una donna: le ragazze della sua età si sposano, hanno dei figli, anche senza volontà né felicità. Un giorno torna a casa e trova un ragazzo con la famiglia venuto a chiederla in sposa. È un buon partito, lavora in fabbrica, non è tanto più grande di lei. La ragazza non vuole partecipare a un rito che non condivide, non si ribella ma, muta, non collabora.
A scuola commenta con apprezzamento il professore di lettere, vestito sempre con camice sgargianti fiorate, cordiale e disponibile all’ascolto: le presta un libro di poesia, “La pioggia di giugno”, per farle apprezzare una poesia più concreta, legata alla natura. Nei bagni femminili sente che le altre parlano di lei che rifiuta le proposte di matrimonio con leggerezza, cosa non appropriata.
Ogni volta che ricarica il cellulare incontra il ragazzo che lavora al centro di telefonia, Yoga Ananda, timidissimo, che le fa gli sconti anche quando non ci sono e ci mette lui la differenza: è innamorato segretamente, così di nascosto che Yuni nemmeno se ne accorge.
Altra proposta di matrimonio: si presenta a casa dalla nonna, con una busta piena di soldi, un vedovo, il gestore della piscina che Yuni e le amiche frequentano. È già la seconda proposta per lei inaccettabile: dopo si dice che, se rifiuterà anche la terza, vuole la leggenda comune, non si sposerà mai più. Col motorino viola va in un centro estetico a farsi truccare. Diventa amica della estetista, una ragazza spiritosa divorziata che si gode la vita dopo la cattiva esperienza di un marito violento. Si fa accompagnare da Yoga in un locale suggeritole dall’amica più grande: vanno, bevono della birra, Yuni si lascia andare a ballare in pista. Yoga la aiuta con la poesia, le scrive su dei bigliettini degli stralci adatti a lei e al sentimento che lui prova per lei. Il prof di lettere dice che è migliorata. Una volta lo vede in un negozio di stoffe, si avvicina e sbirciando dietro il telo del camerino si accorge che l’uomo sta provando un velo rosso da sposa: lo sguardo di lei viene raggiunto da uno sguardo di lui. L’indomani a scuola il professore la minaccia che non ha visto niente perché non è successo niente. La ragazza sceglie il coetaneo Yoga come colui con cui perdere la verginità. Al telegiornale comunicano che la proposta di obbligo di test di verginità a scuola è stata respinta. Yuni fatica a trovare uno spazio in un mondo orientale che tiene le donne assai indietro rispetto agli uomini.
L’arrivo dei genitori coincide con la classifica scolastica: lei non è entrata tra i primi tre migliori, quindi niente borsa di studio. Piove. Yuni si sente perduta. Con un colpo di scena che ribalta le sorti il professore la chiede in sposa: è il terzo e Yuni è a conoscenza delle sue preferenze sessuali. Per fare la brava non dice di no. Yoga le consegna un bigliettino con un’ultima poesia: “voglio amarti semplicemente” a cui segue un elenco di momenti effimeri, tra cui la pioggia di giugno. È giugno e sta piovendo.
Un finale salvifico di acqua in cui Yuni galleggia col viso ricoperto dal velo viola del suo abito da sposa, la sposa che è fuggita.
Un film intenso, semplice e coinvolgente, con una protagonista totalmente a suo agio davanti alla macchina da presa, sempre naturale e intensa, mai per un momento lo spettatore si distacca dalla credibilità delle vicende sullo schermo. Merito di una scrittura forte e sincera, di un montaggio levigato, di una recitazione aderente alla storia. Ben fatto.
Yuni – Regia e sceneggiatura: Kamila Andini; fotografia: Gay Hian Teoh; montaggio: Lee Chatamerikool; musica: Alexis Rault; interpreti: Arawinda Kirana, Kevin Ardilova, Dimas Aditya, Marissa Anita, Asmara Abigail, Muhammad Khan; produzione: Fran Borgia, Ifa Isfansyah, Kamila Andini, Philippe Gompel, Birgit Kemner; origine: Indonesia, Singapore, Francia, Australia, 2021; durata: 95’.