Filmstunde_23 di Jörg Adolph e Edgar Reitz (Festival di Berlino – Berlinale Special)

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Nel mese di maggio del 1968 Edgar Reitz, decano del cinema tedesco insieme ad Alexander Kluge (entrambi nati nel 1932 e firmatari del Manifesto di Oberhausen con cui il Nuovo Cinema Tedesco nasceva) impartì per quattro sabati consecutivi, ogni volta quattro ore, lezioni di cinema alle alunne tredici-quattordicenni di un ginnasio femminile di Moanco di Baviera, trascorrendo con le ragazze interi pomeriggi a fare brain storming per giungere a elaborare insieme temi e argomenti su cui, al termine del ciclo di lezioni, le ragazze gireranno dei cortometraggi in Super8. Il risultato di questo esperimento è il lungo documentario Filmstunde (Lezione di cinema) che non uscirà al cinema ma verrà trasmesso dalla TV regionale bavarese nel febbraio del 1969. Si tratta di un’operazione politica su tre livelli: da un lato Reitz mira a legittimare il cinema come materia scolastica, al pari della storia dell’arte o della musica. In secondo luogo lo scopo è quello di attivare (o riattivare) quelle potenzialità creative che a tredici anni risultano già abbondantemente compromesse dall’orizzonte di attesa della società, della famiglia e della scuola. In terzo luogo l’esperimento si propone non tanto e non solo di democratizzare il cinema, facendo diventare tutti potenziali registi ma di promuovere una ricezione cosciente, di educare allo sguardo, di smascherare i meccanismi di manipolazione, in fin dei conti di contribuire, tramite un’operazione eminentemente maieutica, a formare cittadini, anzi cittadine consapevoli. Nel corso delle quattro sedute dedicate ai vari elementi (inquadrature, movimenti, suono, montaggio) che costituiscono la grammatica del cinema, Reitz pone in continuazione domande, suggerisce, confronta le risposte, commentando con la voce off e interagendo a livello filmico con appositi esempi che fa eseguire da Thomas Mauch, il suo operatore. Più di un terzo del documentario è inoltre incentrato sui film stessi girati dalle ragazze, i quali vengono dapprima presentati sinteticamente da Reitz grazie ad alcune sequenze campione; dopodiché nella parte finale, che precede un incontro con i genitori delle ragazze a mo’ di bilancio, il regista ne seleziona cinque e li mostra per intero. Questo accadeva nel maggio del 1968.

Trascorrono cinquantacinque anni e nel 2023 Edgar Reitz decide, con l’ausilio del documentarista Jörg Adolph, nato nel 1967, dunque solo un anno prima che venisse compiuto l’esperimento e realizzato il film,  di organizzare una reunion, tornando ad incontrare le ragazze di una volta, utilizzando anche la stessa location, ovvero la scuola e di costruirci sopra un nuovo film: Filmstunde_23.

Che dire? Le reunion, tutte le reunion, massimamente quelle fra ex-compagni di scuola sono spesso molto molto a rischio, tristezza e patetismo sono dietro l’angolo, se a questo, nella fattispecie, si aggiunge la presenza fisica di Edgar Reitz, con una voce flebile flebile, magro, magrissimo, il risultato è proprio quello di un film davvero malinconico, malgrado la pronunciata, presunta gioia di rivedersi fra insegnante e allieve (e fra le allieve settantenni). Oltre a essere malinconico il film è anche sostanzialmente inutile, perché per almeno il 60%-70% consiste nella riproposizione del film del 1968 (d’accordo, nessuno lo conosce, quindi è un occasione per rivederne alcune parti almeno) e per il resto si tratta di una serie di ricordi nonché di reiterati elogi a Reitz stesso per aver avuto – nel 1968 – un’idea così intelligente e di avanguardia. Nel 2023 difficile invece afferrarne il senso.

Il 22 febbraio verrà conferita a Edgar Reitz un’onorificenza importante ossia la Berlinale Camera, di cui tutti noi reitziani, heimatiani ci compiacciamo oltre ogni dire. Bisogna ammettere tuttavia che la straordinaria carriera del regista (e direttore della fotografia) non è particolarmente arricchita da quest’ultimo film.


Filmstunde_23. Regia, sceneggiatura: Jörg Adolph, Edgar Reitz; fotografia: Matthias Reitz-Zausinger, Markus Schindler, Daniel Schönauer, Thomas Mauch (1968), Dedo Weigert (1968); montaggio: Jörg Adolph, Anja Pohl; produzione: if…productions; origine: Germania, 2024; durata: 89 minuti.

 

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