Animali fantastici: I segreti di Silente di David Yates

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Fare il sequel (o prequel) di un buon lavoro non è facile, lo sa bene Peter Jackson (Lo Hobbit), lo sa bene la Warner Bros che dopo il successo del primo capitolo, Animali Fantastici e dove trovarli (2016), si è ritrovata in calo di critica e incassi per il secondo. A esser sinceri, non si può dare torto né all’uno né all’altro, piccolo e grande pubblico: Animali fantastici – I crimini di Grindelwald (2018, regia sempre di David Yates) aveva più difetti che pregi, non ultimo quello di una buona dose di buchi di trama in una sceneggiatura che voleva raccontare tanto, troppo, con continui rimandi al tempo potteriano: ne era uscito un garbuglio meccanico, difficoltoso e, a tratti, diciamocelo, noioso.

In fondo, a salvare la pellicola era la possibilità di tornare in quell’universo, quello creato quasi venticinque anni fa dalla scrittrice scozzese. Magia insomma, o meglio, quella modalità di interpretare la magia che aveva permesso di rilanciare bacchette e scope nel terzo millennio. Eppure c’era anche altro, qualcosa di peculiare al film, come il sorgere di un nuovo dualismo, Silente vs Grindelwald, Jude Law vs Johnny Depp, sostenuto anche da un’ottima prova di quest’ultimo. Per loro, quella leale generazione cresciuta a pane e Harry, poteva essere sufficiente (ma ci si chiede: cosa non lo sarebbe stato?), per i normali spettatori forse meno, ed ecco spiegato il generale calo. Lasciamoci però alle spalle il secondo film e andiamo al terzo: Animali fantastici: I segreti di Silente.

I due s’incontrano in un caffè babbano. Silente (Jude Law) chiede a Grindelwald (Mads Mikkelsen) di fermare il suo piano, quest’ultimo risponde picche ed entrambi possono soltanto (sof)fermare gli occhi su un monile che avvolge in spire il braccio del futuro preside di Hogwarts: è un patto di sangue, stipulato in gioventù. L’uno non potrà combattere l’altro finché non verrà spezzato. Una volta amanti e ora arcinemici, i due sono quindi impossibilitati a eliminare la propria nemesi, serve allora un terzo incomodo, uno come Credence (Ezra Miller), da poco riscopertosi Aurelius Silente e inviato da Grindelwald a catturare un qilin. Un animale magico nel cui sangue si può leggere il futuro. Si parla di creatura magica e quindi sulla sua strada Credence non può che trovare lui, Newt Scamander (Eddie Redmayne), il miglior (nonché unico) magizoologo del mondo.

Credence/Aurelius riesce a rapire il qilin e d’ora in poi Grindelwald potrà prevedere le mosse degli avversari. Come a fare a mettergli i bastoni tra le ruote? Non avendo un piano prefissato, ovvio, al massimo una squadra di maghi pronta a intervenire: Newt, il fratello Theseus (Callum Turner), la maga americana Lally Hicks (Jessica Williams), il mago senegalese-francese Yusuf Kama (William Nadylam) e il babbano Jacob Kowalski (Dan Fogler), con il cuore ancora spezzato per il tradimento dell’amata Queenie (Alison Sudol). Questo è l’esercito di Silente, e la prima tappa è Berlino. La Federazione Internazionale dei Maghi è prossima alle elezioni, inaspettatamente Grindelwald viene assolto dai suoi crimini e ora potrà candidarsi come Capo Supremo. Bisogna allora fermarlo, a qualsiasi costo. Anche dando poteri magici a chi mago, in effetti, non è. Con tutte le ripercussioni del caso.

David Yates torna alla regia per la terza volta e riesce finalmente a tenere le briglie del lavoro. Lo aiutano una colonna sonora sempre eccezionale, con variazioni su temi ormai entrati nell’immaginario e nelle orecchie di ciascuno, nonché una potenza di fuoco di effetti speciali e CGI capace di far saltare lo spettatore dentro e fuori dall’inseparabile valigetta di Newt, ma pure dentro fuori ovunque nel mondo reale e magico che pian piano va arricchendosi: questa volta tocca alla Germania e al Buthan, ma non solo.

Alla scrittura c’è sempre J.K. Rowling, ad affiancarla ritorna Steve Kloves, assente nel film precedente ma curatore per tutto Harry Potter, e la sceneggiatura ne guadagna in scioltezza e fluidità. La trama è meno dispersiva, il ritmo non viene intaccato. Rimane sempre quello studio del personaggio che al solito si vede scisso tra bene e male nella personale ricerca d’amore, in alternanza a momenti di leggerezza azzeccati (sempre legati alla ‘stranezza’ buffa e goffa di Newt nel rapportarsi con gli animali) e ricerche identitarie sofferte, destinate al declino: «Non può essere salvato, ma forse può salvare noi». L’attenzione al personaggio quindi rimane, eppure… nulla però viene detto in merito al “cambio di aspetto” del cattivo, nessuna giustificazione diegetica: semplicemente Depp non c’è più, Mads Mikkelsen lo ha sostituito. Motivi della sostituzione a parte, e poco entusiasmo dei fan alla notizia, non si può dire che l’attore danese faccia rimpiangere quello statunitense. Non si è scelta la strada dell’imitazione, bensì quella della diversificazione (un pizzico in meno di pazzia, un pizzico in più di risolutezza) e l’esperimento è riuscito, in parte per bravura sua, in parte perché è la trama ad aiutarlo.

Grindelwald infatti era un mago malvagio, sì, eppure era anche un amante, innamorato di Silente. Se questo aspetto era passato in secondo piano nel capitolo precedente, nel seguente è riproposto in più occasioni ed è una delle chiavi del film. Il loro è ormai un amore passato, buono per la nostalgia e la rivendicazione, poco altro, e i due attori riescono a far intuire al pubblico cosa sia stato e cosa più non è. Intorno al loro fallito amore vi è tuttavia il resto: l’amore mancato di Newt con Tina, quello travagliato di Jacob e Queenie, la ricerca d’identità di Credence (è veramente un Silente? Il fratello di Albus?) e una Storia, quella del mondo magico, che fa specchio con quella del mondo reale, la nostra. In una Berlino novecentesca si cerca di prendere potere con la forza per dividere il mondo in maghi e babbani, i primi a reclamare finalmente il loro posto sopra i secondi. Il parallelismo è intelligente, suadente, e aggiunge quel qualcosa in più al tono generale.

Animali fantastici – I segreti di Silente è un film godibile, e non è poco. Impara la lezione dal precedente, mantiene ciò che c’era di buono – “sparatorie” magiche e scontri epici a suon di incantesimi smart -, persegue la poetica rowlinghiana e conserva solo richiami fondamentali alla saga principale, sebbene qualche inciampo nostalgico (Always) e un breve ritorno a Hogwarts non possa (debba?) mancare. Il finale è dolce e triste al contempo. Tra la volontà di andare avanti e l’impossibilità di tornare indietro la solitudine misteriosa che avvolgeva un personaggio a noi caro è ora spiegata. Certo, una domanda rimane allo spettatore: siamo giunti a un punto o a una virgola di questo prequel? Forse non se lo chiede solo lo spettatore, ma anche qualcun altro, tipo la Warner Bros.

P.S: ulteriore domanda, spinosa: come sarebbe stato con Johnny Depp?

Dal 13 aprile al cinema


Animali fantastici – I segreti di Silenteregia: David Yates; soggetto: dal libro di J. K. Rowling; sceneggiatura: J. K. Rowling, Steve Kloves; fotografia: George Richmond; montaggio: Mark Day; musiche: James Newton Howard; scenografia: Stuart Craig; costumi: Colleen Atwood; interpreti: Mads Mikkelsen, Jude Law, Eddie Redmayne, Ezra Miller, Katherine Waterston, Alison Sudol, Dan Fogler, Jessica Williams, Jeremy Azis, Fiona Glascott; produzione: Heyday Films, Warner Bros; origine: Regno Unito, Usa, 2022; durata: 142’; distribuzione: Warner Bros Italia.

1 thought on “Animali fantastici: I segreti di Silente di David Yates

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