Come non ricordare Eleonora Duse (1858-1924), una delle figure-chiave più emblematiche nella storia del teatro italiano (ma non solo), di cui si è celebrato, l’anno scorso, il centenario della scomparsa, avvenuta a Pittsburgh negli Stati Uniti dove la grande attrice si trovava in tournée. Ci ha pensato una sua brava collega, Sonia Bergamasco che ha firmato il documentario Duse – The Greatest, un’opera con cui si esplora il mistero e il fascino di questa straordinaria e rivoluzionaria interprete. Presentato in anteprima in tempo per il centenario dalla morte alla passata Festa del Cinema di Roma, ora anche in sala (vedi sotto), il film rappresenta un viaggio molto ben approfondito attraverso la vita e l’eredità artistica de Eleonora Duse, offrendo una riflessione sul significato profondo della recitazione e sulla sua evoluzione nel tempo.
Conoscevamo già dal suo lavoro di interprete la bravura e la sensibilità di Sonia Bergamasco e tali doti le ritroviamo pari pari alla sua prima prova di regia in questa opera che si contraddistingue per il suo approccio insieme appassionato e poetico con cui si rievoca, in modo molto partecipe, la Duse non soltanto come attrice, ma anche come donna alla continua ricerca della propria autenticità dentro e fuori il palcoscenico. Da ciò anche il taglio del lavoro di Bergamasco che evita la classica narrazione cronologica, preferendo invece un percorso più evocativo e intimo, quasi rapsodico e a collage, dove la voce narrante della regista stessa si intreccia a immagini d’archivio e a letture di lettere, oltre a riportare testimonianze di esperti e professori di teatro e di cinema – e non manca, poi, la partecipazione di un gruppo di attrici-amiche. La scelta di far emergere la personalità della grande star teatrale attraverso le sue stesse parole, lette dalla regista, permette così allo spettatore di poter entrare in contatto, senza troppa enfasi didattica, con il laboratorio, con il mondo interiore e le riflessioni sulla vita e sull’arte della Duse.
Attraverso un montaggio fluido e suggestivo, il film vuole allora restituire la grandezza di un’artista che ha rivoluzionato il modo di recitare a teatro, introducendo una profondità psicologica e un realismo espressivo che ha influenzato nel tempo attori e registi di tutto il mondo. La Duse, infatti, si era distinta all’epoca, ad inizio Novecento, per la sua capacità di incarnare i personaggi da lei messi in scena con un’intensità emotiva senza precedenti, rifiutando l’enfasi declamatoria e la gestualità esasperata, tipica della sua epoca, per adottare e sviluppare, invece, uno stile insieme più realistico e intimista.
Uno degli aspetti centrali del cammino di scoperta del film della Bergamasco sta nell’utilizzo di rari materiali d’archivio, tra cui fotografie, lettere, articoli di giornale oltre alle immagini del film muto Cenere (1916) di Febo Mari – tratto dall’omonimo romanzo (1904) di Grazia Deledda e presente anche su YouTube, che ci permettiamo di consigliare caldamente -, unica testimonianza visiva dell’arte recitativa di Eleonora Duse che poi è rimasta, malgrado il suo interesse per il nuovo medium, la prima e ultima apparizione nella nascente Settima Arte.
Il documentario è, inoltre, impreziosito dalle testimonianze di grandi attrici internazionali come Ellen Burstyn e Helen Mirren, che raccontano come l’eredità della diva italiana abbia influenzato la loro concezione della recitazione, facendoci così intuire la luce riflessa che la sua arte ha trasmesso alla posterità. Perché il suo stile innovativo, il suo rifiuto della celebrità e la sua dedizione assoluta all’arte scenica hanno costituito un esempio e una grande fonte di ispirazione per le successive generazioni di attori e registi.

Evitando qualsiasi concessione all’agiografia, Duse – The Greatest è diventato allora un ritratto personale e sincero oltre che ottimamente documentato della diva lombarda, nel quale ci si possono perfino concedere alcune “licenze poetiche”, per esempio la quasi totale mancanza di un qualsivoglia approfondimento sulla travagliata storia d’amore con Gabriele D’Annunzio che comunque ha pesato nella vita e probabilmente anche nell’arte della Duse.
In attesa di poter vedere il prossimo film di Pietro Marcello, dove si narrerà l’ultima stagione della celebre attrice attraverso gli occhi di sua figlia, seguiamo, nel finale del documentario di Sonia Bergamasco, la testimonianza di Valeria Bruni Tedeschi che ne è l’interprete, di come abbia approcciato e sentito un ruolo così difficile e impegnativo. Sarà di sicuro un film importante e probabilmente sorprendente, quello di Marcello, intanto godiamoci questo Duse – The Greatest che ne rappresenta una ottima introduzione. Assolutamente da non perdere – e non soltanto per gli amanti del teatro.
In sala dal 3 febbraio 2025. Come in una tournée teatrale, Sonia Bergamasco presenterà il suo documentario nei cinema di molte città italiane. Qui il calendario delle proiezioni.
Duse – The Greatest – Regia: Sonia Bergamasco; sceneggiatura: Mariapaola Pierini, Sonia Bergamasco; fotografia: Cristiano Di Nicola, Lorenzo Squarcia; montaggio: Federico Palmerini; musica: Rodrigo D’Erasmo; interpreti: Annamaria Andreoli, Sonia Bergamasco, Valeria Bruni Tedeschi, Elena Bucci,Ellen Burstyn, Federica Fracassi, Fabrizio Gifuni, Ferruccio Marotti, Helen Mirren, Emiliano Morreale, Mariapaola Pierini, Caterina Sanvi, Mirella Schino, Giuditta Vasile; produzione: Propaganda Italia, Luce Cinecittà, Quoiat Films; origine: Italia, 2024; durata: 98 minuti; Distribuzione: Luce Cinecittà.