“Nel 2007, otto anni dopo la guerra, il Kosovo vive ancora sotto il protettorato delle Nazioni Unite, in attesa dell’indipendenza. La gioventù di questo Paese nascente è combattuta tra cultura e status, tradizione e globalizzazione, dolore e resilienza. Un’eco deliberata del viaggio delle nostre due eroine, Zoé e Volta. Fuggono dal loro villaggio sognando un futuro migliore, alla ricerca del loro posto in questa società, in cui le ambizioni si scontrano con la realtà. Questo film in forma di cronaca racconta qualcosa della gioventù kosovara, ma in realtà riguarda molto di più la gioventù di tutto il mondo”
Insieme al cupo The Red Suitcase e il misterioso e poco riuscito Holly, presentati nel corso di questa edizione del cinema di Venezia ed entrambi focalizzati, in modo molto diverso, sul disagio dei più giovani, Luàna Bajrami ci regala, nella sezione “Orizzonti Extra”, un film riuscito, centrato – anche questo- sui giovanissimi e in grado di intrecciare, in modo fluido ed efficace la storia recente di un paese provato dalla guerra con il percorso di vita di due giovani donne.
Nata in Kosovo, dove ha vissuto fino all’età di 7 anni, per poi trasferirsi nei pressi di Parigi, la giovanissima Luàna Bajrami, già attrice nota per l’ interpretazione di Sophie nel dramma in costume Ritratto della giovane in fiamme (2019) diretto da Céline Sciamma, con cui viene candidata al premio César per la migliore promessa femminile, si cimenta per la seconda volta nella regia dopo l’ esordio nel 2021 con La Colline où rugissent les lionnes. Questo Bota Jonë è un lungo viaggio di esplorazione e di rinascita in bilico tra sogni e realtà, tradizione e spinte innovative, consapevolezza personale e contesto sociale di riferimento. Siamo nel 2007 e il Kosovo vive ancora sotto il protettorato delle Nazioni Unite, sognando l’ indipendenza.
” Don’t dream dreams”, non farti illusioni. Si apre con queste parole Bota Jonë e il film, infatti, si muove continuamente sospeso tra i sogni delle due protagoniste e una realtà difficile e in continuo divenire. Le due inseparabili cugine, Zoe e Volta, scappano dal loro piccolo paese verso Pristina coltivando il sogno di fuggire dalla loro realtà microscopica e di studiare economia in un ambiente stimolante, diverso, pieno di giovani come loro.
Il momento storico che vivono le due ragazze è quello di un passaggio difficile: “Moriremo sognando l’ indipendenza” dice un loro compagno di corso durante un’ assemblea studentesca. Ovunque c’è fermento e al tempo stesso, si percepisce, in modo molto evidente, la fase transitoria che attraversa il paese: i ragazzi si sentono disillusi, i professori scioperano e disertano le lezioni, i giovani protestano perché si sentono ignorati. “I nostri genitori erano una generazione sacrificata, noi siamo quella dimenticata”. Un compagno di corso delle due, un attivista, si suicida, stanco di non trovare risposte concrete nella realtà e di non vedere un briciolo di speranza nel contesto in cui vive. Eppure, in alcuni momenti del film, soprattutto nella parte iniziale si sente tutta la leggerezza e la spensieratezza tipica dei venti anni. In un clima incerto di guerriglia e disillusione ma con la curiosità vitale della post adolescenza, Zoe e Volta cercano di farsi strada e di trovare, una via di fuga dal loro futuro già scritto e prestabilito dalla loro famiglia ‘sacrificata’, appunto.
Le due ragazze vogliono credere in un possibile scenario diverso, anche se questo significa confrontarsi con una speranza vana e illusoria. Accettano la sfida assieme, discutono, si scontrano, ogni tanto sembrano prendere strade diverse senza mai dimenticarsi l’ una dell’ altra.”Non abbiamo più 7 anni e questo non è il nostro villaggio, ma non possono biasimarci per aver tentato di superare i nostri limiti”
E l’ incoscienza dell’ adolescenza rende i sogni più vicini, anche quelli irraggiungibili. Da vedere
Bota Jonë – Regia e sceneggiatura: Luàna Bajrami; fotografia: Hugo Paturel; montaggio: Paul Frère, Julie Renault; musica: Céline Laumord; scenografia: Luàna Bajrami; interpreti: Elsa Mala, Albina Krasniqi, Don Shala, Aurora Ferati, Gani Rrahmani, Uratë Shaban; produzione: Ten Cinema (Nicolas Duval Adassovsky, Hervé Ruet), Quad + Ten Films (Nicolas Duval Adassovsky, Éric Toledano, Olivier Nakache, Hervé Ruet), Orëzanë Films; origine: Francia/Kosovo, 2023 ; durata: 94 minuti.