Ghiaccio di Alessio De Leonardi e Fabrizio Moro

  • Voto
3.5

C’è una figura incappucciata che corre per le vie di Roma. Indossa una felpa grigia con il dieci in rosso, sopra il numero una scritta smozzicata, mancante di una T, la prima. Davanti a sé si trova un bivio: essere buono o essere cattivo, e a volte a essere cattivo ti costringono. Chi? Tutti. Ghiaccio, per la regia di Alessio De Leonardi e Fabrizio Moro, è un film che ripropone il pugilato come tema di confronto per parlare della vita. Lo fa con intelligenza, senza mettere il pugile prima dell’uomo, sapendo volare basso e planando lungo le vie, le strade, quelle romane.

È la fine degli anni ’90 e Giorgio (Giacomo Ferrara) è a un passo dal professionismo. È un giovane pugile che ha tutte le carte per diventare un campione, ma la forza di volontà viene meno e il vortice in cui viene preso è quello che ha già ammazzato il padre: i debiti, la droga, la malavita. Nessuno vede più nulla in lui, soltanto Massimo (Vinicio Marchioni) ci crede per forza di riscatto personale, quella carriera da pugile terminata per dedicarsi, seppur felicemente, alla famiglia. Giorgio ritrova la stabilità mentale per tornare ad allenarsi, ma il mentale non risolve il fisico e i debiti continuano a rimanere, almeno finché Massimo dà fondo ai risparmi di famiglia per pagarli.

È un nuovo inizio, almeno apparente. Giorgio può tornare ad allenarsi a pieno ritmo, e con la volontà arriva l’amore, quel binomio che lo porterà sul ring ad affrontare lo Zingaro. Là sopra dovrà prendere però una decisione, perché il passato, soprattutto quello dei debiti paterni, non si dimentica facilmente: rimanere in piedi e vincere o cadere e vedere salva la famiglia?

Fabrizio Moro e Alessio De Leonardi cavalcano quello che è a tutti gli effetti un genere cinematografico e sono abbastanza bravi da non ricadere negli stereotipi o nelle ovvietà. I colori sono metallici, freddi, Roma perde quel calore che le appartiene di nascita e la sottrazione è funzionale a sostenere la credibilità di una sceneggiatura che ben si difende nonostante le cadute retoriche che un film sul pugilato prepara a ogni angolo. Alcune da potersi perdonare, altre meno. Interessante la musica di sottofondo, diretta da Moro, forse fin troppo presente – vizio ricorrente nel cinema italiano – anche nei momenti nel quale una Roma pallida vorrebbe il silenzio e il semplice rumorio della fatica di vivere. Bello, perché integrale e realistico, lo scontro finale tra Giorgio e lo Zingaro, dove i colpi scambiati non sono molti e il peso dello scontro è centellinato facendo ancora risaltare la bellezza della sottrazione.

Massimo e Giorgio, Marchioni e Ferrari. Giovane in cerca di una stabilità l’uno, l’altro maturo che sa cosa abbia perso ma anche quanto abbia guadagnato, la famiglia, i due trovano la chimica, e la pellicola va quindi in discesa. A unirli c’è un insegnamento, da insegnare e da apprendere: mettere le mani nel ghiaccio è doloroso, ma ti riporta alla realtà, quella fuori dal ring, quella della fatica quotidiana. E a sostenere il duo nello sforzo giornaliero ci sono le coprotagoniste, Elisabetta (Beatrice Bertoni) e Maria (Lidia Vitale), che sanno agire di cavalleria ai fianchi del film;  figure differenti ma in realtà molto simili, permettono ai due pugili di avere i propri corner sicuri, agli angoli del ring, per ritornarvi in caso di necessità.

Ghiaccio è un film che ha deciso di giocare all’interno di un genere, si è ripassato le regole e le utilizza basandosi su un contesto particolare, quello romano. Il risultato ha allora l’efficacia  dei film americani – insomma, speri che Giorgio quell’incontro lo vinca -, ma il dolceamaro di conoscere il prezzo della vittoria permette di gustarsi ancor più a fondo il momento. La vittoria non sarà mai piena, la sconfitta nemmeno. Ma quale vale di più? Il finale, con un bel colpo di scena, riporta alla domanda iniziale: essere buoni o cattivi? A volte ti costringono. Poi, tocca a te scegliere chi tu sia.

In sala, evento speciale il  7, 8 e 9 febbraio


Ghiaccio – regia: Fabrizio Moro, Alessio De Leonardis; sceneggiatura: Fabrizio Moro, Alessio De Leonardis, Alec Von Bargen; fotografia: Simone Zampagni; montaggio: Luigi Mearelli; scenografia: Gaspare De Pascali; musica: Fabrizio Moro; interpreti: Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Beatrice Bartoni, Claudio Camilli, Mauro Cremonini, Valerio Morigi, Vittorio Emanuele Propizio, Lidia Vitale; produzione: La casa rossa, Tender Stories; origine: Italia, 2022; durata: 95’; distribuzione: Vision Distribution.

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