RENDEZ-VOUS – Festival del Nuovo Cinema Francese (Roma 2-6 aprile 2025): Le répondeur di Fabienne Godet

  • Voto

La parola francese répondeur in italiano significa segreteria telefonica, quello strumento elettronico ormai finito nel dimenticatoio che registrava le chiamate ricevute al telefono fisso in nostra assenza, nel presente sostituito da aggeggi senza fili da portare sempre in giro come arti mancanti, feticci di reperibilità, miracolose fonti di notizie e scoop.

Il paradosso del film (racchiuso in primis nel titolo) scatta nei primi minuti: lo scrittore Pierre Chozèn (Denis Podalydès) propone, come lavoro temporaneo altamente remunerato, a Baptiste Mendy (Salif Cissé), aspirante imitatore in localini di stand-up comedy, di rispondere al telefono al suo posto mentre lui si rinchiude a casa, senza rogne continue, a scrivere il suo prossimo romanzo: non deve prendere messaggi per lui come un solerte assistente, deve sostituirlo in voce e contenuto, parlare mistificando perfettamente tono cadenza pause e inflessione, avere contatti, in sua vece, con i suoi amici, parenti, congiunti. Lo scrittore è assillato dalle pressioni delle persone questuanti attorno, ha bisogno di sottrarsi alla routine che lo deconcentra: Baptiste deve assumere le funzioni di una segreteria telefonica umana.

Sebbene con molti dubbi Baptiste accetta l’impiego. Si mette a studiare il bloc-notes – che Pierre ha redatto e definito la sua Bibbia – contenente le spiegazioni delle relazioni tra lo scrittore e coloro che lo cercheranno a più riprese nei giorni a venire, approfondisce vedendo video-interviste sui social network, fa ricerche online. Per giorni si allena a trasformare la sua voce in quella dell’uomo di mezza età. Presto Baptiste più che rispondere reinterpreterà il personaggio dello scrittore inventando e gestendo amicizie e amori secondo la sua personale prospettiva esterna, il suo modo di pensare e di agire. In poco tempo si ritrova invischiato nelle file intrigate dell’esistenza di uno sconosciuto: dà risposte inattese ad ex amanti, alla figlia Elsa, al padre con cui non è mai andato d’accordo. Congela la sua vita per vivere, solo con la voce, quella di un altro. Ben presto però non trattiene l’istinto a mettersi in mezzo, influire sul destino di Elsa, giornalista infelice perché ha represso il talento di artista: dalle poche parole dette dal padre, che sicuramente è una figura ingombrante e condizionante per la giovane donna, intuisce che, con un maggiore incoraggiamento e una iniezione di fiducia, le potenzialità di Elsa potrebbero far sbocciare una carriera di soddisfazione. Quindi Baptiste si presenta al bar dove Elsa ha appuntamento con un critico letterario, Gabriel Lozano, belloccio intellettualoide. Con un paio di battute fa conoscenza di entrambi, in un soffio dà voce diventa corpo, in uno sdoppiamento degno dei travestimenti della commedia dell’arte.

La suoneria di Pierre è Le Freak degli Chic, brano disco-music famosissimo degli anni Ottanta: le prime note squillano nelle orecchie del povero Baptiste di continuo. Nell’intento di sistemare Baptiste pasticcia generando incomprensioni, equivoci, situazioni al limite della farsa. Nel frattempo, Pierre scrive, solitario nello studio, raggiungibile solo dal suo doppio tramite un Nokia di vecchia generazione. Poi, per un pasticcio di Baptiste che diventa un merito, Pierre ritrova l’amore. Baptiste prova più volte a licenziarsi, Pierre è sul punto di mandarlo via perché ha oltrepassato troppo la linea, ma alla fine i due diventano intimi, fusi dalle circostanze, diversissimi eppure vicini, quasi sovrapposti: una falsa identità raddoppiata e specchiata che genera commedia ma anche, a tratti, tensione drammatica e coinvolgimento.

Inevitabile critica del bisogno disperato di una costante connessione e dipendenza da cellulari, spostata dall’usuale punto di vista focalizzato sui giovani e invece legato alla vita di un uomo di mezza età (e di successo), il film declina – con scrittura solida sui caratteri, principali e comprimari – le variazioni dell’amicizia, del complesso amore filiale (padre scrittore-figlia pittrice, figlio scrittore-padre anziano professore di lettere), della creatività (letteraria e artistica).

Tratta da un romanzo di Luc Blancvillain una commedia soave, dall’atmosfera giocosa, allegra, ben recitata.


Le répondeur  – Regia: Fabienne Godet; sceneggiatura: Fabienne Godet, Claire Barret; fotografia: Eric Blanckaert; montaggio: Florent Mangeot, Florent Vassault; musica: Éric Neveux; interpreti: Denis Podalydès, Salif Cissé, Aure Atika, Clara Bretheau, Manon Clavel, Ismaël Sy Savane, Harrison Arevalo, Serge Postigo; produzione: Le Bureau, France 3 Cinéma, Tandem; origine: Francia, 2025; durata: 101 minuti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *