Il poeta perduto di Fabio Del Greco

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Il poeta perduto di Fabio Del Greco è un film che si propone di parlare del capitalismo e della superficialità che pervade la società moderna, denunciando come queste dinamiche consumino l’anima delle persone e soffochino il valore delle piccole cose davvero importanti. Il film, con ambizione, cerca di mettere in luce il conflitto tra l’autenticità dell’individuo e la vacuità del consumismo, ma lo fa in maniera antiquata, senza la freschezza o la profondità necessaria per risultare veramente pungente o stimolante. Nonostante il tema potenzialmente interessante, la narrazione non riesce a catturare l’attenzione né a scuotere lo spettatore.

La trama racconta di Dante (Fabio Del Greco), un impiegato di mezz’età che fugge dalla sua vita monotona, dalla moglie borghese e da un lavoro soffocante per inseguire il sogno di diventare un poeta di strada. Stampa una raccolta delle sue poesie e cerca di venderla alle persone che incontra sulle coste romane, ma si scontra con l’indifferenza generale: nessuno è interessato ad acquistare libri di poesia. Per sopravvivere, Dante inizia a vendere delle pillole chiamate “pillole cannibali”, che causano aggressività, deliri di celebrità e un incontrollabile desiderio di consumo. Le pillole si vendono facilmente e gli permettono di guadagnare, ma la sua coscienza etica si ribella contro ciò che sta facendo, mettendolo di fronte a una profonda crisi morale.

Dal punto di vista stilistico, il film tenta di prendere il volo con ampi respiri creativi e certi montaggi fluidi e ispirati, come alcune aperture ben confezionate grazie a una buona fotografia. Tuttavia, si perde in una verbosità eccessiva, cercando l’assurdo dell’umano non nella realtà dell’uomo, ma nell’idea che il regista ha dell’essere umano. Questa visione finisce per risultare limitata e poco convincente, appesantita da un conservatorismo latente che, invece di abbracciare il caos e la bellezza del reale, si rifugia in un’arte che sembra confinata in una torre d’avorio o in un idillio bucolico, distante e sterile.

Nonostante ciò, la natura sperimentale del film rappresenta uno dei suoi punti di forza e riesce, in parte, a salvarlo. L’approccio audace e non convenzionale conferisce un certo fascino, resta comunque lontano dall’essere un lavoro davvero compiuto. La strada per un’opera che sappia unire forma e contenuto in maniera armoniosa, è ancora lunga e, sebbene ci siano degli sprazzi di potenzialità, Il poeta perduto si ferma a metà percorso, lasciando allo spettatore l’idea di un lavoro privo di fondamenta e di forza.

Dal 2 ottobre in sala.


Il poeta perdutoRegia e sceneggiatura: Fabio Del Greco; fotografia: Fabio Del Greco; musiche: Fabio Del Greco; interpreti: Chiara Pavoni, Fabio Del Greco, Daniele De Paolis, Paolo Di Gialluca, Silvana Porreca; produzione: Fabio Del Greco; origini: Italia, 2023; durata: 87 minuti; distribuzione: Indiecinema.

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