La ragazza ha volato di Wilma Labate

  • Voto

Al centro dell’intreccio de La ragazza ha volato di Wilma Labate – presentato l’anno scorso nella Sezione “Orizzonti” del Festival di Venezia e ora in uscita nelle sale  – c’è una grande solitudine interiore. Si tratta anzitutto di una  forte chiusura della protagonista dovuta all’età e intrinsecamente connessa a una solitudine esistenziale, legata al temperamento della protagonista,  Nadia , che sembra distante da tutti, incapace di avere contatti profondi con il mondo e poco entusiasta della vita.

Gli autori della sceneggiatura, i fratelli D’Innocenzo (assieme alla regista), già registi di Favolacce e America latina, regalano al film di Wilma Labate  le sfumature sciatte e non ben definite di una Trieste poco comunicativa e fredda, dove si ambienta e si sviluppa l’intreccio.

Una città algida e poco accogliente fa quindi da sfondo a un dramma che viene mostrato in maniera molto realistica e senza mezza termini.

Nadia, interpretata da una bravissima Alma Noce, già  vista ne Gli anni più belli (2020)   di Gabriele Muccino, è una ragazza piuttosto matura per la sua età, dallo sguardo malinconico e a tratti assente che sembra mancare in modo totale di leggerezza e spensieratezza; è un adolescente chiusa, introversa e inserita in un nucleo familiare sciatto che appare disfunzionale. Nadia comunica soprattutto con lo sguardo tagliente, raramente sorride e ha pochissimi contatti con gli adolescenti e con i ragazzi della sua età.
Parla poco anche con i suoi familiari e non ha amici che possano supportarla o regalarle qualche momento di spensieratezza. Il suo atteggiamento distante e solitario cela in realtà la necessità di dialogo e il bisogno di  confronto,  che  purtroppo sembra non trovare nella sua apatica e distante famiglia.
Proprio per questo  lei sembra poco interessata a ciò che le accade intorno. Vive tutto dentro,  sentendo nel profondo un disagio al limite tra la noia e l’ apatia adolescenziale ed è -oltretutto-   inserita in un difficile contesto di periferia che offre poche possibilità di sbocchi e di cambiamenti in positivo.
In questo contesto decisamente poco stimolante la sfortunata protagonista, rimasta incinta dopo un terribile stupro agito per mano di un ragazzo apparentemente educato e dai modi garbati, decide, malgrado tutto, di tenere il figlio.
Nadia si incammina in un percorso doloroso e vive, a conti fatti,  un trauma che deve risolvere con se stessa perchè il mondo attorno a lei sembra cieco e sordo.
In questo nucleo, viene fuori soprattutto l’assenza del contesto familiare, presente ma tratteggiato in maniera non evidente: le persone più vicine a Nadia (la mamma e la sorella, il padre ancor meno) sembrano poco empatiche, disinteressate  e poco connesse al suo mondo interiore.
Unico spunto di relazione è il dialogo di Nadia con la mamma che una sera le dice” tua sorella è sempre nervosa, tu invece sei come me, tieni tutto dentro“.
Da questo si intuisce sicuramente la possibilità di esplorare la relazione con la figlia, ma l’ episodio rimane isolato e il rapporto, fatto di lunghi silenzi, di interruzioni comunicative e di scambi di sguardi a volte fugaci,  rimane accennato.
I rapporti e le relazioni nel nucleo familiare e nel contesto scolastico (solo accennato) avrebbero potuto essere quindi approfondite, evidenziando maggiormente i caratteri e le sfumature degli altri protagonisti, che rimangono sempre sullo sfondo dell’ intreccio.
La prima parte del film è costruita in maniera molto efficace e viene fuori in modo evidente  sia l’ ingiustizia subita da Nadia per mano di un’adolescente rabbioso e pieno di sé, sia la sua imprevedibile  reazione, destinata a sigillare un segreto indicibile.
Nel silenzio e nella chiusura di Nadia è in fondo  custodita la chiave della sua scelta: la protagonista crea una barriera con il mondo e nella sua introversione,  rinasce e decide di non soccombere agli eventi
Nel chiudere a chiave la porta del suo segreto, la protagonista trova la forza di combattere un mostro interiore altrimenti difficile da vincere  e sceglie, consapevolmente, la vita.
La ragazza ha volato, è una storia drammatica e  molto realistica che non si focalizza soltanto sul disagio interiore adolescenziale della protagonista ma mostra anche la possibilità,  pur vivendo un trauma quasi impossibile da superare e da sciogliere, di trovare possibili vie d’uscita e di rinascita in un contesto poco stimolante e sciatto, sia emotivamente che culturalmente.
In sala dal 23 giugno

La ragazza ha volato –  Regia: Wilma Labate; sceneggiatura: Damiano D’ Innocenzo, Fabio D’Innocenzo, Wilma Labate; fotografia: Sandro Chessa; montaggio: Mario Marrone; interpreti: Alma Noce, Luca Zunic, Rossana Mortara, Massimo Somaglino,  Livia Rossi; produzione: Tralab Srl, Nightswim Srl con Rai Cinema, in coproduzione con Staragara Institut, in associazione con Gianluca Arcopinto Srl, con il supporto di Friuli Venezia Giulia Film Commission e il sostegno del Mic; origine: Italia/Slovenia, 2021; durata: 93′; distribuzione: Adler Entertainment.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *