September 5 – La diretta che cambiò la storia di Tim Fehlbaum

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Un compendio di ambienti claustrofobici, stretti corridoi e sale gremite di schermi ed operatori che li fissano, immersi in un clima di altissima tensione. L’emittente sportiva ABC, incaricata di fornire copertura alle competizioni olimpiche, si ritrova a raccontare qualcosa di più grande di lei, ma è decisa a non cedere la palla alla BBC e, con essa, la possibilità di narrare uno dei momenti più drammatici e spaventosi della storia delle comunicazioni televisive.

Perché questa è la prima volta nella storia in cui un simile evento viene trasmesso in mondovisione.

La vicenda è ben nota: il 5 settembre 1976, undici atleti israeliani vengono sequestrati da un commando di guerriglieri (o dobbiamo chiamarli terroristi? Si chiede uno dei personaggi: “La parola terrorista porta con sé significati pericolosi. Al momento, meglio non utilizzarla“, è la risposta). La vicenda tiene l’intero pianeta con il fiato sospeso. Quasi un miliardo di persone assiste alla diretta, mentre le informazioni si fanno sempre più confuse, concitate e contraddittorie.

Il film restringe il proprio raggio d’azione e si concentra esclusivamente sugli interni, adottando quasi per intero il punto di vista degli incaricati di gestire la diretta e fornire aggiornamenti e informazioni attendibili in tempo reale, con la maggior celerità possibile. Le immagini trasmesse rischiano di sabotare l’operato di una polizia che sta tentando di effettuare operazioni ad altissimo rischio per cogliere di sorpresa i terroristi. La stessa polizia, a causa di un cavillo burocratico, non può agire al massimo delle sue capacità. Nel frattempo, a pochi metri, i giochi continuano come se nulla fosse. Il tempo scorre al contempo lento e velocissimo; un primo ultimatum viene spostato di qualche ora, poi il caos: i terroristi sentono che la situazione sta andando fuori controllo, la richiesta di un aereo per fuggire. Infine, due notizie, in rapida successione, la prima, falsa, produce prematuri festeggiamenti ed entusiasmi, la seconda, vera e definitiva, termina la faccenda nella maniera più brutale possibile.

Tutto questo lo viviamo attraverso l’interno di una cabina di regia fatta di flussi video ormai desueti: telecamere enormi da posizionare in punti strategici, bobine da sostituire e da infiltrare all’interno di luoghi off-limits. L’operazione mediatica dietro le quinte viene gestita da tre uomini: il presidente Roone Arledge, (Peter Sarsgaard) la cui filosofia e azioni sono sempre volte ad ottenere una reazione emotiva dagli spettatori – ogni mezzo è lecito – a cui fa da contraltare Marvin Bader, (Ben Chaplin) il capo delle operazioni, mosso da un’etica morale più scrupolosa. I due si troveranno presto a dover dirimere in fretta diversi disaccordi. Il terzo uomo, Geoffrey Mason (John Magaro), a capo della cabina di regia, dovrà invece dirigere l’enorme operazione della diretta, a causa della mancanza di colleghi più esperti. Questi tre cardini stabiliscono il flusso di informazioni e la narrazione con cui l’evento verrà presentato. Al di là delle telecamere, un conduttore (Jim Mccay il cui volto è diventato celebre dopo i nefasti accadimenti) riceve attraverso l’auricolare istruzioni su ciò che sta accadendo e su cosa deve dire, mentre la regia si occupa di inquadrare ora lui, ora immagini in diretta dei terroristi, ora interviste rubate, ora testimonianze telefoniche con aggiornamenti lampo, in un incredibile susseguirsi di continue improvvisazioni e contrordini. In questo dialogo tramite auricolari con il conduttore si trova uno degli elementi più geniali del film: Jim Mccay infatti, non è interpretato da un attore, vengono usate le reali immagini del conduttore mentre parla in diretta, che vengono fatte dialogare con i suggerimenti dati dai personaggi dietro le quinte, in questo caso interpretati dagli attori, il dispositivo funziona alla perfezione, chi non conosce il celebre conduttore, si convince, alla fine del film, che si tratti anch’esso di un attore (e pensare che a due settimane dall’uscita del film, gli autori non avevano ancora ottenuto i diritti all’utilizzo delle immagini di Jim).

L’ultima figura chiave è Marianne (Leonie Benesch), membro della squadra incaricata ad effettuare traduzioni dal tedesco, che acquisirà un’importanza vitale con il suo incarico di intercettazione del feed radio della polizia.

L’area grigia di dubbia moralità è il campo di gioco nel quale si muovono questi personaggi, sinceramente preoccupati per il destino degli ostaggi ma anche estremamente euforici e consapevoli di avere tra le mani uno degli spettacoli più straordinari del secolo. La sceneggiatura e la regia non si soffermano eccessivamente su riflessioni riguardo al cinismo o alla meschinità dei personaggi che lavorano in televisione, del resto le azioni e le decisioni sono piuttosto eloquenti. L’aderenza alla realtà impedisce la sublimazione metafisica a cui si assiste, ad esempio, nei personaggi di Quinto potere (1976) diretto da Sidney Lumet, trasfigurati e mostruosamente deformati dallo spettacolo. Abbiamo più l’impressione di uomini che si muovono d’istinto e attraverso atteggiamenti introiettati, e che non lasciano spazio a troppe speculazioni di ordine morale. Il risultato è ottenuto attraverso una regia attenta, che lascia poco margine a questo tipo di elucubrazioni.

Ed è proprio questa essenzialità a rendere il film un prodotto intelligente e necessario, dandoci il tassello mancante sui fatti del 5 Settembre.

Vi proponiamo ora un avvincente percorso filologico attraverso tre opere che hanno esplorato l’accaduto: già, perché se guardassimo Munich (2005) al termine di questo film, si produrrebbe una straordinaria continuità tra i due lavori: il film di Spielberg sembra riprendere esattamente da dove lascia questo September 5. Dopo la doppia visione, consigliamo infine ovviamente il documentario di Kevin McDonald, One Day in September,(1999) il documentario meglio realizzato in circolazione sugli eventi di Monaco, nei confronti del quale entrambi i lavori sono debitori.

In sala dal 13 febbraio 2025.


September 5 – La diretta che cambio la storia  (September 5)Regia: Tim Fehlbaum; sceneggiatura: Moritz Binder, Tim Fehlbaum, Alex David; fotografia: Markus Förderer; montaggio: Hansjörg Weißbrich; musiche: Lorenz Dangel; interpreti: Peter Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker; produzione: Philipp Trauer, Thomas Wöbke, Tim Fehlbaum, Sean Penn, John Ira Palmer, John Wildermuth; origine: Germania/ Stati Uniti, 2024; durata: 94 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.

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