Holly di Fien Troch (Concorso)

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La regista Fien Troch, premiata come migliore regia nel 2016 a Venezia per il suo Home, presentato nella sezione “Orizzonti”, torna sul grande schermo con un film ambientato in una ” piccola” comunità, provata da un tragico incendio a scuola che ha causato diverse -giovanissime -vittime.
Holly, una quindicenne introversa e piuttosto chiusa, una mattina chiama la scuola perché ha un ” brutto presentimento”. La ragazza sente di non dover andare a scuola e proprio quel giorno ” magicamente “, un incendio pone fine alla vita di alcuni suoi coetanei. Una premonizione o puro frutto del caso?
Spinta da una sua insegnante, inizialmente collabora come volontaria in supporto dei familiari delle vittime, poi, progressivamente, si pone in totale ascolto degli altri, sviluppando una sorta di carisma tale da essere percepita come speciale, in grado di guarire le ferite degli altri . E lentamente si trasforma.
Da ragazza chiusa e ai margini viene percepita come fulcro della sua comunità, diventando strumento catartico e rigenerante. Tutti vogliono vederla per stare meglio e per ” rinascere”da questo lutto collettivo.

La “fama” però, ha un prezzo alto da pagare soprattutto per chi non è abituato a gestirne le conseguenze.
Holly ci prende gusto, barattando il suo dono a poco prezzo e sminuendo in questo modo la magia e la potenza della sua sensibilità naturale.
Come in Kid (2012) e nel già citato Home, i giovanissimi sono da sempre il centro di interesse della regista. Questa volta, però, Holly non viene dipinta come una ragazza comune, ma ha ( forse) una dote speciale, almeno agli occhi degli altri, e si rapporta con un gruppo ben definito, che proietta sulla protagonista a livello inconscio, desideri, paure e timori nascosti.
Troch, intrecciando il cammino personale di Holly con le dinamiche di elaborazione del lutto, confeziona un dramma psicologico dall’atmosfera cupa e misteriosa, che assume, a tratti, i contorni di un thriller.
Holly, nelle sue nuove vesti, sembra fiorire e trovare finalmente un suo ruolo nel contesto di riferimento. Rinasce a nuova vita, fiorisce e scopre, nel dare supporto agli altri, la chiave per aprirsi al mondo. Si sente potente e in grado di ” lenire” la sofferenza altrui con la sua sola presenza.
E, suo malgrado, ne abusa.
Buone le premesse e il tentativo di intrecciare il vissuto personale di Holly con il dolore della collettività, da cui la ragazza è sempre stata emarginata e che, per un momento, la trasforma in eroina. Non sempre però, la regista riesce nel suo intento.
L’ intreccio si sfilaccia nella seconda parte perché approfondisce solo lo sguardo della protagonista e il suo stato d’animo, poco quello del suo contesto di riferimento perché lo limita all’ esaltazione collettiva di Holly senza approfondire i motivi più intimi della psicologia ” di gruppo”.
Un dramma psicologico, a tratti lento e poco fluido, nel quale una quindicenne, suo malgrado, diventa protagonista e vittima al tempo stesso.


Holly; regia e sceneggiatura: Fien Troch; fotografia: Frank van den Eeden; montaggio: Nico Leunen; scenografia: Natalia Treviño, Sanne Rubbrecht; interpreti: Cathalina Geeraerts, Felix Heremans, Greet Verstraete, Serdi Faki Alici, Els Deceukelier, Maya Louisa Sterkendries, Robby Cleiren, Sara De Bosschere; produzione: Mirage (Elisa Heene), Prime Time (Antonino Lombardo), Tarantula, Les Films du Fleuve, Topkapi Films, Tabiki Film, Agat Films; origine: Belgio/Paesi Bassi/Lussemburgo/ Francia; durata: 103′; distribuzione: Minerva Pictures.

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