Adagio di Stefano Sollima

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Passato in Concorso alla scorsa Mostra di Venezia e ora in uscita nelle sale,  Adagio di Stefano Sollima va a chiudere una trilogia criminale, ambientata a Roma, comprendente A.C.A.B. (2012) e Suburra (2015), oltre alla serie di Romanzo criminale (2008-2010) con cui si era fatto prepotentemente notare al grande pubblico. Ora per anticipare subito un giudizio su questo Adagio, si tratta di un’opera di un buon impegno spettacolare, senz’altro, ben servita da un grande cast attoriale. In cui troviamo nell’ordine: Pierfrancesco Favino (pelato e quasi irriconoscibile), Toni Servillo e Valerio Mastandrea, nelle parti di tre ex-membri della banda della Magliana ormai in pensione e pesantemente invecchiati ma sempre sufficientemente incasinati, da non  poter diventare , come si può facilmente intuire, degli stinchi di santo – seguendo così l’immortale motto: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
Tuttavia, ciò premesso, ci sembra anche che, in questo suo ultimo film, il regista romano sia riuscito ad aggiungere poco di nuovo rispetto a quanto ci aveva già fatto vedere nei lavori precedenti, anche se ha affinato l’esperienza nell’action movie e soprattutto – cosa di non trascurabile risultato – aver visto accresciuto (e di molto) il budget a disposizione.

Gianmarco Franchini

A dare il là alla storia di Adagio – movimento musicale “senza fretta” a cui il regista si è voluto ispirare per dettare l’assetto narrativo sinuoso di questo suo film – è la condizione di un ragazzo sedicenne (Gianmarco Franchini) che accudisce il vecchio padre malavitoso detto Daytona (Toni Servillo), apparentemente fuori di testa ma che, poi, nei momenti topici, dimostra che non lo è proprio tanto quanto lo vuol lasciar credere. Siamo in una Roma dannatamente calda e maleodorante quasi da Siccità di Paolo Virzì, con tanto di uccellacci e uccellini che volteggiano torvi e simbolici, e altrettanti tramonti fantasmatici da fantascienza distopica (tocchetto autoriale indispensabile!). Qui Manuel che, come tutti i suoi coetanei, amerebbe condurre una vita ben al di sopra delle sue reali possibilità economiche, compie qualche peccatuccio di troppo per cui viene “bevuto” da un gruppo di tre carabinieri corrotti, capitanati dal bieco Vasco (Adriano Giannini). Viene così costretto, sotto ricatto, a compiere una spiata illegale durante un party in cui sarebbe coinvolto un politico di alto livello ma il ragazzo non se la sente di compiere quanto gli è stato chiesto, cambia idea e fugge via. Mal gliene incolse! Inseguito dai cattivi di turno, il “cucciolo” spaventato cerca rifugio da un vecchio compare del padre detto Polniuman (Valerio Mastrandea) che cerca inutilmente di mediare con il perfido Vasco (Adriano Giannini),  per altro padre molto premuroso ma spietato perché impossibilitato a tornare indietro dagli affari criminali in cui si è cacciato per vile denaro. A questo punto Manuel continua la sua fuga disperata e si rifugia da un terzo ex-membro della banda della Magliana, tal “Er Cammello” (Pierfrancesco Favino), per altro malato terminale, che non avrebbe nessuna voglia di lasciarsi tirar dentro in questo pasticciaccio brutto brutto ma le esigenze di sceneggiatura lo porteranno, pur controvoglia e tirato per i capelli, a combattere anche lui gli odiati “sbirri” e a cercare di salvare il figlio del suo ex compare. Finale, purtroppo, strappalacrime, da libro Cuore o giù di lì.

Pierfrancesco Favino

Costruito con la professionalità che sempre contraddistingue Stefano Sollima, Adagio è, dunque, un discreto film di genere, a tratti anche divertente nelle caratterizzazioni attoriali oltre che ben fotografato da Paolo Carnera, ma che a Venezia sembrava totalmente o quasi un alieno dentro il Concorso della Biennale. Visto fuori da tale contesto (per noi) sbagliatissimo, sembrerebbe, invece, avere alcune carte in regola – vedremo cosa accadrà all’uscita in sala – per riscuotere un suo successo di pubblico, anche se stenta, comunque, a reggere il passo con la concorrenza americana sul terreno del thriller d’azione dove, oltreoceano, montaggio, velocità d’esecuzione e mezzi a disposizione sono infinitamente superiori.
Ok, lo show down conclusivo alla Stazione Tiburtina di Roma e gli uccelli in cielo che volano truci e minacciosi sulla Capitale in fiamme vanno pure bene, ma forse sarebbe lecito attendersi ancora un quid in più che, invece, sembra mancare. Ma tacciamoci e accontentiamoci di quanto passa il nostro casalingo convento.

In sala dal 14 dicembre


Adagio – Regia: Stefano Sollima; sceneggiaturaStefano Sollima, Stefano BisesfotografiaPaolo Carneramontaggio: Matthew Newman (in collaborazione con Silvia De Rose)musicheSubsonicascenografiaPaki Meduri; interpretiPierfrancesco Favino, Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea, Gianmarco Franchini, Francesco Di Leva, Lorenzo Adorni, Silvia Salvatoriproduzione: The Apartment Pictures (Lorenzo Mieli), AlterEgo (Ludovico Purgatori), Vision Distribution (Massimiliano Orfei)origine: Italia, 2023; durata127 minuti; distribuzione: Vision Distribution.

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