Esprimi te stesso con una sola fotografia!
Questo è il compito che viene dato a Masashi Asada perché non venga bocciato all’accademia di fotografia. Deve esprimere se stesso con una foto e l’idea è presto trovata: prendere padre, madre, fratello e metterli in bella posa davanti a una macchina fotografica. In giacca e cravatta? In abiti casual? No, vestiti da pompiere con tanto di autopompa parcheggiata alle spalle.
Foto di famiglia racconta la storia di Masashi Asada, fotografo celebre in Giappone, e lo fa con una leggerezza favolistica che ha inizio dal protagonista e dalla sua famiglia e contagia ogni situazione, almeno fino al tragico evento che spezza in due la storia e impegna il film ad affrontare una nuova sfida. Lì, nell’incontro tra leggerezza e tragedia, la pellicola si gioca molto, forse tutto, perché il film non si fermi alla semplice storiella divertente ma ponga sotto attenzione e discuta un tema interessante: quale sia la forza della fotografia. Oltre la superficie dell’immagine, sfruttando la superficie dell’immagine.
Masashi Asada (Kazunari Ninomiya) deve posare ogni anno con il fratello perché il padre possa scattare la fotografia di auguri di nuovo anno per amici e parenti. Da soggetto di fotografia a fotografo il passo è breve, è sufficiente spostarsi dall’altra parte dell’obiettivo e Masashi lo fa, alla grande.
Tu trovi il vero volto di una persona.
Dice l’amica Wakana e Masashi vuole così diventare fotografo professionista. Ma la vita da fotografo è difficile, essere giovane pure, e Masashi rischia di essere bocciato se non esprimerà se stesso con una solo foto. Idea geniale dietro l’angolo: lui è la famiglia, e la famiglia è lui. Inizia così un giro di foto nei quali i componenti vengono ritratti nel lavoro dei loro sogni: pompiere, pilota di f1, moglie di un gangster della yakuza. Il primo album fotografico di Masashi vince un importantissimo premio, ma è il 2011 e uno tsunami investe le coste del Giappone. È ora che la fotografia dimostri il suo valore: non solo far ridere, ma conservare le gioie delle vittime e farle ricordare ai sopravvissuti.
Quello che ci aiuta a superare una perdita, sono i ricordi.
Dopo aver fatto incetta di premi in patria, Foto di famiglia arriva infine in Italia. Il regista Ryôta Nakano racconta la storia vera di Masashi Asada e lo fa con una fotografia splendida, nonché con una narrazione in count up – anno per anno la vita del protagonista, a salire – spaccata in due parti, prima e dopo il 2011. Oltre alla fotografia, sfrutta una buonissima interpretazione da parte degli attori e adotta un tono, leggero, che applica all’intera pellicola, anche quando la tragedia – collettiva e personale – si abbatte sul lavoro. A permettere che la leggerezza possa convivere con il dramma, è il valore giapponese per il rispetto che tutela chi se ne è andato e chi è rimasto. E il rispetto per l’altro, tocca anche la fotografia, in quanto strumento di cattura dell’attimo di vita.
Non fotografarmi, mi rubi l’anima.
Dicevano gli anziani, e la superstizione suggeriva una grande verità. La fotografia è quello strumento che non deve chiedere il permesso per prendersi l’immagine di una persona. Si potrebbe dire che la strappa, portandosela via con sé. Si pensi allora alle fotografie rubate alle tragedie, quando l’orrore viene impresso e le lacrime sono portate via dall’obiettivo per essere vendute a chi il dramma non lo ha vissuto. Ma la fotografia, per Masashi, deve essere altro. Se nella prima parte del film è ricettacolo di sorrisi presenti e creati ad arte – le foto di famiglia -, nella seconda parte è ricerca di tenerezza passate, quelle delle vittime dello tsunami. E allora Masashi diventa un custode, custode di memorie e bellezze.
Foto di famiglia è un film godibile che fa della positività gettata a piene mani il suo cavallo di battaglia e che comunque, in quel mare di leggerezza a tratti favolistica e piallante, tocca dei momenti di profondità interessanti. Rispettoso della tragedia, spende del tempo per riflettervi e lì il film sembra arenarsi per poi riprendere velocità nel finale e terminare ottimamente, nonostante la necessità di sciogliere tutti, ma proprio tutti i nodi. Degna di lode la fotografia – non potrebbe essere altrimenti –, il film ha dalla sua una famiglia divertente e dialoghi efficaci, oltre a una storia vera alle spalle e una domanda che affida a tutti noi:
Esprimi te stesso con una sola fotografia!
In sala dal 19 ottobre 2023
Foto di famiglia – regia: Ryôta Nakano; sceneggiatura: Tomoe Kanno, Ryôta Nakano; direttore della fotografia: Hironori Yamaski; montaggio: Soichi Ueno; musiche: Takashi Watanabe; scenografie: Michitoshi Kurokawa; costumi: Yukiko Nishidome; interpreti: Kazunari Ninomiya, Jun Fubuki, Yuira Gotô, Mitsuru Hirata, Nobue Iketani, Ryûto Iwata, Yukiya Kitamura, Haru Kuroki, Tsubasa Nakagawa, Maho Nonami, Masaki Suda, Satoshi Tsumabuki, Makiko Watanabe; produzione: Asahi Shimbun, Bridgehead, Chunichi Shimbun, Culture Entertainment Co., East Japan Marketing & Communications Inc., Gyao!, Horipro, J Storm, Line, Mainichi Newspapers, Nippon Shuppan Hanbai K.K., Papado Music Publishers, Pipeline, Toho Company; origine: Giappone, 2020; durata: 127’; distribuzione: Officine UBU.