Appena passato al Festival “Rendez-vous – Nuovo cinema francese” (https://close-up.info/1906-2/) e ora in uscita in Italia, Antoinette dans les Cévennes – tradotto in italiano in un più abbordabile Io, lui, lei e l’asino che ricorda un certo tipo di commedia antica italiana un po’ passata – è un delizioso viaggio in una zona montuosa francese, nota per il celebre parco nazionale, fatto per motivi sbagliati dalla protagonista Antoinette. A interpretarla la meravigliosa Laura Calamy (premio César 2021 per la migliore attrice, già amata nella serie cult Chiama il mio agente, che ha allietato milioni di persone durante i vari lockdown), attrice dalle proporzioni e i tratti da caratterista (in Italia non sarebbe mai uscita dalla categoria) che ora, nei pieni 40, viene meritatamente chiamata per ruoli da protagonista.
Antoinette è una maestra elementare che si innamora sempre degli uomini sbagliati: estroversa, allegra, sorridente nella prima scena si assiste all’allestimento di fine anno di una quinta classe che canta a squarciagola una canzone d’amore e di tradimento. La maestra, vestita scollata in lurex, si lancia in acuti che le vengono dritti dal cuore: il suo amante è tra il pubblico, la figlia sul palco accanto a lei, la moglie del fedifrago non pervenuta. La settimana in programma tra i due amanti salta, l’uomo deve andare con moglie e figlia, Antoniette delusa decide di seguirli nell’avventura di una escursione in montagna sulle orme del cammino fatto da Stevenson con un asino.
Il film si posa tutto su una sceneggiatura in punta di penna, con battute sempre alte, svolte drammatiche leggere e non banali, ma soprattutto sulla perfezione del personaggio femminile di Antoinette, donna delicata e sensibile, mai patetica, consapevole, matura, emancipata: una persona che guarda in viso la vita senza paura, senza moralismi, senza bisogno di supremazia su alcuno, sola ma non depressa, amante ma non vittima, chiacchierona ma non logorroica o noiosa, una donna vera, piena di contraddizioni scelte e galoppate come le scelte rischiose di avere un amante sposato (la cui figlia viene educata da lei) o di partire da sola per la montagna senza attrezzatura, con gli zatteroni, i vestiti a fiori, il cappello di paglia da contadinotta. È un personaggio esuberante che viene tenuto a bada dalla Calamy con intelligenza e misura, come nel rapporto con Patrick, l’asino, il secondo protagonista del film, a cui si affeziona diventando – nel tragitto – un rapporto tra paziente e terapeuta (il medico è ovviamente l’animale), madre e figlio (prole che la donna ovviamente non ha), una relazione sentimentale più forte e significativa di quella con l’amante vero, Vladimir.
Bel cameo di Marie Rivière, l’indimenticabile protagonista de Il raggio verde” di Éric Rohmer (1986) intrigante commensale alla prima cena al rifugio che, con le sue domande ficcanti, fa partire la catena della narrazione della donna sola in cerca dell’amante con famiglia (che Antoinette incontrerà nelle battute di molte delle persone che incontrerà nelle tappe successive).
Paesaggi spettacolari, piccole trovate narrative spassose, una dose calibrata di gioia ottimista e realtà vagamente spinta in positivo: si esce dalla sala col sorriso sulle labbra, la voglia di avere un’amica come Antoinette e il desiderio di andare a fare trekking nella Francia meridionale, più precisamente nel Massiccio Centrale.
In sala dal 10 giugno 2021 e su Cinekit
Antoinette dans les Cévennes – Regia e sceneggiatura: Caroline Vignal; fotografia: Simon Beaufils; montaggio: Annette Butertre; musica: Matei Bratescot; interpreti: Laura Calamy, Benjamin Laverhne, Olivia Côte, Jean-Pierre Martins, Marie Rivière; produzione: Laetitia Galitzine; origine: Francia, 2020; durata: 95’; distribuzione: Kitchen Films.