Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco di Zack Snyder

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Per chi volesse farsi una maratona cronologica della filmografia di Zack Snyder, consigliamo senz’altro le prime tre opere: Dawn of the Dead (2004), remake del celebre film di George Romero, frenetico e splatter al punto giusto. Poi passare al celebre 300 (2006), cine comic a sfondo storico sulla battaglia delle Termopili, film rimasto impresso nell’immaginario collettivo per le scene d’azione particolarmente riuscite, complesse e spettacolari, con piani sequenza che subivano rallentamenti ed accelerazioni, e una serie di scelte estetiche piuttosto estreme (quella fotografia dai colori saturi e dark che diventerà presto il suo biglietto da visita). Ma la vera perla di questo trittico iniziale è Watchmen, cine comic dimenticato troppo in fretta, che non ebbe il successo che si meritava.

Dopodiché, arriva una fase molto meno felice ed ispirata. Consigliamo di saltare a piè pari i gufi in computer grafica (Il regno di Ga’Hoole – La leggenda dei guardiani) e di risparmiarvi quello strazio di Sucker Punch (2011), forse il suo film peggiore, e passare direttamente a l’Uomo d’Acciaio (2013); reboot che, nelle intenzioni, doveva rilanciare alla grande il personaggio di Superman (dopo il mediocre exploit di Bryan Singer con Superman Returns, 2006) Ma anche quello di Snyder è un film riuscito a metà. A maggior ragione, da evitare il pessimo Batman V Superman, ed il seguente Justice League. Quest’ultimo martoriato da un cambio di regia e una serie di tagli scellerati e scene rigirate.

A gran voce si gridò giustizia per quel film. Snyder ebbe così la possibilità di girare la sua versione. Ebbene, dobbiamo riconoscerlo, ne valeva decisamente la pena. Justice League: Snyder’s cut (2020) è un film da non perdere, e ci fa riflettere su come il destino di tante opere sia determinato da fattori che sfuggono alla volontà ed alle intenzioni originali degli autori.

Con Army of the Dead (2021) si torna alle origini, ma il risultato è ben lontano dal film a tematica zombie del 2004. Questa nuova incursione, con protagonisti un incolpevole Dave Bautista e una irritante Ella Purnell, è pressoché deludente sotto ogni aspetto, pure quello puramente splatter.

Ed è a questo punto che entra in scena Rebel Moon, la nuova scommessa di Snyder, un’epopea colossale divisa in due parti, ed un’operazione mediatica piuttosto imponente, dato che in cantiere abbiamo anche un videogioco ed una graphic novel basati sull’universo del film.e

Sofia Boutella

La storia, che presenta echi e riferimenti a film come I 7 samurai, Star Wars, Il signore degli anelli, non vi sbalordirà per la sua originalità. Una protagonista dalle origini misteriose, un villaggio di contadini dalle tradizioni tribali situato su una piccola luna chiamata Vendt. Si presenta il cattivone, Atticus Noble, con la sua flotta, la tenuta nazi, un atteggiamento tipicamente ambiguo: inizialmente cordiale, per poi rivelarsi crudele e violento all’inverosimile, interpretato con carattere dal bravo Ed Skrein, chiede ai contadini viveri per la sua flotta. La richiesta si rivela ben presto una minaccia alla sopravvivenza del villaggio. L’esercito del cattivone è naturalmente composto da buzzurri che fanno subito casino e scoppia una violenta colluttazione in cui la nostra protagonista rivela le sue doti da combattimento e ne ammazza un bel po’. A questo punto nasce l’idea di una rivolta, ma per opporsi all’esercito di Noble bisogna avere degli alleati, la nostra eroina, grazie al suo passato glorioso e tormentato, ha qualche contatto, e così si parte per la galassia a mettere assieme la squadra. Assistiamo con crescente perplessità agli ingaggi di questi comprimari, ai quali bastano perlopiù due parole per convincerli ad unirsi all’impresa disperata, il generale Titus, ex glorioso militare caduto in disgrazia e rifugiatosi nell’alcool dopo aver perso il suo esercito, viene convinto praticamente con una frase. Nessuno, letteralmente nessuno dei personaggi è dotato di uno straccio di carisma o personalità, ma la cosa più grave è che nessuno pare avere un ruolo attivo nella vicenda a parte menare le mani: abbiamo un principe domatore di volatili giganti, una spadaccina dalle braccia meccaniche e spade infuocate, il summenzionato generale, l’umile contadino che accompagna la nostra eroina, un leader della resistenza con i rasta e la faccia dipinta di blu, ed un mercenario che si unisce alla combriccola per cercare un qualche profitto. Per sottolineare la pochezza di scrittura è interessante notare che non si rilevano dialoghi tra questi personaggi, nessuno rivolge la parola agli altri, mai, niente cameratismo, conflitti, scambi di vedute, battute, affiatamento, e ci si continua a chiedere perché siano lì, come se avessero deciso di seguire la nostra eroina perché non avevano di meglio da fare o perché è così che deve essere.

Certo, a parte qualche eccezione, la caratterizzazione dei personaggi non è mai stato uno dei punti forti di Snyder, qui però, pare che gli sceneggiatori si siano completamente dimenticati di fare il minimo indispensabile per creare un legame empatico con lo spettatore. Probabilmente chi leggerà Rebel Moon: House of the Bloodaxe, la graphic novel di prossima uscita che fa da prequel agli eventi di questo film, avrà maggiori dettagli sui background dei personaggi, ma se dobbiamo basarci su quello che ci viene mostrato qui, è tutto troppo freddo e sbrigativo. Ci siamo soffermati particolarmente su questa questione perché purtroppo è l’elemento dolente che fa precipitare anche gli aspetti riusciti del film, che però sono comunque presenti ed è giusto evidenziarli: la qualità pittorica delle inquadrature è sempre notevole, l’utilizzo alternato di slow motion e accelerazione temporale nelle scene d’azione ci restituisce spesso il tocco personale e la qualità visiva originale che lo contraddistinguono (chi ha visto la Snyder Cut della Justice League ricorderà sicuramente il magistrale utilizzo della slow motion nella scena che vede Superman scontrarsi con gli altri membri della Justice League, Flash in particolare), anche in questo caso, Snyder ha curato anche la fotografia, riconoscibile dai suoi toni cupi, una particolare ricerca cromatica ed estetica che, in questo caso, trae forte ispirazione dalle illustrazioni della storica rivista Heavy Metal.

Rileviamo in un paio di momenti qualche soluzione leggermente troppo pigra nelle coreografie dei momenti d’azione, ma sono perlopiù ben realizzati come ci si aspetta da un film del genere. Il design delle navicelle e dei veicoli spaziali è estremamente ispirato, gli ambienti alieni sono interessanti, anche se poco approfonditi e replicano diversi clichè ambientali del genere. Un plauso va alla protagonista, Sofia Boutella, costretta a recitare frasi del tipo I’m a child of the war riuscendo comunque a dare una certa credibilità alla sua interpretazione. Gli altri attori non hanno ruoli all’altezza, in particolare, avremmo voluto vedere maggiormente la brava attrice coreana Bae Doona, che abbiamo conosciuto con Mr Vendetta e presente in varie opere sci-fi delle sorelle Wachowski, oltre che protagonista dell’ottima serie tv, sempre coreana, Stranger. In Rebel Moon interpreta una spadaccina protettrice di bambini che si presenta con un paio di battute di contesto che precedono uno scontro con una creatura aracnide, e poi praticamente non parla più.

 

 

 

 

 

È vero che i toni cupi e personaggi che si prendono molto seriamente sono impronte distintive della cinematografia di Snyder, spesso associate all’Universo DC, in cui il ha diretto diverse opere. Da un’impostazione di questo genere però, ci si aspetta una componente filosofica superiore ed una tensione drammatica più sviluppata di quelle che qui abbiamo riscontrato.

Considerate queste premesse, non ci aspettiamo grandi cose dalla seconda parte, in arrivo ad Aprile 2024, speriamo di poterci ricredere, ma, allo stato attuale delle cose, Rebel Moon non è il film di Zack Snyder che avremmo voluto vedere.

Su Netflix dal 22 dicembre 2023


Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco (Rebel Moon – Part One: A Child of Fire) – Regia: Zack Snyder; sceneggiatura: Zack Snyder, Kurt Johnstad, Shay Hatten; fotografia: Zack Snyder; montaggio: Dody Dorn; musica: Tom Holkenborg; interpreti: Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman, Doona Bae, Ray Fisher, produzione: The Stone Quarry; origine: Stati Uniti, 2023; durata: 134 minuti; distribuzione: Netflix.

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