Presentato in anteprima nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma 2024, Marko Polo indaga l’anatomia di un fallimento e di una nuova rotta, estremi di una stessa realtà. Un viaggio, quello di Elisa Fuksas, che affronta due momenti interiori differenti e al tempo stesso paralleli: il rapporto con la sua fede, che vacilla, riprende vigore, rinasce e il travaglio creativo della protagonista, che, dopo ben sei stesure ha visto il suo progetto artistico naufragare completamente.
“Anche quando pensi di non credere più in Dio, Dio continua a credere in te”
E allora i dubbi artistici si intrecciano con i dilemmi spirituali creando anarchia, confusione, claustrofobia.
Elisa Fuksas riflette, divaga, analizza continuamente la sua crisi che vive in un traghetto, un luogo senza consistenza né tempo, con destinazione Medjugorje.
Il “Marko Polo” è un traghetto passeggeri della compagnia di navigazione croata Jadrolinija. Faceva la spola tra Spalato e Ancona, ma nel nuovo film di Elisa Fuksas al suo posto c’è il più moderno “Zazà” della Moby, teatro dei demoni interiori dei protagonisti.
L’atmosfera del film è straniante, quasi inquietante, a tratti le riflessioni continue sembrano non riuscire ad approdare ad alcun lido.
Eppure, c’è qualcosa di sincero e di reale nella confusione quasi anarchica che trasmette la regista, convertitasi al cattolicesimo a 37 anni con battesimo d’obbligo, “Per anni ho cercato di raccontare come si diventa cristiani, poi come si resta cristiani. Volevo fare un dramma comico, un film sulla Fede: la mia”.
L’imbarco sulla nave della Fuksas, di sua sorella, dell’attore mascherato Flavio Furlo e della co-sceneggiatrice in una nave desolata diventa lo spunto per un continuo viaggio tra antefatti, confessioni, salti temporali e apparizioni. Il film, a metà tra un documentario e un flusso di coscienza che non smette di punzecchiare l’autrice, si interroga se il fallimento di un progetto, non significhi, in qualche modo, la possibilità di ricominciare. “Marko Polo, se vogliamo, è una liturgia. Un funerale di un film che non è mai esistito”.
La voce della coscienza, simbolicamente quella della Madonna, è l’ombra sempre presente e accompagna per mano la protagonista nei suoi silenzi, nei suoi dilemmi e nei dubbi spirituali che non riesce a placare.
La fotografia del film, piuttosto cupa, introspettiva ed efficace, trasmette la tensione perenne della coscienza; il blu onirico disegna il dilemma interiore dei protagonisti mentre lo spazio esteriore restituisce la tensione verso un desiderio di rinascita, che ridisegna i confini di un fallimento che porta in sé una nuova vita.
Marko Polo è sincero e autentico anche se diventa difficile, a tratti, trovare in questo film un senso più esteso alla difficoltà umanissima di trovarsi di fronte a un grosso dilemma. Un lavoro certamente originale con diversi spunti interessanti, a tratti caotico e straniante.
In sala il 26-27-28 maggio 2025.
Marko Polo – Regia: Elisa Fuksas; sceneggiatura: Elisa Fuksas, Elisa Casseri; fotografia: Emanuele Zarlenga; montaggio: Michelangelo Garrone; interpreti: Iaia Forte, Flavio Furno, Letizia Cesarini, Elisa Fuksas, Lavinia Fuksas, Elisa Casseri; produzione: Indiana Production; origine: Italia, 2024; durata: 78 minuti; distribuzione: Fandango.