Bouli Lanners, attore, regista e in questo caso anche produttore dopo i riconoscimenti ottenuti per Un’estate da giganti (2011) e Les premiers, les derniers (2016) si allontana dal Belgio – suo paese natale – e come sfondo di Nessuno deve sapere sceglie l’ambientazione di un’isola sperduta delle Ebridi, in Scozia, caratterizzata da una natura aspra, selvaggia e malinconica.
L’isola è inospitale, abitata da una comunità chiusa e apparentemente poco propensa al cambiamento, i protagonisti , due ultracinquantenni, segnati, ciascuno a suo modo dal loro passato non semplice, sono agli antipodi: lei (una magnetica Michelle Fairley, che firma anche la sceneggiatura) dolce, sola e poco abituata alle relazioni; lui, un omone (interpretato dallo stesso Bouli Lanners) rude e apparentemente schivo, di cui non si conosce il passato ma capace, al momento giusto di saper essere diretto e commovente.
Phil, robusto e dallo sguardo acuto, lavora in una fattoria per una famiglia di agricoltori. Colpito da un ictus, riesce a sopravvivere miracolosamente ma perde la memoria e viene accudito dall’austera Millie, soprannominata, dagli abitanti del posto, la donna di ghiaccio a causa del suo carattere schivo e poco aperto.
Millie, che forse è sempre stata innamorata dell’uomo, aiuta Phil a ricostruire le sue relazioni e gli rivela, mentendo, che prima dell’ictus loro due erano amanti.
Lenners costruisce una trama sottile giocando prima sulla bugia della donna e poi sui suoi sensi di colpa, che, almeno inizialmente non le consentono di sperimentare in modo libero e spontaneo- almeno per una volta- la sua storia d’amore, vissuta in intimità con un misto di eccitazione, ansia, pudore e tenerezza.
Su tutto e tutti domina un’atmosfera cupa, malinconica, che parla la lingua del raccoglimento e della discrezione, la stessa degli abitanti di quel luogo inospitale, che appaiono inevitabilmente scostanti e cupi.
Lei ha il terrore delle malelingue ed è divorata dai sensi di colpa per aver costruito la premessa di un amore che non aveva alcuna base, ma c’è qualcosa che domina la trama e va oltre le intenzioni, le bugie e i segreti inconfessabili.
Il regista, tra gli altri, del film Eldorado Road (2008) si muove con delicatezza e discrezione confezionando una storia d’amore tra i due protagonisti caratterizzata da gesti essenziali, minimali e da poche parole, quelle giuste al momento giusto.
Non c’è la tenerezza che emerge ne Le nostre anime di notte (2017, Ritesh Batra) perché Nessuno deve sapere è un film aspro e dolce al tempo stesso: Lanners parla di occasioni perse e di occasioni che la vita ti spinge a non poter perdere, perché probabilmente saranno le ultime. E non solo per l’età matura dei protagonisti, ma perché il luogo, aspro e chiuso, consente poche occasioni di apertura, di relazioni, di seconde possibilità.
Si sente nell’aria che quella è un’occasione da prendere al volo e da non lasciarsi sfuggire. Le loro mani che dapprima si sfiorano, poi si intrecciano e si abbandonano l’una nell’altra sono il sigillo del loro amore, mostrato in un’occasione pubblica, davanti a tutta la comunità.
E’ un amore maturo che non prevede vie di mezzo ma scelte unidirezionali. C’è una nostalgia sottile che fa da sfondo all’intreccio che parla di amore e vita ma che contempla, come stessa faccia di un’unica medaglia la perdita e la morte.
Pieno di sfumature, intenso e ben riuscito.
In sala dal 1 dicembre
Nessuno deve sapere – Regia: Bouli Lanners; sceneggiatura: Bouli Lanners; Michelle Fairley, fotografia: Frank van den Eeden; interpreti: Michelle Fairley, Bouli Lanners, Andrew Still, Julian Glover, Cal Macaninch, Clovis Cornillac, John Jordan (II); produzione: Versus Production; origine: Belgio, Francia, Gran Bretagna, 2022; durata: 99’; distribuzione: Kitchen Film