Breve ma necessaria premessa: proprio durante la Seconda guerra mondiale – l’epoca in cui si svolge Comandante di Edoardo De Angelis – e per la precisione nel lontano 1941, un ufficiale della Marina italiana Francesco De Robertis girava Uomini sul fondo con Roberto Rossellini come assistente alla regia. Non sono certo che sia stato il primo film italiano ambientato in un sottomarino – forse sì, forse no – certo è, invece, che è restato nella Storia del cinema, con il suo stile asciutto e non patetico, una delle opere che hanno anticipato di lì a poco la nascita del Neorealismo. Questa notazione storica solo per dire che nel DNA della nostra cinematografia i sottomarini non sono una assoluta novità come si sarebbe tentati di pensare. Altrettanto certo, comunque, che questo sottogenere del film di guerra altrove abbia conosciuto delle opere veramente importanti che si conoscono più che bene, buon ultimo e discreto esempio Kursk (2018) di Thomas Vinterberg da poco recuperato al mercato delle nostre sale. Ma, detto ciò, veniamo a noi e ai possibili paragoni che si potrebbero fare.

Siamo all’inizio della Seconda guerra mondiale e quindi nello stesso periodo storico (ma forse anche in quello stesso contesto patriottico?) del film di Francesco De Robertis, per seguire la storia del comandante Salvatore Todaro (Pierfrancesco Favino) che dopo un breve introduzione del personaggio nella sua vita personale, all’entrata in guerra dell’Italia, vediamo partire in missione con il sommergibile Cappellini della Regia Marina. La nave riesce ad uscire dal Mediterraneo e a superare il “culo di gallina” dello stretto di Gibilterra, rischiando di essere affondato dai nemici – e qui primo paragone perdente con U-Boot 96: la sequenza dei pericoli incontrati nell’attraversamento dello Stretto è molto meno spettacolare ed emozionante del film di Petersen.
Ma arriviamo al clou della storia che è stata seguita con grande attenzione ai dettagli dai due sceneggiatori (insieme allo scrittore Sandro Veronesi): nell’ottobre del 1940, navigando nell’Atlantico, il sommergibile incrocia un mercantile nel buio della notte che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà essere di nazionalità belga (al momento nazione ancora neutrale) e che per prima apre il fuoco contro il Cappellini. Nella breve ma violenta battaglia che si infiamma, la nave “nemica” viene affondata ed è, a questo punto, che Todaro, optando per la legge del mare e non per quella crudele della guerra (come facevano gli alleati nazisti), prende una decisione fondamentale: quella di salvare i naufraghi. Che sarebbero condannati a morte certa ad affogare nell’Atlantico, se fossero lasciati in mare aperto dove non c’erano altre navi in grado di salvarli. La decisione, accogliendoli a bordo per poterli sbarcare nel porto sicuro più vicino nelle Azzorre, comporta però la necessità di navigare procedendo in emersione, esponendosi così al nemico inglese e quindi alla possibilità di mettere a repentaglio la vita di Todaro e del suo equipaggio. La marina inglese, però, li intercetta … ma da questo momento in poi tralasciamo, per non spoilerare troppo la trama, cosa poi accade.
Si resta piuttosto perplessi a vedere e valutare il film di Edoardo De Angelis che, pur pensato e ideato qualche anno fa, sembra ben incontrare il mood politico attuale del nostro paese e che quindi forse incontrerà i favori del Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano venuto ad inaugurare ufficialmente la Mostra di Venezia (e qualche maligno potrebbe anche insinuare che sia stato scelto ad hoc ad aprire il Concorso del Festival). Ora non è che manchino momenti emozionanti e delle belle sequenze spettacolari in questo Comandante, un’opera fortemente segnata dalla presenza e la recitazione di Pierfrancesco Favino ma anche del resto del cast quasi tutto maschile, visto l’oggetto del film, che funziona nel suo complesso piuttosto bene. Ma esso ci appare anche – soprattutto nel finale – spesso, troppo spesso, intriso di retorica patriottica – un lato invece assente in U-Boot 96 che si basava anch’esso su esperienze realmente vissute dallo scrittore Lothar-Günther Buchheim durante la Seconda guerra mondiale, dal cui libro è tratto il film di Petersen e che fece molto scalpore all’epoca in Germania.
Non siamo in grado di prevedere se anche Comandante – un film scorrevole, parecchio astuto e contraddittorio e nel complesso poco noioso – produrrà delle polemiche. Probabilmente sì anche perché – ma lasciamo poi il giudizio finale a coloro che lo vorranno vedere – non siamo perfettamente convinti che quest’opera, come dichiarato, riesca a centrare il suo obbiettivo di fondo. Cioè raccontare e dimostrare come “Chi salva un solo uomo, salva l’umanità” dato, sono parole di Salvatore Todaro,: “gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà alle spalle” – intendendo così, noi, “italiani brava gente”. Il che in un epoca come la presente dove si lasciano tranquillamente affogare a mare i migranti nel Mare Nostrum, sarebbe una lezione assolutamente da far proprio. E forse a questo hanno mirato i nostri autori. Ma a tale scopo sarebbe occorsa buttare a mare parecchia zavorra ideologica, per far viaggiare speditamente il nostro sottomarino Cappellini.
Comandante – Regia: Edoardo De Angelis; sceneggiatura: Sandro Veronesi, Edoardo De Angelis; fotografia: Ferran Paredes Rubio; montaggio: Lorenzo Peluso; musiche: Robert Del Naja; scenografia: Carmine Guarino; interpreti: Pierfrancesco Favino, Massimiliano Rossi, Johan Heldenbergh, Silvia D’Amico, Arturo Muselli, Giuseppe Brunetti, Gianluca Di Gennaro, Johannes Wirix, Pietro Angelini, Mario Russo, Cecilia Bertozzi, Paolo Bonacelli; produzione: Indigo Film (Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri), O’ Groove (Pierpaolo Verga, Edoardo De Angelis), Rai Cinema (Paolo Del Brocco), Tramp (Attilio De Razza), Vgroove (Mariagiovanna De Angelis), Wise Pictures (Antonio Miyakawa); origine: Italia, 2023; durata: 120 minuti; distribuzione: 01 Distribution.
Foto: Enrico De Luigi.