Giorni infelici scritto e interpretato da Sabrina Scuccimarra, con la regia di Martino D’Amico ci conduce immediatamente attraverso il titolo verso Beckett e ci permea del suo pensiero durante tutto lo spettacolo senza mai perdere la propria identità.
Infatti seppur il richiamo al teatro dell’assurdo e alla ripetitività di un’esistenza fatta di stereotipi e false felicità sia centrale, qui scopriamo o riscopriamo altre angolazioni oscurate dalle superficie di vite “pseudoperfette”.
La bellezza della scrittura sta nel concentrare tutto nella visione femminile di una donna di mezza età, protetta o forse abituata a interpretare l’esistenza da single, attraverso cliché che le possano garantire la sopravvivenza in un entourage apparentemente solo monotono.
La monotonia e il cliché nascondono ben altro: cinismo, cattiveria, giudizio sociale, pregiudizi di ogni sorta e se non ci si allinea alle regole si è immediatamente catalogati nelle definizioni più banali e spregevoli. Per fuggire da tale pericolo è la stessa Donna che si ingegna nel poter catalogare: il papà, la mamma, la signora della spesa, persino il cane “affettuoso” da sempre simbolo di un rinforzo familiare.
In questo gioco di rimandi e di specchi la verità, seppur appena accennata straborda sempre e la resa interpretativa dell’attrice e regista non delude mai, nel renderla vera, profondamente sofferente seppur comica.
L’elemento che emerge in modo più esplosivo da questo spettacolo è l’inevitabile fuga di una donna, come fanno tante, dalla solitudine e da una vita banale, attraverso la costruzione di un falso sé.
La notte diventa un rifugio per i propri inespressi desideri sessuali e il giorno dopo invece ci si illude che la donna nell’appartamento di fronte sia un’altra intenta a procurarsi piacere da sola: lo specchio si rompe.
E’ proprio nell’atto di un piacere mai veramente appagante, che Donna si trasforma nel personaggio beckettiano e prende consapevolezza che quella donna con cui spesso parla è l’altra se stessa, quella che la spaventa e che vuole contenere all’interno delle ossessive azioni quotidiane e delle frasi recitata a perfezione.
Il velo è caduto: ora che è sola con se stessa ce la farà questa nuova donna ad affrontare la vita senza temere i mostri sociali?
A nostro parere la scrittura porta verso un’apertura del femminile all’autodeterminazione e alla libertà senza riempire la vita, (come la scenografia sul palcoscenico) di insulsi e alienanti copioni.
Sabrina Scuccimarra ci ha consegnato una grande prova d’attrice mentre Martino D’Amico è riuscito a creare un perfetto connubio nel sposare un evidente potere interpretativo con delle soluzioni registiche che lo valorizzassero come un testo fortemente identitario per l’artista in scena.
In scena dal 26 al 29 maggio al Teatro Le Maschere di Roma.
Giorni infelici – Regia: Martino D’Amico; testo: Sabrina Scuccimarra; assistente regia: Matteo D’Incoronato; musica: Gioacchino Balistreri; luci: Alessio Pascale; interpreti: abrina Scuccimarra; produzione: Associazione Culturale Padiglione Ludwig e ENFI Teatro srl.