Festa del Cinema di Roma : Rabia di Mareike Engelhardt (Alice nella città – Concorso)

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Presentato per la prima volta al Festival del Cinema Francese di Angoulême, Rabia è il primo lungometraggio della regista di origine tedesca, Mareike Engelhardt, forse il primo film che si concentra approfonditamente su un fenomeno di notevole impatto politico, sociale, antropologico e di genere che – nel frastuono e nella minaccia di quanto sta avvenendo, a livello di politica internazionale, negli ultimissimi anni – rischia, a oggi, di essere dimenticato. Come ci spiega la didascalia iniziale, gli spettatori sono chiamati a fare un salto indietro di un decennio: “A partire dal 2013 un’associazione terroristica jihadista installa un sistema totalitario nei territori della Siria e dell’Iraq. Per accrescere la propria popolazione a assicurare la perennità dello stato islamico arruola e fa venire dal mondo intero giovani donne destinate a divenire mogli dei militanti. Questo film racconta la loro storia”.

Frutto di ricerche durate non meno di cinque anni, di interviste a reduci, dell’expertise di giornaliste specializzate sull’argomento, il film riesce a trovare un buon punto di equilibrio fra le ricerche documentali e la finzione, concentrandosi, in particolar modo, su due amiche provenienti dalla Francia che decidono, appunto, di abbracciare la fede islamica, di imparare l’arabo e di partire alla volta della Siria per offrire i propri servigi, in ispecie, i loro corpi alla causa suddetta. La relazione fra le due ragazze presenta tuttavia anche dei lievi margini di ambiguità, poiché Jessica (interpretata dalla brava Megan Northam) sembra aver compiuto la propria scelta anche e soprattutto per stare vicino all’amica Laila, forse, almeno in partenza, ancor più convinta di lei.

L’arrivo a Raqqa in Siria nel giugno del 2014 e l’ingresso nel centro accoglienza di queste vergini votate al martirio si rivela quanto di più simile all’accesso a un universo concentrazionario (del resto, la stessa regista, intervistata ad Angoulême, ha voluto istituire una relazione fra la vicenda dell’ISIS e quella nazista), dove agisce da autentica padrona indiscussa l’autoritaria, minacciosa ricattatoria Madame (Lubna Azabal) che nella gestualità dei suoi discorsi infiammati e delle sue prediche a più riprese ricorda Hitler.

Seppur con qualche ripetizione, il film racconta molto bene le dinamiche relazionali, la violenza e le manipolazioni, lasciando altresì intravedere frammenti della vita passata e dei traumi subiti soprattutto da Jessica, in cerca di un evidente seppur paradossale riscatto identitario (Rabia sarà il suo nuovo nome, gioco di parole fra la “rabbia” che la ragazza si porta dietro  e il significato di “giardino” che il termine ha in arabo, quel giardino che la protagonista farà però moltissima fatica a trovare), al riparo da un mondo, quello occidentale, in cui il suo unico ruolo, come dichiara apertamente, era quello di pulire il culo ai vecchi in una struttura per anziani. Interessanti, in particolar modo, gli slittamenti psicologici, a tratti sorprendenti, fra le tre protagoniste, raccontati tuttavia in modo credibile.

L’autentificazione documentale del film prosegue nei titoli di coda: “L’ONU stima che più di 40.000 individui provenienti da 101 stati si siano uniti allo stato islamico dal 2013 nella zona al confine fra l’Iraq e la Siria. E nel cuore del Daesh sono nati più di 25.000 bambini. Il loro rimpatrio va a scontrarsi con la politica dei governi dei loro paesi d’origine o con il rifiuto delle loro madri di lasciare la Siria. Lo stato Islamico ne trae profitto e si ciba di loro per dare vita a una nuova generazione di Jihaidisti”.

Nell’insieme si tratta di un film onesto e, al netto della voluta claustrofobia, ben girato (fotografia peraltro diretta da Agnès Godard) che potrebbe anche trovare un canale per una distribuzione anche in Italia.


Rabia – Regia, sceneggiatura: Mareike Engelhardtfotografia: Agnès Godard; montaggio: Mathilde van de Moortel; interpreti: Megan Northam (Jessica), Lubna Azabal (Madame), Natacha Krief (Laila); produzione: Films Grand Huit, Kwassa Films, Starhaus Filmproduktion; origine: Francia/ Belgio/ Germania 2024; durata: 94 minuti. 

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