La reazione alla morte di Maradona mi ha sorpreso così tanto in persone adulte che mi sono detto: “Se loro sono in questo stato, decine o forse centinaia di milioni di persone devono sentirsi così nel mondo. Esiste un fenomeno Maradona e voglio capirlo”. E in effetti quando sono arrivato a Napoli ho visto che molte persone si trovavano nello stesso stato emotivo dei miei amici, che a me era estraneo. Maradona era entrato in queste persone, viveva in loro. Così nasce lo spettacolo di improvvisazioni con Demi Licata e Pako Ioffredo, i due miei amici comici napoletani, la nostra regista argentina Clara Bauer e Ximo Solano”.
Lo scrittore Daniel Pennac – che non è un tifoso di calcio – cerca di capire le ragioni del successo e l’impatto emotivo di Maradona nell’immaginario collettivo. E il documentario Daniel Pennac: ho visto Maradona, infatti, non è un film sul calciatore argentino, ma sugli effetti della popolarità del famoso goleador sulla coscienza collettiva.
L’idea è nata dopo la notizia della scomparsa di Maradona, avvenuta il 25 novembre 2020 quando lo scrittore francese, che ha un legame molto profondo con l’Italia e con Napoli, ha visto molti attori della compagnia piangere per la morte del calciatore, disperati e sbigottiti come se si trattasse di un amico, anzi di un loro parente stretto.
Da questo la nascita dello spettacolo teatrale con la sua Compagnia da cui poi ha avuto origine anche l’interessante documentario diretto da Ximo Solano, presentato nel corso di questa edizione del Festival del Cinema di Roma.
Daniel Pennac, dopo aver visto e analizzato diversi video in occasione della preparazione dello spettacolo ammette di essere rimasto stupito di fronte al suo talento, che paragona addirittura ad arte pura: “in occasione dello spettacolo ho visto molti filmati e ho scoperto che il calcio, sport a me estraneo, può incarnare arti come la poesia e la coreografia. Maradona era come un ballerino, si può paragonare a Pina Bausch. Era un uomo tracagnotto, più largo che lungo, ma col pallone si trasformava in Pina Bausch, pura grazia. “
Una visione sicuramente poetica dello sport e del calciatore, che si sposa con l’immaginario simbolico costruito sopra il suo personaggio che Pennac trova simile a Malaussène, protagonista indiscusso di alcuni suoi romanzi.
Lo scrittore riconosce nel Pibe un fascino indiscutibile che porta con sé tante contraddizioni: Maradona è piccolo, quadrato e sgraziato, ma con la palla tra i piedi è il re assoluto; nasce nei quartieri poveri e diventa, in poco tempo, il calciatore più ricercato al mondo; tenerissimo con i bambini, alimenta la sua parte oscura e non sana con un consumo estremo di droghe.
E come tanti personaggi affascinanti e carismatici, Maradona è un altalena continua di alti e bassi: tanto amato e adorato come un santo patrono laico a Napoli, quanto odiato da tanti che non vedevano l’ora di smascherarne vizi, depravazioni e debolezze. Perché un “Dio” col pallone tra i piedi non può essere perfetto anche fuori dal campo di calcio. E l’essere considerato così popolare necessariamente comporta una polarità: amato, adorato, idolatrato come un mito, tanto quanto odiato e mal tollerato da altri più scettici.
L’uomo (il calciatore, in questo caso) diventato mito diventa -o può diventare- quasi un capro espiatorio, proprio perché la popolarità è un’arma a doppio taglio che, utilizzata in maniera estrema, può generare effetti difficilmente controllabili. Soprattutto da parte di chi si nutre dell’idea della fascinazione estrema del “mito”. Quindi, la gente comune. La fama è pericolosamente affascinante, sia per chi ne è oggetto, sia per chi si nutre quotidianamente di essa costruendo altari artificiali al soggetto- che diventa appunto oggetto di mitizzazione.
Come contorno, e quando si parla di Maradona non è mai un contorno, c’è una Napoli bellissima: le maglie di Maradona sulle bancarelle di Via Toledo, i murales sparsi per la città, i vicoli, il calore della sua gente che sente Maradona non come un Dio, ma come uno stato d’animo, come una sensazione
Le parti più azzeccate e realmente sentite sono infatti le testimonianze raccolte per strada, nei vicoli, e le prove teatrali dello spettacolo, che sembra crescere momento dopo momento.
Un documentario intimo che racchiude nei suoi colori e nella sua intensità tutto l’amore e il sentimento di un uomo percepito come qualcosa di più di un calciatore, come un familiare, un parente stretto, come uno di loro.
Una riflessione collettiva e a più voci sull’impatto della figura di Maradona nel mondo.
Maradona e i suoi effetti si vedono eccome, si intuiscono e si percepiscono.
Si poteva forse dire e osare di più? Forse sì, ma ci riteniamo abbastanza soddisfatti.
Su Sky e Now prossimamente
Daniel Pennac: ho visto Maradona – Regia: Ximo Solano; Sceneggiatura:Clara Bauer, Pako Ioffredo, Daniel Pennac; fotografia: Juan José García ; interpreti principali: Maurizio De Giovanni, Daniel Pennac, Roberto Saviano; produzione: Societat Sardina Toné Franché e Samarcanda Film con Effe TV – Feltrinelli Real Cinema; origine: Italia, Spagna 2022; durata: 82’ distribuzione: Sky Arte e NOW