RENDEZ-VOUS – Festival del Nuovo Cinema Francese (Roma 2-6 aprile 2025): Une part manquante (Ritrovarsi a Tokyo) di Guillaume Senez

  • Voto


Il gaijin (termine che vuol dire straniero) Jay-San (Romain Duris) guida un taxi a Tokyo. Fa il turno di notte, accompagna uomini d’affari all’aeroporto, coppie di giovani che si baciano in macchina, nottambuli che si fanno selfie per i social. È molto professionale, conosce le strade, con un giapponese fluente dà indicazioni ad altri guidatori al semaforo. Dopo aver smesso i panni eleganti forniti dall’azienda (è l’unico autista occidentale) timbra il cartellino e torna in una casa che ha affisso sulla parete esterna un cartello con la scritta in inglese: for sale. Chiude le imposte, si mette a riposare. Al risveglio fa una video chiamata in Francia col padre che lo aspetta a giorni per intraprendere l’apertura di un ristorante di loro proprietà. In giro per casa ha Jean-Pierre, una scimmietta come animale domestico, piuttosto dispettosa.

Jay va a una riunione di persone che non hanno la custodia di un figlio. Conduce la discussione un’avvocatessa specializzata in diritto familiare: in Giappone la legge non consente l’affido congiunto, le coppie miste che si separano non possono divorziare per non perdere diritto sui figli ma, ciò nonostante, se il genitore nipponico si allontana col bambino quello occidentale resta senza notizie e rischia di non vedere mai più il figlio o la figlia: per il governo giapponese l’unica cosa che conta è la stabilità del bambino, anche se il piccolo deve rinunciare a uno dei due genitori. Jay-San – Jérôme in patria – da nove anni cerca per le vie di Tokyo la figlia Lily, che non vede da quando aveva tre anni: in una città con quasi quaranta milioni di abitanti non è cosa semplice. Decine di volte ha sperato di averla ritrovata, decine di volte ha vissuto la delusione che non fosse lei. Estenuato ha deciso di mollare, di tornare in Francia e di ripartire con una nuova vita. Alla riunione incontra Jessica, madre di Lucas, un bimbo franco-giapponese, avuto da un uomo del luogo. I due, che condividono un destino comune, fanno amicizia. Sono in tanti a piangere un figlio di due culture. L’avvocatessa spiega: dal 2014 la convenzione dell’Aia ha richiesto al Giappone che vengano mantenuti i contatti tra i bambini ed entrambi i genitori, ma nella realtà la giustizia giapponese, per motivi culturali, raramente interviene nelle questioni famigliari. Bisogna portare pazienza, attendere, non perdere la calma (i giapponesi non sono propensi ad esternare i loro sentimenti), non fare scenate. Qualcuno suggerisce la fuga dal Giappone come unica alternativa.

Romain Duris

Una mattina, facendo il turno di Honda-San, un collega che si è dato malato, Jay porta a scuola una ragazzina con gamba ingessata e stampelle. Il suo viso gli appare familiare, la osserva dallo specchietto retrovisore con insistenza, lei non se ne accorge perché occupata a ripassare la lezione, davanti all’edificio qualcuno si avvicina per aiutarla a scendere e la chiama: Lily! Jay conferma che è sua figlia. Proprio quando ha perso la speranza l’ha trovata. Jay pospone la partenza, si presenta in ritardo alla firma del contratto per la vendita della sua casa, organizza tutto in funzione degli orari della figlia che segue dopo scuola al corso di nuoto, guardandola dall’alto come un normale genitore che la accompagna alle attività pomeridiane. Finché Honda-San è malato Jay si fa spostare il turno per viaggiare ogni mattina con Lily da casa a scuola. Prova a parlarle un po’, scopre che la ragazza parla un po’ di francese, sa che suo padre veniva dalla Francia ma non lo ha più visto da quando se n’è andato. Scopre così che Keiko, la sua ex moglie, ha raccontato solo bugie alla figlia per giustificare l’assenza-partenza dalla sua vita. Jay è cauto, capisce che a dirle la verità improvvisamente potrebbe venire male interpretato, preferisce passare del tempo con lei anche solo nella veste del suo tassista quotidiano. Ma Honda-San guarisce, è pronto a riprendere i turni della mattina, Jay lo va a cercare e gli racconta tutto, l’uomo si rivela solidale e si presta a scambiare la macchina e gli orari (cosa che l’azienda aveva vietato). Inizia così la ricerca da parte di un padre della conoscenza e di una relazione con la figlia tanto desiderata.

Lo spettatore parteggia col protagonista mentre lo accompagna nelle abitudini di un paese orientale organizzato e strutturato, rigidamente chiuso in regole e modalità distanti anni luce dalla vena più accesa e calorosa più tipica degli europei: Jessica si ubriaca, canta ad alta voce, si lascia andare, Jay ha imparato a contenersi in pubblico, non beve perché ogni mattina, prima di mettersi alla guida, deve fare il test etilico obbligatorio, in Giappone ci sono canoni precisi per ogni cosa, ci sono leggi e normative rigide alle quali è cruciale attenersi, soprattutto se si è stranieri.

Trama lineare, sviluppo equilibrato, regia sicura, recitazione esatta, Une part manquante (Ritrovarsi a Tokyo) racconta a pieno il senso della genitorialità pretesa a tutti i costi, nella declinazione della fragilità umana davanti a difficoltà quasi insuperabili attraverso il personaggio di un padre – Romain Duris bravo come sempre, anche di più (impressionante la disinvoltura con cui recita in giapponese) – consumato nell’attesa che il fato gli diventi favorevole.

Ispirato a una storia vera.

In sala dal 30 aprile.


Ritrovarsi a Tokyo (Une part manquante )- Regia: Guillaume Senez; sceneggiatura: Guillaume Senez, Jean Denizot; fotografia: Elia Kirschfink; montaggio: Julie Brenta; musica: Olivier Marguerit; interpreti: Romain Duris, Judith Chemla, Mei-Cimemasuki, Tsuyu Shimizu, Patrick Deschamps, Morino Agata, Shungicu Uchida, Yumi Narita, Shinnosuke Abe; produzione: Les Films Pelléas, Versus Production, France2 Cinéma, RTBF, Proximus, Yoo et Be tv, Savage Film; origine: Francia, Belgio, 2024; durata: 98 minuti; distribuzione: Teodora Film.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *