Lynch/Oz, il nuovo documentario diretto da Alexandre O. Philippe, regista cinefilo svizzero che vanta nella sua filmografia una pletora di lavori sul cinema (che parlano di alieni, esorcisti, Hitchcock, Lucas o di William Shatner), è un lavoro complesso e assertivo.
Partendo dalla considerazione per la quale il racconto cinematografico del Novecento trova un suo snodo fondamentale ne The Wizard of Oz (Il Mago di Oz), il film di Victor Fleming del 1939 (metafora di tutto quello che è successo e di quello che deve ancora succedere) il regista in sei densi capitoli ognuno dei quali narrato e commento da una serie di autori di gran nome (tra i quali John Waters, Rodney Asher, Karyn Kusama, David Lowery) cerca e svela le assonanze tra il cinema di David Lynch ed il film in questione.
Che Il Mago di Oz (film che viene ancora trasmesso ogni anno, in occasione del Natale, nelle televisioni americane) sia stato una fonte fondamentale di ispirazione per il regista nato nel Montana nel 1946, e autore di alcuni capolavori indiscussi della storia del cinema, è questione nota, dibattuta e lui stesso la ha ammesso pubblicamente. Farci sopra un film nel quale è solo questa la chiave fondamentale interpretativa del lavoro di Lynch, potrebbe sembrare un esercizio di stile che lascia il tempo che trova. Forse sì o forse no.
Il Mago di Oz, infatti, come afferma lo storico del cinema Franco La Polla, lo possiamo inserire all’interno di una cinematografia che si è sviluppata in un determinato periodo storico e di una “ideologia” che mira a ribadire la visione che gli Stati Uniti volevano dare di loro stessi “senza che tale visione fosse necessariamente l’obiettivo primario dell’opera, ma senza la quale l’opera risulterebbe svuotata di ciò che maggiormente la qualifica al di là del valore intrattenitivo delle sue componenti (musica, danza, canto, etc.)”.
Una l’ideologia che mirava a privilegiare i valori della famiglia, il ritorno a casa dove la casa è il posto migliore nel quale vivere. Tematiche che nei film di Lynch ovviamente esistono, ma dove ne sono totalmente stravolte.
Sembra cioè che mentre Judy Garland (1922-1969), la celebre ma sfortunata interprete del Il Mago di Oz, decida di vivere on this side of the rainbow, Lynch, rielaborando tutti gli stereotipi del cinema e dell’arte americana, ci ha insegnato che il posto migliore dove posizionarsi è proprio dentro l’arcobaleno, dove i colori ci fanno impazzire e ci costringono a guardare le cose da prospettive inimmaginabili.
Resta comunque il fascino di vedere come il film di Fleming venga inserito all’interno del cinema lynciano e più in generale nella grande tradizione cinematografica americana, cosa che, per chi ama il suo lavoro e il suo universo (ma non solo), è una opportunità molto preziosa. Un documentario, in ogni caso, per cinefili ad alta caratura.
In sala il 15-16-17 maggio 2023
Lynch/Oz – Regia e sceneggiatura: Alexandre O. Philippe; fotografia: Robert Muratore; montaggio: David Lawrence; musica: Aaron Lawrence; produzione: Kerry Deignan Roy Exhibit A Pictures; origine: Usa, 2022; durata: 108 minuti; distribuzione: Wanted Cinema.