Niente da perdere di Delphine Deloget

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Cosa c’è di peggio che vedersi togliere un figlio? Nulla.

Sylvie ha due figli Jean Jacques, adolescente, e Sofiane, otto anni, da due padri diversi. Lavora al bancone di un locale notturno e passa le sue nottate in mezzo a spostati e ubriaconi con disinvoltura e abitudine. Una notte, durante l’esibizione di un cantante, Sylvie viene raggiunta dalla polizia perché suo figlio piccolo è stato portato d’urgenza in ospedale e la donna non ha risposto a decine di telefonate: nottetempo Sofiane ha fatto esplodere la cucina preparandosi delle patate fritte e si è procurato delle ustioni di secondo grado sull’addome, non è grave ma i due ragazzi si trovavano da soli in casa, nessun adulto era presente. I giorni successivi gli assistenti sociali cercano invano di contattare Sylvie per telefono (non risponde mai mentre si trova al lavoro) e a casa (il fratello scapestrato e epilettico di lei, la mattina appena sveglio, apre la porta a una sconosciuta e non capisce di chi si tratti) fino a quando è troppo tardi: la polizia (o l’ospedale non si sa) ha sporto denuncia contro Sylvie e gli assistenti sociali portano il piccolo Sofiane in una casa-famiglia. Sylvie e Jean Jacques si disperano, non accettano la realtà, si adeguano con difficoltà alle regole fiscali con cui si devono rapportare all’incontro col bambino. Ci sono date, udienze, sedute di terapia genitoriale, Sylvie su consiglio di altri nella sua stessa situazione cambia lavoro, si ripulisce, passa uno strato di candeggina sulla sua vita, sulla casa incendiata, sulla sua attitudine ad aggredire le cose, modificarle con irruenza se non vanno bene, risolverle a suo modo. Neanche questo basta. Il dolore conduce ad altro dolore, la violenza ad altra violenza in una spirale che pare senza fine.
La macchina burocratica e legale è impietosa, parla con voce fredda e asettica, ha a cuore il bene del minore ma non valuta l’amore come valore sulla bilancia di una giustizia anelata da ogni parte.

Virginie Efira scandaglia le emozioni di una madre disperata e fuori dagli schemi, coraggiosa e libera, che non ha paura ma fa fatica a mantenersi centrata davanti a mille sventure, alcune delle quali di sua responsabilità.
Clamorosa la scena in cui Sylvie cerca di farsi accogliere senza preavviso dal giudice, venendo bloccata dalle guardie di sicurezza: dopo alcuni tentativi di forzare gli uomini che la bloccano fisicamente, continuando a ripetere “Non mi toccate” si alza la maglietta e mostra un raggiante seno nudo ottenendo così di essere lasciata in pace.
Angoscioso e senza scampo il film affronta la dura realtà dei servizi sociali e dei casi di abuso minorile: il racconto è dettagliato e preciso, l’uso del realismo graffia le corde dei nervi sempre tesi, non c’è tregua per nessuno, nessuno agisce in mala fede, non ci sono vittime né colpevoli ma il mondo è duro e senza scampo. Prendere posizione in una situazione così delicata è impossibile sia per chi racconta la storia che per chi la vede da fuori. Un finale di speranza lascia uno spiraglio al respiro.         

In sala dal 16 maggio 2024


Niente da perdere (Rien à perdre) – Regia: Delphine Deloget; sceneggiatura: Camille Fontaine, Olivier Demangel, Delphine Deloget; fotografia: Guillaume Schiffman; musica: Nicolas Giraud; interpreti: Virginie Efira, Jean-Luc Vincent, Arieh Worthalter, India Hair, Félix Lefebvre, Mathieu Demy, Alexis Tonetti; produzione: Curiosa Films, Unité; origine: Francia, 2023; durata: 112 minuti; distribuzione: Wanted Cinema.

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