Mi è già accaduto due volte di recensire film del belga Bas Devos, due film scritti e diretti nel suo annus mirabilis 2019, uno Hellhole a Berlino (in Panorama) e il secondo presentato a Cannes e poi al Bergamo Film Meeting, intitolato Ghost Tropic, entrambi i film girati a Bruxelles, entrambi i film che rivelavano un talento notevole, uno stile registico piuttosto inconfondibile, basato su macchina da presa ferma con gran belle inquadrature, molti silenzi, molte ellissi, senza mai eccedere tuttavia nella lunghezza delle singole scene e nella durata dell’intero film, che non arriva mai a 90 minuti, ciò che agli occhi di chi scrive è un indubitabile pregio (anche qui a Berlino è accaduto non di rado di vedere film dove i 90 minuti o anche meno sarebbero anche bastati, ma il film si trascinava fino alle due ore e anche più).
Tutti i pregi manifestati nei suoi due precedenti film Devos li mostra anche in quest’ultimo Here che la Giuria di Encounters ha inteso premiare come miglior film. Faccio fatica a dire se è davvero il migliore, avendone visti nella congestione del festival solamente 3 sui 13 complessivi. Ma certamente il film non sfigura affatto perché, lo ripeto, Bas Devos è un regista di qualità.
Se il termine minimalismo ha ancora un senso, direi che Here è un esempio di cinema minimalista nel senso migliore del termine. Due personaggi soltanto, una trama che definire ridotta è già esagerato, dialoghi scarsi, eppure Devos sa con pochissimo parlare di tanto, una dote che mi ha ad esempio ricordato il miglior Jarmusch. I protagonisti sono due “stranieri”. Lui che si chiama Stefan (anche l’attore si chiama così: Stefan Gota) è un operaio rumeno che sta per tornarsene in patria, visto che stanno per iniziare le ferie. Ci immaginiamo che il film abbia inizio un venerdì e Stefan ha deciso di partire il lunedì, con la macchina, che però non è ancora disponibile, lo sarà martedì, anzi, appunto, lunedì, in grazia del fatto che Stefan porta in dono al meccanico, suo connazionale, un tupperware pieno di zuppa, una zuppa vegetale fatta con gli avanzi del frigorifero che deve svuotare prima di partire. E il meccanico gli dice allora che la macchina gliela darà lunedì.
Quello del tupperware pieno di zuppa è un Leitmotiv che ritroveremo più volte perché Stefan (che di zuppa ne ha fatta tanta) la regala a tutte le (poche) persone che incontra.
Ma prima di partire Stefan gira per la città, di giorno ma soprattutto di notte perché soffre d’insonnia, segno di un evidente disagio, di un malessere che lo induce anche a riflettere più in generale quanto tempo restare in Romania e se mai fare ritorno a Bruxelles. Nel corso delle sue flanêries per strade e per boschi conosce l’altro personaggio (anzi l’ha conosciuta prima in un piccolo ristorante cinese). Si tratta di Shuxiu (Liyo Gong), una ricercatrice e docente universitaria di origine cinese, che oltre a studiare sembra avere una relazione solamente con la zia, che è la titolare nonché cuoca del ristorante cinese di cui sopra. Shuxiu è un’esperta di briologia, che non sapevo cosa fosse, una botanica che si occupa di muschi. Anche lei è una flâneuse, in cerca di muschi, che trova dove uno se li immagina, ossia nei giardini e nei boschi, ma anche negli interstizi fra i muri e le pietre che lastricano le strade della capitale belga.
I due, dopo esser stati presentati singolarmente (Stefan un po’ più a lungo di Shuxiu) si incontrano a metà del film e il loro incontro è un esempio perfetto del cinema di Devos: camminarsi accanto, aspettarsi, parlare pochissimo, frasi indirette, implicite che però raccontano la potenzialità di un rapporto all’apparenza impossibile ma in realtà possibile perché basato sulla capacità di prendersi cura, di imparare a vedere le cose, soprattutto le cose della natura come se le si vedesse per la prima volta, senza mistica ma certamente con un’attitudine delicatamente epifanica, ciò che spiega nella sua totale assenza di spettacolarità la ragione del titolo: Here, ovvero qui, provare a esserci, a esistere nell’oggi, a sorprendersi di quel che si ha accanto come se non lo avessimo mai visto, un esserci che potrebbe dare un senso a due esistenze in parte almeno smarrite. Fin quando non arriva quanto di più vicino a una dichiarazione d’amore: Stefan lascia alla zia un tupperware con la zuppa da consegnare alla nipote – e la macchina da presa, con delicatezza, carrella in avanti sul sorriso appena accennato nel volto di lei. Un momento di assoluta poesia.
Cast & Credits
Here; regia, sceneggiatura: Bas Devos; fotografia: Grimm Vanderkerchove; montaggio: Dieter Diependale; interpreti: Stefan Gota (Stefan), Liyo Gong (Shuxiu); produzione: Quetzalcoatl; origine: Belgio 2023; durata: 82’.