I Fratelli De Filippo di Sergio Rubini

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IL regista con i suoi tre protagonisti

Reale, credibile e a suo modo intenso il racconto dettagliato e sentito che Sergio Rubini ci consegna nel suo ultimo film, I fratelli De Filippo, in semichiusura alla Festa del Cinema di Roma.

Dopo l’eccellente lavoro di Mario Martone Qui rido Io (https://close-up.info/2909-2/), presentato nell’ultima edizione di Venezia, che ha già ritratto – soprattutto – la figura di Edoardo Scarpetta con la sua tribù e che è stato capace di descrivere  magnificamente  il talento artistico e la complicata vita dei fratelli de Filippo, il rischio di poter scivolare nella  banalità e nel già visto, era a portata di mano.

Sergio Rubini, con sensibilità e una buona dose di intuito, ha  lavorato in modo diverso, andando ad approfondire non tanto la carismatica personalità di Scarpetta ma  la sua “eredità”, intesa in senso materiale e spirituale:  il rapporto psicologico tra i fratelli De Filippo, la ferita per il mancato riconoscimento affettivo del padre Scarpetta (ufficialmente “lo zio”) e l’enorme senso di riscatto che ne è derivato.

Allo Scarpetta  “mattatore”, inoltre, personaggio istrionico e amante delle donne, interpretato da un esuberante Toni Servillo in Qui rido io, subentra un autoritario e austero Giancarlo Giannini, che riesce a regalarci un ritratto forse meno esplosivo e divertente del noto autore e attore teatrale, ma realistico, apprezzabile e altrettanto  godibile.

Per costruire un lavoro originale e minuzioso, il regista pugliese ha dedicato ben sette anni della sua vita artistica per documentarsi sul  trio artistico, concentrandosi “sulla giovinezza di Eduardo, Peppino e Titina, e sul loro rapporto infelice con il padre, Eduardo Scarpetta, che non gli diede mai il suo nome”. 

Partendo quindi dall’infanzia del trio, che ha inizio in una splendida scena del film ambientata a teatro in cui la parola “sipario” apre lo sguardo al mondo infantile dei tre De Filippo, Rubini si focalizza proprio sul rapporto intimo trai fratelli,  andando a scavare nella ferita profonda che ha inizio dal mancato riconoscimento della loro paternità.

Alla morte del padre, i tre figli legittimi si dividono l’eredità materiale, però ai tre De Filippo, consegna “l’eredità” spirituale più grande,  il talento artistico – infatti il personaggio di Scarpetta dice ad Eduardo: “a mio figlio Vincenzo – quello legittimo – consegno la compagnia, tu mi hai rubato l’arte”.
 
Quello di Rubini è, dunque, un film che parla sì di teatro, ma soprattutto dei legami affettivi intimi e del radicamento nella propria terra. A lui, d’altra parte, è caro il tema familiare e quello delle origini: nell’apprezzabile opera del 2006, La terra, il protagonista Luigi (interpretato da un intenso Fabrizio Bentivoglio), un professore che vive a Milano, fa ritorno in Puglia per vendere la tenuta di famiglia e dovrà fare i conti con i tre fratelli e la loro iniziale diffidenza ed  ostilità.
Ne I fratelli De Filippo, il regista pugliese, approfondisce  ancor di più il valore del rapporto familiare, trasmettendolo allo spettatore, al tempo stesso con uno sguardo pulito e una fine ricerca: bellissima la scena del trio – da bambini – che incuriosito spia dal finestrino del camerino la mamma Luisa e lo “zio” Scarpetta, dove si intuisce, nei loro sguardi, la consapevolezza di  una profonda mancanza non tanto di presenza fisica, quanto di condivisione affettiva.
Perché è questo il focus dei tre De Filippo bambini su cui si posa l’occhio cinematografico di Rubini, la ricerca e la tensione verso un “riconoscimento affettivo” paterno che non avranno mai e quel talento ereditato che riusciranno, assieme al profondo senso di riscatto, ad indirizzare, ognuno a suo modo, nell’arte.
Molto azzeccata  la scelta dei tre attori – ben diretti – che interpretano i De Filippo. Mario Autore (Eduardo), Domenico Pinelli (Peppino) e Anna Ferraioli Ravel (Titina),  cercando di dare voce ognuno al proprio personaggio senza esasperazioni o falsità, riescono nella non semplice impresa di lasciare una traccia realistica e significativa al tempo stesso, senza forzare la mano e senza  cercare “fasulle” imitazioni.
Ciò che emerge, a parte la mancanza affettiva del papà, è soprattutto lo sguardo rivoluzionario del teatro che matura prima ed esplode poi, in modo particolare in Eduardo che forse tra i tre vive il rapporto più conflittuale con il padre. Ed è lui, infatti,  per rinascere a nuova vita sulle tavole del palcoscenico, che sceglie una forma nuova di teatro anche perché sente di dover tagliare il “cordone ombelicale” artistico proprio con quello Scarpetta di cui ha tanto sentito la mancanza da bambino.
E la “rivoluzione” del teatro per lui – che è rimasto fortemente colpito da Quattro personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello – sta nel compito di attingere l’arte dalla strada, dai vicoli, dalle persone reali, riuscendo nella complicata – ma non impossibile impresa – di far sorridere e insieme riflettere il suo pubblico, tramite un sorriso sulle labbra dal retrogusto amaro, insomma.
L’unico modo è dunque poter guardare a questo tipo di realtà, quella delle strade, quello del popolo. E la città di Napoli, proprio da questo punto di vista, rappresenta davvero il luogo adatto per sperimentare una “rivoluzione artistica” che possa prendere a piene mani dalla realtà il suo calore e la sua linfa vitale, facendo proprio sorridere con una giusta dose di amarezza.
In sala dal 13 dicembre 2021

I fratelli De Filippo – Regia: Sergio Rubini; sceneggiatura: Sergio Rubini, Carla Cavallucci, Angelo Pasquini; fotografia: Fabio Cianchetti; montaggio: Giogiò Franchini; scenografia: Paola Comencini; musica: Nicola Piovani; costumi: Maurizio Millenotti; interpreti: Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, Biagio Izzo, Marisa Laurito, Susy Del Giudice, Marianna Fontana, Maurizio Casagrande, Giovanni Esposito, Nicola Di Pinto, Augusto Zucchi, Lucianna De Falco, Maurizio Micheli, Vincenzo Salemme, Giancarlo Giannini; produzione: Pepito Produzioni, Nuovo Teatro, Rs Productions, Rai Cinema; origine: Italia, 2021; durata: 142’; distribuzione: 01 Distribution

 

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