20.000 specie di api di Estibaliz Urresola Solaguren

  • Voto
3

È quasi una banalità ricordare come la cosiddetta “identità di genere” con i connessi problemi familiari ed emozionali che implica, stia costituendo uno dei fili rossi di ricerca tematica nel cinema contemporaneo, basti ricordare – solo per fare qualche titolo –  da Tomboy (2011) di Céline Sciamma e Tutto sua madre (2013) di Guillaume Gallienne a Girl (2018) di Lukas DhontL’immensità (2022) di Emanuele Crialese. Si tratta di una sorta di variante dell’eterno e canonico Coming of Age, un problema oggi particolarmente sentito in una società come la nostra occidentale in via di rapida mutazione e quindi va da sé che ci si interessi all’argomento.  A tale proposito – amplificato dalla vittoria dell’Orso d’argento per la migliore interpretazione alla scorsa Berlinale 2023 alla piccola Sofia Otero (cosa che ha destato anche qualche perplessità o sospetto di ultra “politicamente corretto”) – un interessante declinazione di tale tematica si ripropone con 20.000 specie di api ora, quasi sotto Natale, visibile anche nelle nostre sale.

Così nell’opera prima della regista basca Estibaliz Urresola Solaguren si racconta della semi-silenziosa ma devastante crisi di identità di un ragazzo di otto anni  che si insiste a chiamare Aitor ma che vorrebbe avere il nome di Lucia e che si sente decisamente una bambina. Durante le vacanze nei Paesi Baschi d’origine, più precisamente nella suggestiva regione della Nuova Aquitania, al confine tra Spagna e Francia, la condizione della giovanissima protagonista si acuisce diventando drammatica. Essa, infatti, si lega e si incrocia strettamente non solo con il rispetto delle convenzioni tradizionali incarnate dalla nonna Lita (Itziar Lazkano) che ovviamente di nulla si accorge o meglio non vuol sentirne parlare, ma anche con la gestione di tale ricerca identitaria da parte della stessa madre Ane (una brava Patricia López Arnaiz). Perché anche lei è alle prese con la non facile risoluzione di un doppio conflitto intimo e personale, quello con un matrimonio diciamo così in bilico e soprattutto con il peso oppressivo della figura del padre scomparso, con cui non è mai riuscita, psicologicamente, a fare tutti i conti.
Scavando e interrogando quindi tre molto diverse generazioni di donne, immergendo il tutto in una natura rigogliosa e materna in cui scopriamo quante specie possibile abbiano le api, il film di Urresola Solaguren è un dramma al femminile sull’identità di genere ben costruito, sorretto da una messa in scena senza fronzoli ma con parecchie lungaggini di troppo, molte metafore e sottotrame che ingarbugliano il plot. È opera, dunque, che si lascia apprezzare per il tema narrato con toccante sensibilità e con una resa dell’ambiente rurale non visto come nemico, reazionario o respingente al pari di quanto accade, quasi di frequente, nel cinema spagnolo contemporaneo – pensiamo ad esempio ad altri film che abbiamo preferito, tipo Alcarràs della catalana Carla Simón, (Orso d’oro berlinese del 2022) oppure ancora più recentemente a Un amor (2023) di un’altra regista catalana, la veterana Isabel Coixet.

Corretto e tradizionale ma anche, a tratti, molto sottile e gentile nel delineare le psicologie dei suoi protagonisti, 20.000 specie di api possiede, dunque, molte credenziali per poter piacere anche a chi non sia propriamente interessato alle questioni di gender. Forse, però, per ambire ad un livello qualitativo maggiore, avrebbe avuto bisogno di una sceneggiatura meno dispersiva e di un tocco in più di originalità stilistica – comunque, come avevamo previsto già a suo tempo, un premio importante lo ha portato via ad un festival di livello come è quello di Berlino.

In sala dal 14 dicembre 2023


20.000 Specie di api (20.000 especies de abejas) –  Regia e sceneggiatura: Estibaliz Urresola Solaguren; fotografia: Gina Ferrer; montaggio: Raúl Barreras; scenografia: Izaskun Urkijo; interpreti: Sofía Otero, Patricia López Arnaiz, Ane Gabarain, Itziar Lazkano, Sara Cozar, Miguel Garcés, Martxelo Rubio; produzione: Euskal Irrati Telebista, Gariza Films, Inicia Films, Instituto de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales, Movistar+, Radio Televisión Española; origine: Spagna, 2023; durata: 125 minuti; distribuzione: Arthouse/ I Wonder Pictures.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *