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Ricordati, non sei in vacanza. Sei in esilio.
Così ricordano ad Ahmad, insegnante in esilio in un villaggio vicino al confine iraniano con l’Afghanistan. Nel nulla c’è finito per motivi politici. Un lungo muro taglia il paesaggio e a tratti si confonde con il bianco e le figure degli uomini sono puntini in corsa, in motocicletta o ad arroventare sotto il sole. Come un gruppo di afghani in fuga che sono fuggiti per salvarsi dal regime talebano ormai prossimo a Kabul e dai conflitti tra etnie che stanno emergendo sotto un governo precario:
Non ho mai capito la differenza tra Hazara e Pashtun.
Per noi non c’è differenza, per loro sì.
Tra sigarette alle spalle degli alunni e telefonate disperate ad amori in carcere, amori giovanili e firme alla questura, tentati omicidi e scorpioni in barattolo, Ahmad scoprirà che mettersi in gioco non significa solo infrangere la legge ma pure confrontarsi con gli ideali della propria religione e le tradizioni del proprio popolo. Imparerà una grande verità:
Non rimanere coinvolto nella felicità e nella tristezza delle persone perché ci rimarrai immischiato per sempre.

La 29° edizione del Med Film Festival, il festival di cinema più longevo della Capitale e da sempre con una lente di ingrandimento puntata sul Mediterraneo, inizia il 9 novembre per finire tra dieci giorni, il 19 novembre. Solito a scovare delle perle di cinema che a volte trovano spazio nei nostri cinema, e altrettanto abituato a mostrarci culture lontane e comunque vicine a noi, quest’anno ha per ospite d’onore la Spagna con una selezione di corti e di lungometraggi.
Ad aprire il festival un film iraniano, diretto da Abbas Amini, dal titolo Endless Borders, una pellicola che ha del racconto e del documentario, raccontando le vicende di un uomo normale – Ahmad – che è insegnante esiliato, come esiliato è ogni personaggio della storia: i due giovani innamorati, gli afghani scappati agli scontri tra etnie, Niloofar – la donna amata dal protagonista – e chiunque sia in fuga dalla propria terra natia. Anche loro sono cacciati, in perenne movimento e mai in un posto che possa definirsi casa. Un famoso detto recita: “Chi non sa fare, insegna” e infatti l’attore protagonista Pouria Rahimi Sam è bravo a dare anima a un personaggio che non ha qualità al di fuori dell’ampiezza di sguardo sul mondo circostante. Fosse poco. Nel momento in cui cerca di operare qualcosa di pratico, cioè mettersi in gioco nel mondo esterno alla scuola, lo fa in modo goffo e non sempre prendendo la migliore decisione, anzi, spesso coinvolgendo le persone vicine nella scelta errata. È questo forse uno dei punti più interessanti del film, al di là della peculiarità forestiera nonché dell’intrico di culture in gioco, e cioè il fatto che operare secondo il giusto non sempre porta a giusti risultati, ma l’innocente rischia di rimanerne invischiato. Insomma, non si può avere tutto: giustizia e lieto fine non è detto che coincidano. E soprattutto non è detto che la concezione di giustizia sia la stessa per ogni popolo.

Endless Borders è perciò un film dalla buona trama. Con la musica giocata al minimo e una fotografia che replica il documentario, adagiandosi su quel bianco imperante e regalando alcune inquadrature nel quale i colori tingono con ottime sfumature la pellicola, il film porta lo spettatore in un mondo altro chiamato Medio Oriente, laddove nessuno più comanda e lo stato di natura – la legge del più forte – la fa da padrone. Lì la civiltà ha lo spazio che trova, i deboli finiscono per avere la peggio, e la scuola – e i maestri – ricoprono quel ruolo laterale che da sempre appartiene loro: nel campo neutro della cultura. All’interno dei confini la vita è così, una prevaricazione continua, ma anche al di fuori di essi non è che sia meglio: dovunque si va c’è un confine, e dopo quello un altro confine che può delimitare per esempio la Turchia – il viatico per la sognata Europa – e dopo quello ce ne sarà un altro ancora. Perché i confini non hanno limiti e gli esiliati e gli imprigionati a questo mondo non si contano. Per questo il film è dedicato a loro,
Dedicato ai registi imprigionati.
Premio Diritti umani di Amnesty International Italia a Abbas Amini
Endless Borders – regia: Abbas Amini; sceneggiatura: Abbas Amini, Hossein Farokhzadeh; fotografia: Saman Latifian; musica: Atena Eshtiaghi; interpreti: Pouria Rahimi Sam, Mino Sharifi, Hamed Alipour, Behafarid Ghaffarian, Naser Sajjadi Hosseini, Ghalem Sakhi Nazari, Latife Zousefi, Houtak Balouch; produzione: Europe Media Nest, Filminiran, ParkFilm; origine: Germania, Repubblica Ceca, Iran, 2023; durata: 111 minuti.
