Festa di Roma: The End We Start From di Mehalia Belo (Gran Public)

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Ciò che succede là fuori, al mondo, succede a noi, persone. Tocca il nostro corpo, intacca la nostra mente. Lampante il concetto se la rappresentante della nostra specie è una donna, con un neonato in braccio: maternità, maturità e sopravvivenza finiscono così per mescolarsi in questo survival movie che corre on the road di Inghilterra e Scozia.

Nella selezione Gran Public della Festa di Roma e già passato in anteprima al Festival di Toronto, The End We Start From per la regia di Mehalia Belo (Requiem, Ellen, The Lost Song) ci porta in un futuro tempestato di alluvioni che è già qui, il racconto della catastrofe è però solo parte della narrazione, accompagna invece la crescita della protagonista da neomamma a madre esperta. Mentre le figure maschili latitano, quelle femminili rimangono in piedi e sopravvivono. Quando l’acqua si alza, e quando poi l’acqua si abbassa.

Lei (Jodie Comer) è in cinta, il pancione le fa da comodo appoggio per il piatto di patatine mentre guarda la televisione. Poi inizia a piovere e salta la corrente. Il televisore si oscura e l’acqua sale, i vetri non tengono. In un attimo la casa è allagata, lei è in ospedale a partorire. Tra le mani si ritrova un bambino, affianco il compagno (Joel Fry). È necessario però fuggire perché le alluvioni proseguono e l’acqua si alza, quindi andare a Nord sembra l’unica salvezza. I genitori di lui vivono là, un rifugio sicuro è quindi a disposizione. Ma è solo questione di tempo perché le scorte finiscano e la fame delle persone salga. Non è possibile restare fermi, è necessario fuggire, di nuovo, sempre più a Nord, con un bambino a cui bisbigliare

Perdonami, risolveremo tutto.

La regista Mahalia Belo torna sul grande schermo, porta con sé Jodie Comer (The Last Duel, Killing Eve) e Benedict Cumberbatch in veste di produttore e interprete, sebbene in una piccola parte. Il prodotto che ne nasce è ordinato e con una buona gestione dei tempi, senza abbandonarsi a riflessioni o pause forzate non molla la protagonista e ne studia l’evoluzione. Scostandosi dai disaster movie che fondano la loro forza sulla spettacolarizzazione, guarda piuttosto al survival movie e allo studio del protagonista occupato a sopravvivere aggiunge l’osservazione del percorso di crescita della protagonista, accentuato dalla maternità. Maturità, maternità e sopravvivenza s’intersecano così ottimamente tra loro, senza che il personaggio sia schiacciato soltanto sul suo lato materno, anzi, mantenendo vivo il lato sentimentale nella ricerca del compagno e senza cadere in una visione innocente della maternità:

Credo che nessuno faccia un bambino per motivi altruistici.

La novità introdotta dalla regista riguarda la relazione tra corpo umano e ambiente. Si sviluppa una simbiosi tra vita umana e Terra, l’acqua è sia elemento di morte ma lo è anche di vita, e ai movimenti del corpo femminile corrispondono i movimenti dei flutti. Con tatto viene perciò mostrato come non siano i fattori ambientali causa di morte, quanto gli uomini che il cambiamento climatico hanno causato e ora ne devono sopravvivere, finendo per schiacciarsi tra loro. Non è quindi causale che ad averne la peggio sia la figura maschile, da chi preferisce il suicidio a chi crolla emotivamente a chi adotta la fuga cieca. Il femminile invece sopravvive, nonostante il proprio essere madre e donna e persona sia messo di continuo in gioco

Dove sono? Chi sono?

Jodie Comer trova così una buonissima performance e in Mehalia Belo una regista – da sempre oscillante tra piccolo e grande schermo – che l’aiuta nel metterla su pellicola. Il film che ne esce è buono, ha degli ottimi spunti, manca tuttavia di originalità perché non si discosta dalla linea guida del genere. Il maltrattato e tanto ignorato (per noi)  Siccità di Virzì era avanti anni luce nello sviluppo del genere. Ma forse che il survival movie abbia esaurito la sua spinta vitale? Dopo quindici anni di uso e consumo? O magari perché siccità, alluvioni e allagamenti conseguenti non sono più relegate alla sala cinematografica, bensì oggi l’acqua in sala arriva dall’esterno, dal mondo reale, e la paura è qui, a portata di occhi e tatto.


The End We Start From – Regia: Mehalia Belo; soggetto: romanzo di Megan Hunter; sceneggiatura: Alice Birth; fotografia: Suzie Lavelle; montaggio: Arttu Salmi; musica: Anna Meredith; interpreti: Jodie Comer, Katherine Waterston, Benedict Cumberbatch, Mark Strong; produzione: SunnyMarch, Hera Pictures, Anton, BBC Film, BFI, C2 Motion Picture Group; origine: UK, 2023; durata: 102’.

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