Devi far entrare Cristo nella tua casa.
Questo suggerisce una collega a Suellen quando i video del figlio diventano virali. A Tiquinho infatti piace truccarsi, vestirsi di rosa, circondarsi di luci stroboscopiche e riprendersi mentre canta, e alla madre questo non va a genio. Perché lei la sua società la conosce, e la conosce perché la vita brasiliana lei non solo la vede, ma la “tassa” facendo pagare i pedaggi della trafficatissima autostrada della zona industriale.
Lì, in quell’angolo del Brasile, la violenza è all’ordine del giorno, la povertà pure, e il proselitismo cristiano sembra l’unica soluzione, ben oltre la fallibilità di psicologia e scienza. Suellen può richiamare il figlio quante volte vuole:
Non ti rendi conto che sto cercando di proteggerti!
ma senza un aiuto dall’ “Alto”, poco si può fare. La donna decide di iscrivere Tiquinho a un corso di riconversione sessuale tenuto dal famoso pastore Isac. Per farlo ha però bisogno di soldi e tanti soldi non si possono ottenere legalmente. Con l’aiuto del fidanzato e di una moralità che deve piegarsi al denaro, è necessario alzare la quota del pedaggio. E Suellen lo fa a modo suo.
Dopo il duro e crudo Charcoal del 2022, con Pedágio Carolina Markowicz continua a raccontarci del suo Brasile, o come il Brasile appare ai suoi occhi: una lotta tra disperati, dove l’ignoranza si mescola con la povertà e chiunque può essere il nuovo Cristo. Ne trova una collocazione geografica, che non è la grande città bensì l’immensa periferia: a Cubatão, periferia di São Paulo. Lì c’è il vanto per l’ecologia ma in realtà la zona è una delle più industrializzate del Paese, non è quindi un caso che quando la mdp si apre, inferni di fuoco e metallo punteggiano il paesaggio dando una dimensione infera al luogo, richiamando quei racconti dickensiani che vedevano una volta l’Inghilterra scurirsi e il verde sopperire.
Quando la mdp si chiude, invece, appaiono loro due, Suellen e Tiquinho. Lei è una donna che cerca di sopravvivere a questo mondo, al mal pensare della gente pronta a far male tanto con una pistola puntata alla testa quanto con un parola detta di troppo. Relegata a far pagare il pedaggio, vede la vita correre accanto e lei rimanere lì, osservare la gente e stando attenta a non farsene travolgere. Lui è invece un ragazzo spontaneo e genuino, che vorrebbe soltanto essere se stesso – omosessuale – in una cultura che è però ferma a Cristo e che non lo accetterà mai, soprattutto se la sua diversità non la vorrà far passare sotto silenzio bensì urlarla ai quattro venti, su internet. Immersi, i nostri protagonisti, in un’ipocrisia legata al bigottismo: nel quale gli sbagli sono peccati indotti dal diavolo e la fede è strumento o capro espiatorio.
Con una fotografia che rimarca i contrasti e al contempo è sgranata, si pone un preciso filtro all’osservazione dell’ambientazione circostante come ai personaggi: ognuno vive in questo mondo sporco e infangato, con un livore di immagine che rende ogni materia pesante e l’atmosfera tendente al survival movie. In un luogo nel quale lo Stato non esiste e si è costantemente alla deriva, le persone si legano ai santoni di turno, per esempio al pastore Isac: un uomo che professa la riconversione sessuale per arginare le devianze e che svolge attività quali la ri-significazione dei genitali (plasmare un membro di pongo in vagina e viceversa) o la bevuta di succhi con concentrato di femminilità e mascolinità. Il tutto in un ambiente di luci e di falsità, ma che ha dalla sua il fatto di essere a portata di sguardo, un dio terreno, e non lassù, lontano, come quello tradizionale. Ma bisogna stare attenti anche a loro, ai santoni perché
Se pastori e politici comprassero tutto legalmente, sarebbe un bel problema.
Passato al TIFF 2023 e ora vincitore della Festa di Roma 2023, Pedágio è un film ben caratterizzato e ottimamente ambientato. Quella determinata faccia del Brasile – tra scopate ai bordi delle strade e benedizioni artefatte, inseguimenti notturni e inferi a cielo aperto, tra santoni e criminali – è rivelata al pubblico e assume un particolare sapore che dà forza a ogni storia quotidiana ambientatavi, e prospetta la possibilità che si possano collocare mille altre storie di uguale interesse. La sceneggiatura è buona, si pecca un poco in caratterizzazione dei personaggi, però l’effetto è voluto poiché i reali protagonisti non sono loro, le persone, bensì la società che si vuole descrivere in modo naturalistico. Dopotutto l’inferno può essere dovunque, anche prossimo alla giungla, e lì non c’è posto per santi o ignavi. Si è tutti dannati. E persino tra i dannati c’è chi sta meglio e chi sta peggio.
Pedágio – regia: Carolina Markowicz; sceneggiatura: Carolina Markowicz; fotografia: Luis Armando Arteaga; montaggio: Lautaro Colace, Ricardo Saraiva; musica: Filipe Derado; interpreti: Maeve Jinkings, Kauan Alvarenga, Thomás Aquino, Aline Marta Maia, Isac Graça; produzione: Biônica Filmes, O Som e a Fúria; origine: Brasile/ Portogallo, 2023; durata: 98’.