Mé el Aïn (Who Do I Belong To) di Meryam Joobeur (Festival di Berlino – Concorso)

  • Voto
3.5

Dalla biografia della regista americana con radici tunisine, Meryam Joobeur, si legge che il suo precedente cortometraggio Brotherhood (2018) sia stato presentato in ben 150 festival internazionali, abbia vinto ben 75 premi e sia stato anche nominato all’Oscar. Un record per una giovane regista, tanto che Joobeur ha deciso di riprenderlo in mano, riscrivere la sceneggiatura e trasformarlo così in un lungometraggio lasciando però la storia pressoché invariata e assegnando le parti agli stessi attori. Il risultato è Mé el Aïn.

Aïcha (Salha Nasraoui) e il marito Brahim (Mohamed Hassine Grayaa) vivono insieme al figlio Adam (Rayen Mechergui) e le loro pecore in una fattoria isolata sulla costa tunisina. In verità hanno altri due figli adulti Mehdi (Malek Mechergui) e Amine (Chaker Mechergui) che sono partiti senza preavviso per aggiungersi ai terroristi dell’Isis nella guerra in Siria.

Aïcha, divisa fra l’amore per i figli che vorrebbe poter riabbracciare e allo stesso tempo la paura del loro ritorno – visto che verrebbero messi in carcere e trattati da eversori, accusati di crimini atroci –, ha frequenti sogni e visioni che non le facilitano il quotidiano lavoro domestico. Tanto più che Brahim, padre duro e severo, non nasconde l’intenzione di denunciarli alle autorità appena si fanno vedere. Mehdi un giorno torna, accompagnato però non dal fratello ma da Reem (Dea Liane) una giovane sposa nascosta sotto un pesante niqāb e che per quanto la copra, lascia ugualmente intravedere che è incinta. Come la situazione familiare si complica, così anche i fantasmi nelle visioni di Aïcha si fanno sempre più drammatici e oscuri. I confini fra realtà e sogno si fondono. La chiave di lettura del film passa dal naturalismo di partenza ad un realismo magico che lascia i confini aperti ad ogni interpretazione finale.

La mdp intensifica il senso di irrealtà stando continuamente addosso ai protagonisti, e accentua così l’intensità dei sentimenti espressi dai visi: i ravvicinati primi piani incontrano e si soffermano sui dettagli, come spesso le lentiggini degli uomini e gli occhi blu di Reem, unica parte del corpo visibile della giovane sposa. Anche le riprese a campo lungo sono rare e restano comunque vaghe, non c’è una connotazione geografica precisa: si tratta di un paesaggio interiore.

Che il film non voglia essere una storia sull’estremismo o sul reclutamento da parte dell’Isis, ma sia più interessato ad indagare la vasta problematica delle relazioni familiari e l’alternanza di amore e odio all’interno dei singoli rapporti di parentela, lo spiega con grande pathos la regista stessa durante la conferenza stampa. Da qui la decisione di concentrare le scene di violenza solo nella seconda parte del film, quasi fossero incubi ad occhi aperti di Aïcha e focalizzare la rottura fra padre e figlio fin dall’inizio della narrazione.

Aïsha invece, cosciente del suo ruolo di madre, con la sua presenza tiene in piedi e unita la famiglia: è lei che, senza fare domande, mantiene viva la comunicazione con i giovani sposi, mentre gli altri, spaventati dalla presenza iconica del niqāb e dal silenzio di Reem, non si azzardano ad avvicinarli. Entrambe le donne, Aïcha e Reem, in forma diversa, ma a titolo della loro sofferenza universale si elevano quindi a figure mitologiche. La ferita alla mano di Aïcha che sembra non guarire mai ne è l’esempio lampante. E l’espressione di una continua accettazione del dolore piuttosto che il suo estinguersi.

Who Do I Belong To è da considerarsi un ottimo film d’esordio che speriamo andrà premiato se non per la regia almeno per la fotografia che, come dicevamo, con grande maestria riesce ad amplificare le emozioni dei protagonisti e, allo stesso tempo, a noi del pubblico di identificarci in esse.


Titolo: Mé el Aïn (Who Do I Belong To) – Regia e sceneggiatura: Meryam Joobeur, fotografia: Vincent Gonneville; montaggio: Maxime Mathis, Meryam Joobeur ; musica: Aymen Labidi, Gwennolé Le Borgne, Elias Boughedir, Niels Barletta; interpreti: Salha Nasraoui, Mohamed Hassine Grayaa, Malek Mechergui, Adam Bessa, Dea Liane; produzione: Instinct Bleu, Tanit films, Midi La Nuit ; origine: Tunisia/ Francia/ Canada, 2024; durata: 117 minuti.

 

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