«In questo film ho avuto l’opportunità meravigliosa di lavorare di nuovo con l’autrice delle musiche di Drive My Car, Ishibashi Eiko. Il progetto del film è nato, infatti, quando Eiko mi ha chiesto di creare delle immagini per la sua performance dal vivo e Il male non esiste è stato concepito inizialmente con questo scopo.
Durante la lavorazione, però, mi sentivo sempre più coinvolto e il progetto si stava trasformando in un film vero e proprio. […] Si trattava infatti di una sfida davvero fantastica: ho potuto pensare alle immagini in un modo più puro e dinamico, come mai avevo fatto prima, e sentivo di attraversare un territorio inesplorato a cui non avrei potuto accedere senza un’opportunità come questa». (Ryûsuke Hamaguchi)
Si potrebbe iniziare ricordando come l’autore de Il male non esiste sia quel grande regista giapponese, Ryûsuke Hamaguchi, che ci aveva sorpreso ed emozionato con un incredibile, quasi inaspettato “passo doppio” nel 2021: prima con Il gioco del destino e della fantasia (Orso d’argento alla Berlinale) e poi a pochi mesi di distanza con Drive My Car, adattamento di tre ore dall’omonimo racconto di Haruki Murakami (Premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes e Oscar come miglior film straniero del 2022).
Rispetto a questi due film bellissimi ma più tradizionalmente narrativi, il suo ultimo lavoro che ha vinto alla scorsa Mostra di Venezia il “Gran premio della giuria”, sembra riportarlo maggiormente alle sue origini da “indi” per una tipologia di narrazione maggiormente sperimentale oltre che – contenutisticamente – per lo spiccato interesse espresso nel film riguardo alle questioni ecologiste. Come si può leggere nelle dichiarazioni sovra citate, a guidarlo in questo nuovo lavoro è stato soprattutto, per la seconda volta, la collaborazione con la cantante e musicista Eiko Ishibashi da cui ha attinto l’orchestrazione musicale su cui costruire le immagini e il loro ritmo.
Ed infatti tutto l’inizio con una interminabile carrellata dal basso sugli alberi di un bosco punteggiata da un accompagnamento musicale dissonante (che poi circolarmente ritorna nel finale), conferisce un’aura, sia mistica sia astratta, al film. Dopo un lungo incipit, ci viene presentato e descritto, oltre all’habitat naturale del luogo, il protagonista Takumi, un severo uomo tuttofare, che con la piccola figlia Hana vive nell’appartato villaggio di Mizubiki, non molto distante da Tokyo. Quello che li contraddistingue è che lì conducono una vita modesta dettata dai cicli e dall’ordine della natura e delle stagioni come tutte le generazioni che li hanno preceduti. Un giorno, la quiete di questa oasi naturista che assomiglia a un piccolo Paradiso in terra (ma già sentiamo anche, minacciosi, dei colpi di fucile di cacciatori che sparano ai cervi) viene turbata dall’arrivo di una coppia di delegati di una grande azienda della Capitale. In un’assemblea pubblica della comunità, i due “cittadini” comunicano l’intenzione di costruire in zona un glamping – un campeggio di lusso – che certo porterebbe nuovo benessere alla piccola collettività montana ma contemporaneamente turberebbe in modo irreparabile l’equilibrio ecologico del luogo, a partire dalla costruzione di una fossa biologica.
Quanto segue sono le complicazioni psicologiche e morali, le azioni e reazioni sui vari personaggi in gioco che – per usare dei termini mutuati dal primo Thomas Mann – questa irruzione della Zivilitation dentro la Kultur comporta, sino al criptico ma affascinante finale dove lo spettatore è chiamato a interpretare il senso di quanto vede o meno nella sequenza conclusiva in cui la piccola Hana si trova minacciata da un cervo ferito (che quindi potrebbe diventare molto pericoloso per lei).
Film molto meditativo e filosofico già a partire dal titolo tutt’altro che apodittico, Il male non esiste è, di sicuro, molto meno immediatamente godibile dei due precedenti e celebrati lavori di Hamaguchi, richiede un certo sforzo di attenzione per lasciarsi catturare dalle immagini e dalla storia ma al tempo stesso possiede un gran fascino ascondito e segreto che si rivela (o si occulta) via via che si procede, quando mutano anche in parte le psicologie e i comportamenti delle figure messe in scena. In più è un’opera che sembra assomigliare molto alla tradizione dei classici del cinema giapponese, comunque, assolutamente dentro la linea Ozu/Mizoguchi piuttosto che non in quella Kurosawa. Personalmente mi sono pienamente riconosciuto in questa lenta narrazione esistenziale, ma lo sconsiglio in nodo assoluto a chi ama e/o predilige solo l’action movie americano.
In sala dal 6 dicembre 2023
Il male non esiste (Aku wa sonzai shinai) – Regia e sceneggiatura: Ryusuke Hamaguchi; fotografia: Yoshio Kitagawa; montaggio: Ryūsuke Hamaguchi, Azusa Yamazaki; musica: Eiko Ishibashi; scenografia: Masato Nunobe; interpreti: Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka, Ayaka Shibutani, Hazuki Kikuchi, Hiroyuki Miura; produzione: NEOPA (Satoshi Takata); origine: Giappone, 2023; durata: 106 minuti; distribuzione: Tucker Film e Teodora Film.