Teatro: Fanny di Rebecca Déraspe per la regia di Silvio Giordani

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Dal 26 al 30 marzo al Teatro Roma per la regia di Silvio Giordani è andato in scena, a due anni dal suo primo debutto Fanny, lo spettacolo teatrale tratto dal testo dell’autrice canadese Rebecca Deraspe.

La pièce ruota attorno alla coppia di cinquantenni Fanny (Maria Cristina Gionta) e Dario (Adriano Evangelisti), innamorati, sereni, senza figli.  La loro quotidianità viene stravolta dall’arrivo improvviso di Alice (Camilla Puija) una ragazza molto impulsiva e diretta alla quale i due affittano una stanza, forse nel tentativo di colmare il desiderio genitoriale di entrambi mai realizzato. Alice, vivace studentessa, parla senza filtri, è fin troppo spontanea e impulsiva e lentamente fa crollare il fasullo mondo di certezze della coppia

Il formalismo e la vita della donna vengono stravolti e Fanny, incuriosita e scossa dalle idee progressiste di Camilla, si lascia travolgere dalle giovani compagnie della ragazza riscoprendo una rinnovata consapevolezza del suo ruolo sociale di donna.

La scoperta non è immediata: inizialmente la donna è perplessa di fronte ai toni provocatori e ribelli di Camilla. Cercano un dialogo, si scontrano, trovano una mediazione. Poi Camilla fa un passo verso di lei.

Comincia una sfida e al tempo stesso un dialogo tra generazioni: Alice porta Fanny nel suo mondo, fatto di evasione, ma anche di consapevolezza e impegno civile. E in una sera di divertimento arriva la svolta interiore di Fanny.

L’ambiente confuso e affollato della discoteca parla allo spettatore: il locale è un luogo non luogo dalle luci soffuse in cui tutti sono uniti da un particolare: indossano scarpe rosse   e dall’alto di un palchetto improvvisato ci ricordano che “si è consumato il quattordicesimo femminicidio” insabbiato nell’indifferenza generale.

Nella donna e nella mente dello spettatore si rompe un equilibrio precostituito e dalla commedia si passa a toni più riflessivi e pacati.

La mente di Fanny si accende, viene praticamente stravolta.  Non comprende il suo stato di intorpidimento mentale, non capisce perché fino a quel momento le notizie delle donne uccise da mariti/compagni non abbiano destato in lei alcuna reazione.  Eppure, è successo.

Improvvisamente Fanny sembra vivere in una nuova pelle: diventa più “impegnata”, partecipa a dibattiti con giovani e giovanissimi cercando di scuotere altre menti e costruendo un dialogo costruttivo con l’esterno.

L’acquario di casa, davanti al quale Fanny si apre ed esprime il suo pensiero, diventa il contenitore della sua evoluzione, lo sguardo del suo cambiamento interiore. È la sua coscienza che parla, si rinnova, evolve, si trasforma.

La rottura di Fanny, dapprima interiore, lentamente coinvolge anche la coppia, vissuta non più in modo convenzionale, ma con uno sguardo tutto nuovo, che abbraccia e comprende le sfumature. Fanny decide di andare a vivere da sola, ma non per mancanza di amore, perché vuole ridisegnare i suoi spazi e i limiti del rapporto di coppia.

Un bel testo originale, fresco e pieno di spunti sostenuto da valide interpretazioni degli attori: Maria Cristina Gionta nelle vesti di Fanny incarna efficacemente l’improvvisa evoluzione interiore e l’accettazione delle novità, mentre Adriano Evangelisti, molto naturale sul palco, si muove a suo agio nel mostrare le perplessità dovute al cambiamento mostrato dalla compagna di vita.

In scena spicca Camilla Puijo, la ribelle e talvolta fragile Alice.


Fanny di Rebecca Déraspe; regia: Silvio Giordani; scene:  Mario Amodio, costumi:  Lucia Mariani, disegno luci: Marco Macrini; interpreti: Maria Cristina Gionta, Adriano Evangelisti, Camilla Puja, Francesco Nuzzi, Angela Accarino, Anita Farina, Carmine Cacciolla, Alessandro Chiodini, Flavia Ferri, Nicole Desiderioscioli, Chiara Iaccarino, Chiara Silano.

 

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