Gli ospiti di Svevo Moltrasio

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(…) Paradigmatico a tal proposito il fatto che una grossa produzione televisiva ha acquisito a un buon prezzo i diritti di sfruttamento di Ritals per trarne una serie TV, ovviamente nelle intenzioni scritta e diretta da me. Abbiamo lavorato per tre anni prima su un soggetto di stagione poi nella stesura di un episodio pilota. Tre anni per tirare fuori la scrittura di un episodio di 25 minuti come io ne avevo già fatti a decine sul web, tre anni di scrittura e riscrittura, mi hanno messo accanto anche due sceneggiatrici, niente, Io volevo fare una cosa loro n’antra, ma che cazzo m’hai chiamato a ffa? Perché vuoi fare la serie TV di Ritals se non ti piace quello che scrivo. Ti piace quello che scrivono altri? ma allora fatti un’altra serie di questi altri, è questo il grande paradosso. Al di là del fatto che io chi o chi per me possa essere bravo o no avere talento o meno, tutte le produzioni sono consapevoli della crisi in cui si sono impelagate e tutte, almeno nelle intenzioni, sono alla disperata ricerca di nuove idee autori le quali i quali devono però poi ottenere l’approvazione di quelle personalità all’interno delle stesse produzioni, in particolare i cosiddetti editor, che negli anni hanno dimostrato di non essere in grado di fare con efficacia il proprio lavoro, ovvero nello specifico individuare e sviluppare idee soggetti altrui validi. Così ho scelto la via del crowdfunding per poter fare nei limiti del possibile di una produzione a budget irrisorio un film come voglio io. 

Queste parole di Svevo Moltrasio effettuano una formidabile fotografia della paradossale situazione attuale in cui versa la produzione audiovisiva italiana. E’ la testimonianza di un indipendente che si rapporta con un universo mosso da dinamiche fin troppo spesso prive di logica, e sono evidenti l’incompatibilità di intenti e linguaggio che le due entità si trovano ad affrontare. 

Il nome del regista romano giungerà nuovo alle orecchie di molti, ma a tanti altri invece verrà subito in mente la web Series Ritals che, lentamente, negli anni, ha raggranellato un ottimo seguito ed è diventata un piccolo cult del web. 

Nella web serie si raccontava in maniera semi autobiografica la vita di due italiani emigrati a Parigi, giocando con gli stereotipi e facendo leva su una comicità romanesca, a tratti estremamente divertente. La serie ha diversi episodi memorabili, e, guardandola, era inevitabile non affezionarsi ai personaggi, Federico (Federico Iarlori), Quentin (Quentin Darmont), e lo stesso Svevo, emblema del disagio e del senso di inadeguatezza dell’italiano all’estero. Sempre su You tube, Moltrasio ha poi realizzato una serie di recensioni cinematografiche, Il rimpatriato critico, con un format piuttosto innovativo, si trovano in rete anche un paio di cortometraggi: Gli Inetti ed I Colpevoli. 

Dopo una campagna di crowdfunding conclusa con successo, che gli ha fruttato circa centomila euro, è finalmente riuscito a realizzare il suo primo lungometraggio, dal titolo Gli ospiti. 

Ci troviamo in un casale di campagna, il film comincia nel bel mezzo di un litigio: vediamo più personaggi che si gridano addosso, ripresi con panoramiche a schiaffo. Quando gli animi si acquietano, la confusione si dirada e lascia spazio all’evidenza: c’è un personaggio che nessuno conosce, tutti sono convinti sia amico di qualcun altro, ma quando questi si rivolge a loro, chiede loro gentilmente di uscire da casa sua. 

Casa sua? Ma chi è questo? Chi lo conosce? Questa è casa mia, dice uno dei personaggi, eh no, ribatte un altro, ma che stai dicendo? questa è casa mia. 

Questa surreale premessa dà il via ad un vortice di isterie, accuse, illazioni, aggressioni tra gli ospiti, che paiono tutti vittime di un’ipnosi buñueliana, e non riescono a capire o ad afferrare il crescente paradosso che sta sempre più chiaramente prendendo forma. “Qual’è il senso?” Si chiede ad un certo punto uno dei protagonisti, riflettendo effettivamente ciò che sicuramente si sta chiedendo anche una parte di pubblico: in cosa consiste l’essenza di questo surreale castello dialettico che sembra voler portare al collasso la narrativa e lasciarci pieni di domande senza neppure una risposta? Qualche risposta però, Moltrasio, ce la dà. Il finale è interpretabile, certo, ma non aperto come temevamo. Un paio di scambi tra i personaggi ci aiutano a scorgere un barlume di significato. Come nel suo cortometraggio Gli Inetti, ravvisiamo, anche qui, una certa ossessione nella natura circolare dell’opera, che finisce come è iniziata, eppure ci porta altrove, il ritorno e solamente apparente. Però, quando arriviamo alla fine, è come se avessimo sollevato solo il primo velo di un’architettura complessa, ed è come se anche Moltrasio si fosse fermato a quel punto, ma è proprio lì che le cose si stavano facendo interessanti, ed è un peccato che lo sviluppo di una premessa simile rimanga, in ultima analisi, solamente abbozzato.  

La direzione degli attori, in un film corale come questo, è molto complessa: oltre alle interpretazioni, vanno gestiti il posizionamento, i movimenti dei personaggi che si incrociano e si sovrappongono lungo un binario che, se ben gestito, funge da contrappunto all’incrocio dei dialoghi. In questo caso abbiamo una sceneggiatura non sempre brillante, scritta e poco adattata agli attori, la cura della gestualità è approssimativa e questo rende più difficile la credibilità degli interpreti. Il movimento dell’attore nello spazio, invece di procedere sintonizzandosi sul dialogo, a volte si arresta, e gli interpreti si ritrovano a ciondolare mentre non stanno parlando o a parlare da posizioni statiche ed innaturali. Tra le interpretazioni, oltre al collaudato trio Svevo, Iarlori, Darmon, quella più a fuoco ci è parsa Giulia Bolatti, capace di una buona espressività, trattenuta ma eloquente. La fotografia possiede una patina non convincente, la musica ed il sonoro mostrano, invece, una loro identità, perlomeno più chiara. 

Moltrasio è finalmente riuscito a portare a termine e vedere la luce della sua opera prima, tramite un percorso produttivo che riesce a liberarsi dalle consuete logiche del mercato, a questi due grandi meriti si aggiunge quello di un’opera sicuramente imperfetta ma anche capace di offrire qualche spunto non banale. Ci auguriamo di vedere sviluppata maggiormente la sua poetica in opere successive, che speriamo arrivino presto. 

In sala dal 12 ottobre 2023


Gli ospiti – Regia: Svevo Moltrasio, fotografia: Jheison Garcia; montaggio: Svevo Moltrasio; cast: Svevo Moltrasio, Simona Di Bella, Leonardo Bocci, Chiara Tomei, Quentin Darmon, Federico Iarlori, Giulia Bolatti, Giorgia Narcisi, Federico Lima Roque, Nathan Garcia, Paola Moscelli ; produzione: Reinassance Produzioni; origine: Italia; durata: 72 minuti; distribuzione: Indipendente. 

 

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