Biografilm XX° Edizione (Bologna, 7-17 giugno):  Il frastuono e il silenzio di Giampaolo Penco (Eventi speciali)

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Quel che balza immediatamente all’occhio recensendo certi documentari che ci capita di vedere anche grazie al sempre più ricco Biografilm Festival, è la distanza siderale tra la passione politica del nostro passato prossimo e la disaffezione che oggi porta il 51% della popolazione a disertare le urne, in un misto di rassegnazione e risentimento. Lo avevamo rilevato pochi giorni fa allorquando ci siamo trovati innanzi alla marea umana che invase le strade di Roma in occasione dei funerali di Enrico Berlinguer (raccontati in ben due film: Prima della fine e Arrivederci Berlinguer!); lo annotiamo oggi commentando Il frastuono e il silenzio, docufilm di Giampaolo Penco su Toni Negri, scomparso pochissimi mesi fa. Nome oggi tornato d’attualità per via di una vicenda parlamentare che lo ricorda: Ilaria Salis, l’attivista antifascista accusata e imprigionata brutalmente in Ungheria, è stata candidata e poi eletta nel Parlamento europeo alla stessa stregua di quanto accadde al filosofo marxista, che venne scarcerato perché eletto nelle file del Partito radicale dopo la condanna per associazione sovversiva.

Forse non tutti sanno che Chiedi chi erano i Beatles? il celebre brano del gruppo pop-rock bolognese Stadio è tratto da una poesia di Roberto Roversi, che, tra l’altro, recita così: “Chiedi chi erano i Beatles, chiedilo ad una ragazza di 15 anni di età. Lei ti risponderà: i Beatles non li conosco, neanche il mondo conosco. Ha detto mio padre: l’Europa bruciava nel fuoco. Dobbiamo ancora imparare, noi siamo nati ieri, siamo nati ieri. Ma chi erano mai questi Beatles?” Inizia proprio così il suo film, Giampaolo Penco: intervistando degli studenti universitari di oggi, delle facoltà di giurisprudenza dove il professore padovano pure insegnò, in Italia come in Francia. E tutti, proprio come la ragazza cantata da Roversi, “bellina col suo naso garbato, gli occhiali e con la vocina”, rispondono candidamente che no, loro chi sia questo Toni Negri proprio non lo sanno.

A loro è principalmente rivolto Il frastuono e il silenzio che getta un fascio di luce su una figura di intellettuale tra le più controverse e insieme affascinanti della Storia del 900, affidandosi soprattutto a un’intervista al Toni Negri di oggi, cioè dell’altro ieri (Negri è mancato nel dicembre del 2023); in cui un uomo di circa novant’anni, vecchio e naturalmente malconcio sebbene ancora lucido, si interroga sulla propria vita, una vita violenta pure a prescindere dalle intenzioni.

Parte dal suo tavolo di lavoro Toni Negri (celebrato pure nella sua autobiografia) da dove riavvolge il nastro di questa vita straordinaria, che si è intrecciata a molteplici fili con la Storia d’Italia e non solo. Ripartendo dall’infanzia, lui figlio di una famiglia di braccianti e contadini e di piccoli proprietari terrieri veneti, fedeli al lavoro e alla tradizione politica comunista. Quindi la fuga dal tedio a morte della provincia, la Padova gretta dell’Azione cattolica: emigra in Inghilterra. Dunque, l’evoluzione naturale, assecondando la propria precoce fede marxista che lo spinge dapprima nel Partito socialista e poi nei Quaderni rossi di Raniero Panzieri. La scoperta della violenza: i fatti di Genova per un comizio del MSI (a raccontarlo oggi non sembra neanche vero) e poi gli scontri di Reggio Emilia con i morti sul selciato.

Il racconto del “cattivo maestro” per definizione si alterna con la visione di preziosi materiali di repertorio che mostrano le tappe più note della sua parabola intellettuale e politica: la nascita di Potere operaio, gruppo della sinistra extraparlamentare italiana attivo fra il 1967 e il 1973, fondato da Toni Negri con altri leader storici come Oreste Scalzone e Franco Piperno, che a differenza del coevo Lotta continua era un gruppo più ristretto di rigorosi intellettuali marxisti critici. Quindi Autonomia operaia, movimento nato nelle fabbriche come Porto Marghera, ma anche Torino e Milano, dove gli operai si organizzano con forme di lotta per l’appunto autonoma dal sindacato ma anche dal Partito comunista.

Poi, dopo il caso Moro che come è noto sconvolse il panorama politico italiano e non solo e costituì la definitiva perdita d’innocenza del nostro Paese, inizia la via crucis giudiziaria di Negri: il 7 aprile del 1979 viene accusato di essere il cervello della sinistra eversiva in Italia, e infine condannato in via definitiva a dodici anni di carcere per “complicità politica e morale” con il gruppo terroristico delle Brigate Rosse, dopo averne scontati ben quattro e mezzo di carcerazione preventiva. Vittima di un processo politico, Negri divenne un capro espiatorio, un simbolo da colpire per arrestare la lotta di classe (come commenta lui stesso in una delle tante interviste, alcune anche di repertorio che compaiono, sullo schermo). Vero: in fondo è uno dei pochi che ha pagato per le conseguenze di quella tragica vicenda, che come è noto ha tutt’altra e molto meno lineare genesi politica.

Oltre al protagonista, sono ascoltati altri testimoni oculari di quella biografia speciale, a partire dalla figlia Anna, regista televisiva e cinematografica la quale ha scritto sul padre un libro che forse un giorno diverrà un altro film: Con un piede impigliato nella storia. E poi, ancora, l’altra figlia Nina, avuta da un’altra donna, durante la latitanza in Francia, che lo racconta “consapevole dei suoi errori e delle sue fragilità”. Oppure i tanti compagni di quel decennio tumultuoso fatto di passioni travolgenti e sconfitte cruente: Alisa Del Re, Gianni Sbrogiò, Marco Boato, Sergio Bologna, e il pittore e artista avanguardista livornese Gianfranco Baruchello. “Anche noi come Baruchello nel suo gesto artistico smontavamo l’ideologia per estrarne le parti che ci interessavano”, chiosa Negri col suo noto stile reciso e tagliente, e col ghigno di sarcasmo che il fotografo Tano D’amico giura non essere la sua sola espressione.

Ma il film di Penco non si limita ad essere semplicemente un biopic, si fa inevitabilmente spaccato di un’epoca gravida di rivolgimenti sociali e culturali, in cui trova spazio anche il cinema underground con titoli oggi dimenticati come Queen of Sheba meets the Atom Man (La regina di Saba incontra l’uomo atomo) di Ron Rice; gli espropri proletari dei supermercati, l’Autunno caldo del 1969, l’avvento del femminismo e della liberazione sessuale, con cui tuttavia Negri ebbe un rapporto controverso e conflittuale.

La biografia del fondatore di Autonomia Operaia è insomma anche un pretesto per ripercorrere la cronologia della fine del ‘900, l’anatomia di una Nazione; in particolare del decennio che cambiò il mondo (1968-77): “Ma alla fine vinse lo Stato, l’ordine, la disciplina”, chiosa ancora Negri, amaramente. Tutte le tappe: la palingenesi più etica che politica del ’68, gli scontri di piazza, la lotta armata, le BR (e qui ce una spiegazione molto plausibile della violenza omicida che ha annegato le strade del nostro paese di sangue: “La volenza semplifica le cose; anche se poi di fatto le complica terribilmente”, afferma uno dei testimoni di quegli anni, Pier Aldo Rovatti). Infine, l’eroina che il potere palese e occulto diffonde criminosamente tra i giovani falcidiando un paio di generazioni, e uccidendo per sempre il movimento. “La sinistra finisce nel 1969 – dice Negri – siamo noi che tentiamo di farla sopravvivere”.

Lo stile è piano, da inchiesta televisiva, senza troppi fronzoli e arditezze stilistiche: le uniche concessioni spettacolari sono alcuni brevi lacerti d’archivio, qualche altrettanto breve intervista di repertorio e alcune fotografie diegetiche degli anni della contestazione e poi di piombo, sfogliate come un anomalo storyboard da Uliano Lucas, fotoreporter italiano noto per aver realizzato per decenni reportage per importanti giornali e riviste italiane, documentando con ampi servizi, temi sociali. Ma in fondo è giusto così: il racconto di quegli anni “formidabili” – come li definì un altro noto leader come Mario Capanna nel suo libro più famoso – è da solo sufficiente a organizzare uno spettacolo se non appassionante per lo meno istruttivo.

Evento Speciale al Biografilm – Domenica 16 giugno 2024, ore 17:00


CREDITS & CAST

Il frastuono e il silenzio Regia e sceneggiatura: Giampaolo Penco; fotografia: Mauro Zocchi, Alessio Bozzer, Benoit Peytavin; montaggio: Christopher Scherlich; interpreti: Toni Negri, Anna Negri, Nina Negri, Judith Revel, Marco Boato, Sergio Bologna, Alisa Del Re, Gianni Sbrogiò, Marcello Baraghini, Pier Aldo Rovatti, Chicco Funaro, Uliano Lucas, Tano D’Amico; produzione: Videoest; origine: Italia/Francia, 2024; durata: 110 minuti.

 

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