Il regista norvegese John Andreas Andersen non è nuovo al genere del “disaster movie”. In the Quake (2018), Oslo era minacciata da un terribile terremoto di dimensioni talmente devastanti da poter distruggere l’intera città.
Invece, in questo The North Sea (in originale Nordsjøen ), almeno nelle intenzioni, sembrerebbe andare oltre, concentrando i suoi sforzi sul complicato rapporto tra petrolio e ambiente e soprattutto sulle conseguenze devastanti che le trivellazioni intensive nel Mare del Nord possono causare all’intera umanità.
Il film di Andresen, dunque, almeno nelle premesse, ha un obiettivo che va ben oltre il tipico “film di catastrofi”, dal ritmo incalzante: ha finalità morali visibili in tutta la prima parte. In questo senso, le parole finali pronunciate dal personaggio interpretato da Bjørn Floberg, sembrano dare significato all’intero film: “Pensavamo di essere una nazione basata sul petrolio; invece siamo una nazione basata sul mare“.
L’intreccio è semplice: dopo la scoperta nel mare del Nord di uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo e a seguito del susseguirsi di trivellazioni intensive, si verificano preoccupanti incidenti su alcune piattaforme. In particolare, ne crolla una e la reazione immediata del mondo della finanza e della politica è quello di sospendere le trivellazioni, di evacuare le piattaforme e di chiudere immediatamente le valvole.
All’interno di questa “macrostoria” ambientale si inserisce il microcosmo di una giovane coppia che lavora proprio in questo grande giacimento di petrolio ed è composta da Stian (Henrik Bjelland), la sua nuova fidanzata Sofia (Kristine Kujath Thorp) e dal figlioletto dell’uomo. Proprio Stian, durante le operazioni di sgombero di una piattaforma in pericolo, cerca di chiudere una valvola del sistema e rimane intrappolato. Contro la volontà di tutti che sconsigliano l’arduo salvataggio, Sofia corre disperatamente in suo soccorso (e con lei il suo amico Arthur, interpretato da Rolf Kristian Larsen).
Da questo momento, parte per i tre protagonisti una lotta disperata per la vita e contro il tempo e il film assume i contorni di un action movie molto serrato. Il ritmo funziona, le singole interpretazioni anche, ma c’è un però, contenuto nella premessa del film stesso, apparentemente ambizioso, e che a poco a poco si perde, poi, nei singoli intrecci dei protagonisti, diventando sciatto e poco interessante.
The North Sea parte dunque da una denunzia ambientalista molto esplicita ma poi l’inserimento dell’azione di salvataggio e il conseguente sviluppo della storia, rende molto più debole l’impeto iniziale e depotenzia l’intero intreccio. Le due dimensioni, la macrostoria ecologista e quella privata, non si fondono bene e sembrano a tratti intrecciarsi in maniera forzata e poco naturale. E poi tutti sono un po’ troppo buoni e comprensivi, dalla finanza e i petrolieri al governo, che immediatamente si accorgono dei loro errori e corrono ai ripari in nome della salvezza del mondo e dell’equilibrio ambientale – ci sarebbe da dubitarne assai che le cose possano funzionare in questo modo, sembra una favoletta per bambini. Insomma un vero peccato per un film che avrebbe potuto osare di più e meglio.
The North Sea – Regia: John Andreas Andersen; sceneggiatura: Lars Gudmestad, Harald Rosenløw-Eeg; fotografia: Pål Ulvik Rokseth; montaggio: Kalle Doniselli Guldbrandsen, Christian Siebenherz; interpreti: Kristine Kujath Thorp, Henrik Bjelland, Rolf Kristian Larsen, Anders Baasmo Christiansen; produzione: Fantefilm; origine: Norvegia, 2021, durata: 104′; distribuzione: Minerva Pictures.