Mona Lisa and the Blood Moon

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Tra le paludi dei bayou in Louisiana, la giovane Mona Lee scappa da un centro per adolescenti con problemi mentali. Giunta a New Orleans, la strana ragazza – dotata di poteri sovrannaturali – s’imbatte in soggetti stralunati e incontra una stripper con figlio a carico, che la dà il soprannome di Mona Lisa e la accoglie in casa; mentre la polizia è, già, sulle sue tracce…

Nel 2016, la regista Ana Lily Amirpour  vinceva il Premio Speciale della Giuria della Mostra del Cinema di Venezia, con la sua opera seconda The Bad Batch – distribuita, successivamente, su Netflix. In questa edizione festivaliera della vera (speriamo) ripartenza, l’autrice di origini iraniane torna al Lido, sempre in Concorso, con Mona Lisa and the Blood Moon, un fantasy che è un ideale follow-up del film precedente.

Dopo un esordio acclamato dalla critica, la Amirpour ha polarizzato la stampa con la pellicola successiva e lo stesso destino potrebbe toccare anche a Mona Lisa and the Blood Moon. In questo terzo lungometraggio, si evoca, nelle prime sequenze, la violenza estetizzante del cinema di Quentin Tarantino e di una certa filmografia coreana – la nazionalità di cui è anche la protagonista. Al tempo stesso, come nel precedente The Bad Batch, vi è anche una rappresentazione della società americana decadente simile a un futuristico far west; dove i poliziotti, come il resto della gente, sembrano annichiliti e non fanno altro che guardare tv e mangiare patatine e cibo da fast food. La sicurezza non esiste e una condizione di anarchia aleggia tra edifici isolati, pieni d’insegne luminose al neon.

Mona Lisa and the Blood Moon celebra i reietti, gli incompresi e gli outsider – per stessa ammissione della regista. Mona Lee – interpretata da Jeon Jong-seo – è un personaggio strambo, che parla a stento e ha la capacità di controllare i corpi delle persone che vogliono farle del male; muovendoli attraverso la mente – al pari di bamboline vudù nelle mani di una maga amante dei serpenti. Tuttavia, gli occhioni a mandorla disvelano, a poco a poco, una natura quieta e gentile; per chi ha il dono di coglierla.  A partire da un dj tatuato, amante di musica elettronica dubstep – con il volto di Ed Skrein  – fino ad arrivare alla spogliarellista ben interpretata da Kate Hudson  e al figlio – un sorprendente e adorabile Evan Whitten – anch’essi ai margini del sistema e in un rapporto genitoriale conflittuale. Il personaggio di quest’ultimo, in particolare, crea un legame speciale con lei ed è, forse, l’unico ad aiutarla davvero; rivelando una maturità e una sensibilità (artistica) spiccata.

Con uno stile di regia da videoclip, Mona Lisa and the Blood Moon è un’eufonia di colori fluorescenti, impreziosito da jam session che rievocano, piacevolmente, le colonne sonore degli anni ’80 e ’90; oltre a citazioni visive di Ozzy Osbourne e della band dei Black Sabbath. Con l’ottima fotografia di Pawel Pogorzelski e le composizioni originali del musicista Daniele Luppi, la visione filmica si trasforma in un’esperienza prettamente sensoriale; nella quale il plot passa, quasi, in secondo piano e sono, altresì, le immagini e i suoni a trascinarti dentro.

Senza il timore di mostrare addirittura Donald Trump, in un filmato televisivo sul pericolo di una nuova possibile guerra nucleare, Mona Lisa and the Blood Moon offre allo spettatore un paio d’ore di puro divertimento, nei dogmi e le caratteristiche del cinema Art house. Proprio come la protagonista, molti lo considereranno repellente e trash oppure accuseranno Amirpour di saper dare forma senza avere la sostanza. Altri, invece, si lasceranno ipnotizzare, tratteranno a stento la voglia di alzarsi dalla poltrona e improvvisare un ballo aggressivo in pieno mood heavy metal; facendosi, infine, intenerire dalla personalità, paradossalmente, naive di una creatura lunare fuori dal mondo.


Mona Lisa and the Blood Moon – Regia: Ana Lily Amirpour; sceneggiatura: Ana Lily Amirpour; fotografia: Pawel Pogorzelski; montaggio: Taylor Levy; musica: Daniele Luppi; interpreti: Kate Hudson, Jeon Jong-seo, Ed Skrein, Craig Robinson, Evan Whitten; produzione: 141 Entertainment, Le Grisbi Productions; origine: USA, 2021; durata: 106’; distribuzione: Lucky Red.

 

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