Made in Dreams – L’italiano che ha costruito l’America di Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto

E pensare che per qualche ingenuo i documentari non sarebbero cinema con la c maiuscola… Questo piccolo grande film dimostra ancora una volta che è vero proprio il contrario: nell’epoca del cinema dopato dalla CGI, serializzato dalla superfetazione di sequel e remake, e assediato dalle derive incontrollabili della IA; il documentario è forse oggi la forma più pura di quello che continuiamo a chiamare cinematografo.
Si tratta di Made in Dreams – L’italiano che ha costruito l’America, diretto da Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto; due registe giovani, brave e intraprendenti che oltre a dirigere il film lo producono con le rispettive case di produzione: Daitona che Signorelli ha fondato nel 2006 con Lorenzo Giovenga e Lorenzo Lazzarini e Preston Witman Productions”che Cecilia Zoppelletto guida da Londra. Ecco perché, prima di iniziare a raccontare il nostro punto di vista, cediamo loro volentieri la parola:“Dentro la storia di Amadeo Peter Giannini c’è tutto il senso del suo tempo e paradossalmente anche del nostro: l’incertezza per il futuro, la sfiducia nei sistemi di credito costruiti da e per i potenti, gli ostacoli di una quotidianità sempre più divisiva. Ma c’è anche e soprattutto qualcosa che forse oggi abbiamo purtroppo messo da parte: l’importanza di una visione etica del sistema bancario e il potere straordinario dei sogni per costruire insieme un mondo migliore.”
Ben detto, ma andiamo per ordine. In occasione del 120° anniversario della fondazione di Bank of Italy, la prima banca a concedere ai migranti un accesso etico al piccolo credito, che poi diverrà Bank of America; le due registe-produttrici (assieme ai loro sodali) decidono di raccontare la storia del suo fondatore, il suddetto Amadeo Peter Giannini, “un connazionale visionario che ha permesso a milioni di persone di vivere il Sogno Americano.” Lo fanno principalmente attingendo a quella miniera d’oro che sono gli archivi audiovisivi (materiali di repertorio assolutamente inediti provenienti dall’Academy, dalla Library of Congress, il Bison Archives, l’Istituto Luce e dagli archivi personali delle famiglie) che Signorelli e Zoppelletto legano con un filo rosso affidato alla brillante performance di un narratore eccezionale, l’orvietano Giorgio Cantarini, che esordì ancora bambino nel ruolo di Giosuè ne La vita è bella di Roberto Benigni.

Amedeo Giannini

A quanto si apprende dalla lettura del press-book, il primo seme di Made in Dreams fu piantato ai tempi della pandemia da Covid-19, dunque sembrerebbe non aver nulla a che vedere colla sterzata sciovinista impressa alle nostre storie da Tele-Meloni e dintorni: il recente proliferare di opere audiovisive che si sono incaricate di dare lustro a certi uomini leggendari della storia nazionale più o meno recente, come Goffredo Mameli e Guglielmo Marconi. Di certo però questo doc. tratteggia il ritratto di un uomo capace di generare il legittimo sentimento d’orgoglio di sentirsi italiani (e non solo di esserlo, parafrasando Gaber), quello di Amadeo Peter Giannini, che viene qui un po’ pomposamente (ma senza andare troppo lontano dal vero) definito “l’italiano che ha costruito l’America”; il banchiere italo-americano che tiene assieme la fondazione di Hollywood, Walt Disney, il Golden Gate Bridge e il Piano Marshall.
Il film inizia con due didascalie che ci buttano in faccia un coincidenza storica che è alla base della vicenda qui narrata, e sulla quale non si è forse ancora riflettuto abbastanza: l’Unità d’Italia (proclamata nel 1861) e la Guerra di Secessione americana (che termina nel 1865) accadono in una contemporaneità quasi coincidente. I due fatti (anche a causa di una nuova legge approvata dal congresso Usa) daranno la stura a un’immigrazione cospicua dal nostro Paese al Nuovo mondo (entro il 1920 – ci informa ancora una didascalia di Made in Dreams – oltre 4 milioni di italiani si recano in America alla ricerca di una vita migliore) che darà rilevantissimi frutti sociali, politici, artistici e pure cinematografici: si pensi solo a due nome eminenti della New Hollywood come Martin Scorsese e Francis Ford Coppola.
Questo interessantissimo doc. è anche la loro storia: storia di pregiudizi e discriminazioni, che abbiamo spesso origliato vedendo certi film in versione originale, che qui vengono elencati nella loro fredda e impietosa etimologia ostile: “guinea” come un maiale, “greaseball” palla di lardo, “guido” come il ciuffo e via deprecando. E poi c’è un altro vocabolo “Dago”, che ha ancor di più a che fare con Made in Dreams.
Occhio alle date, dopo quelle seminali sopra ricordate, ce ne è un’altra, fondamentale per la Storia degli Stati Uniti e per la storia che stiamo descrivendo: la scoperta dell’oro del 1859, che diede la stura alla conquista del west e alla cosiddetta “gold rush”, La febbre dell’oro, che per restare al cinema è anche il titolo di uno dei più celebri film di Charlie Chaplin (il quale, come scopriremo a breve, ha moltissimo a che fare con quanto andiamo scrivendo). E qui il mito è davvero dietro ogni fotogramma, che evoca insieme la Storia e la storia del cinema; grazie alle preziosissime immagini di repertorio, che ci mostrano struggenti scene di saloon pieni zeppi di cowboy col cappello d’ordinanza, da un punto di vista inedito.
Poi interviste in stile “talking heads” che raccontano storie viste e riviste, con l’innocenza della prima volta, spogliate cioè della leggenda di cui la “fabbrica dei sogni” hollywoodiana le ha sempre circonfuse: il gioco d’azzardo, il pianista su cui – con buona pace di François Truffaut – possibilmente non tirare, e le donnine allegre (qui le definiscono “alternative entertainment”) per alleviare la fatica bestiale della vita in miniera degli immigrati.
Tra loro c’è anche il padre del nostro protagonista, Luigi Giannini, un contadino ventenne di Favale di Malvaro, piccolo comune della città metropolitana di Genova. Una città da cui prima di Giannini partirono per lo meno due italiani eminenti: Cristoforo Colombo e Dolly la mamma del regista Frank Capra, come ci svela la Presidente del Centro Studi Amadeo Peter Giannini, Cristina Bolla. Sentiremo ancora le testimonianze delle biografa del nostro protagonista, Francesca Valenti e quella della nipote (figlia del figlio) Virginia Hammerness Giannini; e poi ancora, agricoltori, poliziotti, medici e ristoratori, tutti legati da un filo comune: la stretta di mano di Amadeo Peter Giannini, che ha permesso alle loro famiglie di iniziare una nuova vita.
A causa della tassazione extra cui erano soggetti gli immigrati, la miniera non è più redditizia per i Giannini, ma Luigi capisce al volo che il vero oro è la California: fonda un hotel per immigranti dove nasceranno Amadeo e i suoi fratelli. Dopodiché, trovandoci nel leggendario far west”, il gunfire è il minimo che possa capitare in una storia come questa: una sparatoria, magari a colpi di colt come ne abbiamo viste a centinaia nei western, gli porta via il padre in giovane età, costringendolo a diventare adulto dall’oggi al domani. Questo evento traumatico e l’avvento del padrino, un uomo d’affari rilevante a San Francisco, dà la stura all’attività economica del piccolo Amadeo, dentro un racconto epico che ricorda un’altra epopea che ha tenuto banco negli ultimi mesi, quella dei Florio de I leoni di Sicilia.

Ancora date, didascalie: nel 1904 Amadeo Giannini fonda la Bank of Italy per concedere prestiti alla vasta massa di immigrati italiani che continuano a riversarsi sulle coste degli Stati Uniti. Successivamente, spaventose immagini d’archivio ci portano dentro il terribile terremoto che nel 1906 colpì San Francisco; una sciagura immane che per il nostro aspirante tycoon si trasforma in un ulteriore espediente per far crescere il proprio incredibile impero finanziario.
Poi arriva il cinema, quello vero: nel 1912 in California, arriva la Essenay la casa di produzione dei primi film di Charlot, che si trasferisce da Chicago sulla west cost per via del clima mite: è l’inizio di un mito. I “serials” avventurosi della saga di Broncho Billy; e poi, naturalmente, Charlie Chaplin, che gira in questi anni capolavori come The Tramp (Il vagabondo), il film che fa decollare la sua carriera.
Come fossimo in Babylon di Damien Chazelle (che si ispira peraltro all’imprescindibile Hollywood Babilonia di Kenneth Anger), Made in Dreams ci racconta così anche la genesi di Hollywood, tra l’invenzione dei primi proiettori e la nascita dei Nickelodeon. Perché tra le tante sue virtù Giannini ha anche quella di fidarsi dei pionieri della Settima arte, che avevano bisogno di liquidi per avviare le loro intraprese rocambolesche.
Quando il cinema era ancora una scommessa tutta da decifrare, a metà strada tra lo spettacolo di saltimbanchi e la lanterna magica, l’imprenditore italo-americano ne intuisce le potenzialità, con una non comune lungimiranza: si lega alla United Artists di Douglas Fairbanks & Co., finanzia Il Monello di Chaplin, fornisce una chance a due “paisà” come lui che si faranno strada come Frank Capra e Vincente Minnelli e infine cambia la vita a un certo Walt Disney, aiutandolo a prodursi il suo primo lungometraggio, Biancaneve e i sette nani.
Ci sarà ancora tempo per costruire il Golden Gate Bridge, che collega San Francisco col resto del mondo e per partecipare al Piano Marshall per ricostruire l’Europa distrutta dalla guerra; ma per noi può bastare così. Non conoscevamo l’avventurosa storia di questo connazionale illustre, e siamo grati ai suoi autori per avercela così sagacemente raccontata.

In sala dal 6 giugno 2024


CREDITS & CAST

Made in Dreams L’italiano che ha costruito l’AmericaRegia, soggetto e sceneggiatura: Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto; fotografia: Daniele Trani; montaggio: Francesco Alino Guerra; musica: Gualtiero Titta; interpreti: Giorgio Cantarini, Virginia Hammerness Giannini, Francesca Valente, Hillary Colyer, Ubaldo Crino, Cristina Bolla, David Nastari, Jennifer Matteoli, Alex Giusti; produzione: Daitona, Preston Witman Productions; origine: Italia/Gb, 2024; durata: 73 minuti; distribuzione: Daitona.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *