Festa del Cinema di Roma: The Lost King di Stephen Frears (Grand Public)

  • Voto

Se sia già stata stilata o meno non saprei (è quantomeno probabile), ma se si volesse stilare una lista delle cose inequivocabilmente british, humour e Shakespeare sarebbero presumibilmente nella top 5 insieme al tè e al Big Ben. In The Lost King di Stephen Frears ci sono entrambi (i primi due s’intende, il tè e il Big Ben mancano invece all’appello perché siamo in Scozia e quindi abbiamo perlopiù birra, analcolica e non), sia lo humor a sorreggere la trama sia Shakespeare a fare da antagonista impalpabile. Si aggiunga però un quinto elemento, veramente british e spesso dimenticato, e cioè la tendenza a essere all’avanguardia nella trattazione di temi riguardanti la persona, spesso rimasti sotto traccia o considerati di secondaria importanza quando invece, per diffusione e peso nella società, dovrebbero essere in primo piano. In questo caso, le patologie debilitanti che non hanno ancora un profondo studio alle spalle né riconoscimento pubblico. Invisibili ai più eppure presenti, persistenti nei singoli. The Lost King invece non se le perde per strada: ci porta nella uggiosa Scozia, tra Shakespeare e Storia e Contemporaneità, per raccontarci con un mezzo thriller una magnifica ossessione per Riccardo III, il re usurpatore. Sempre ricordandoci che il film è

Tratto da una storia vera.

La sua.

Quella di Philippa Langley (Sally Hawkins). Philippa lavora in azienda e soffre di encefalomielite mialgica, sindrome debilitante che le cause una stanchezza profonda e insormontabile. Accentuata dallo stress, quello sul posto di lavoro, quello in famiglia, dove vive da separata con il marito e i due figli. Scavalcata per l’ennesima volta dalla nuova arrivata, Philippa va in crisi tanto da non avere quasi le forse per accompagnare il figlio a uno spettacolo teatrale. Allo spettacolo alla fine però ci va e lì la folgorazione, perché in scena c’è lui, quello de

Il mio regno per un cavallo

Cioè Riccardo III, con tanto di gobba e perfidia, il re che per arrivare al trono avrebbe macellato l’intorno per poi essere ucciso a fil di spada:

Il cane sanguinario è stato ucciso!

Scrive Shakespeare, declamano gli attori. Ma Philippa non è d’accordo: davvero chi ha una deformità deve essere malvagio? E Riccardo III aveva realmente la gobba come sosteneva il Bardo? Non è forse quel re, trentaduenne pallido e dai bei capelli scuri, vittima prima della Storia (di chi l’ha vinta) e poi di chi l’ha Storia l’ha superata, e cioè la fantasia di Shakespeare? Inizia così una ricerca ossessiva per scoprire prima chi fosse realmente Riccardo e poi per trovare ciò che lo scagionerebbe dalla Storia, e con lui scagionerebbe Philippa stessa. Da cosa? Dall’opinione delle persone, da quella su se stessa. E ad accompagnarla lungo il tragitto un uomo a cavallo bianco e una corona in testa.

Di film british – è insomma questa la parola dell’articolo – Stephen Frears ne ha fatti: Vittoria e Abdul nel 2017, Alta fedeltà nel 2000 – film tratto dal libro omonimo di Nick Horby – e Philomena (2013), per citare i più famosi nonché i premiati. E come dimenticare, allora, The Queen – La regina (2007) che consegnò a Helen Mirren l’oscar per migliore attrice, e al contempo fu uno dei primi film che osava affrontare qualcosa che sacro era – e rimane – non solo per il cinema (e la televisione, si ricordi The Crown) ma anche per la cultura e la storia tutta: la monarchia britannica e Sua Maestà Elisabetta II. Qui, in The Lost King, si tange quel mondo, perché nella monarchia torniamo, ma quella del Cinquecento vista dal punto della contemporaneità e mettendo in gioco quel ruolo, altrettanto sacro, che Shakespeare ricopre non solo per la letteratura, ma, a quanto pare, anche per la Storia.

Frears lo fa proponendo una storia che è originale e quindi assume quella spezia in più. Il disagio comune tra Riccardo III e Philippa – la disabilità, visibile o meno che sia – è un collegamento bello perché efficace, tanto perchè portato ai nostri giorni quanto perché da sempre legato all’umanità . L’ossessione della donna è massima nonché bizzarra e quindi facilmente preda dello humour estremamente razionale britannico che nei dettagli vede la risata, figuriamoci nei dettagli trascinati da una fissazione tanto assurda quale quella di trovare il corpo di un monarca morto cinque secoli prima. Per esempio, alla domanda postagli dalla commissione responsabile per gli eventuali fondi da destinare alla ricerca del corpo del Re, Philippa replica in modo tanto genuino quanto ingenuo:

Fatti? No, non ho fatti. Ma ho un presentimento molto intenso.

Un cosa, scusi?

Un presentimento

La materia viene quindi alleggerita, ben accompagnata dalla recitazione di Sally Hawkins, in un film tanto ordinato che ha la meccanicità del thriller e che ci porta in pieno dalla parte della protagonista. Persino a tifare per lei contro tutti, mentre una mdp sinuosa ne indaga comportamenti e visioni: perché lei vede cose che altri non vedono, e quelle cose pure gli rispondono, se interrogate.

The Lost King è perciò un film che funziona, una pellicola originale tratta da una storia vera, avvenuta in un mondo da sempre ricettivo all’universo magico come quello scozzese. Evita melodrammi, mantiene un tono sempre godibile, sfida Shakespeare e così racconta come la Realtà sia tenuta a imporsi sulla Fantasia quando la Fantasia deforma drasticamente l’umano e lo consegna malridotto ai posteri. Se Riccardo III venga ritrovato, se il presentimento molto inteso di Philippa fosse fondato, lo si vedrà nel film, come si vedrà se una gobba – o altro – possa fare o meno la differenza nella vita di una persona. La risposta è sia dentro che fuori da sé, in un mondo che tra rivolgimenti e capovolgimenti deve ricordarsi di concedersi il tempo per qualcosa d’importante, come il sensibilizzare la persona verso una condizione che può non interessarla in prima battuta.

 


The Lost King – regia: Stephen Frears; sceneggiatura: Steve Coogan, Jeff Pope; fotografia: Zac Nicholson; montaggio: Pia Di Ciaula; scenografia: Andy Harris; costumi: Rhona Russell; musica: Alexandre Desplat; intepreti: Sally Hawkins, Steve Coogan, Harry Lloyd, James Fleet, Sinead MacInnes, John-Paul Hurley, Jessica Hardwick, Phoebe Pryce, Alasdair Hankinson, Glenna Morrison; durata:108′; origine: UK, 2022; produzione: Baby Cow Films, Pathé Pictures.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *