Il pressbook de Il segreto di Liberato di Francesco Lettieri (vedi qui la nostra intervista al regista) ci informa che il film viene distribuito dal 9 maggio al cinema per appena una settimana. Questa recensione che come un detective dilettante giunge fuori tempo massimo sul luogo del delitto ha dunque un solo scopo. Non quello di ripetere concetti già espressi molto autorevolmente da esimi critici, ma di raccomandare la visione dell’opera al lettore che vi si imbattesse in una qualche occasione – a tutti i costi. Si dice opera, usando dunque un termine al contempo generico e ambizioso, perché il film in questione è una sorta di eccellente “oggetto filmato non identificato” nel contesto della nostra produzione cinematografica.
Comincia come un film-concerto – che so? – come quelli girati, si parva licet, dal sommo Martin Scorsese su The Band (L’ultimo valzer) e i The Rolling Stones (Shine a Light). Poi diventa un biopic documentario sul protagonista del film, ovvero il cantautore mascherato che mescola canzone napoletana, alternative R&B e musica elettronica. Dalla sua viva voce (ma non dal suo volto che seguiterà a restarci ignoto fino alla fine), ascoltiamo i tanti segreti che appartengono alla sua città, e che precedono quello che lo riguarda, e che dà il titolo al film: il segreto del munaciello, il sangue di San Gennaro, la sirena Partenope, quello di Pulcinella, etc. Infine,Il segreto di Liberato si trasforma in un anime giapponese, grazie alla poesia del comparto animation composto dal regista, produttore e supervisore agli effetti visivi, Giuseppe Squillaci, e dal fumettista e illustratore Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ; cui si somma l’afflato elegiaco delle voci di Simona Tabasco e Nando Paone che recitano – è riduttivo: vivono – in un meraviglioso dialetto napoletano, che è qui cifra espressiva peculiare e decisamente imprescindibile (necessari e benedetti i sottotitoli).
Già, perché oltre ai tanti generi cinematografici cui potrebbe essere apparentato, e alle tante anime e teste e matite che lo animano, Il segreto di Liberato è tra le altre cose anche un inno a una città caotica e anarchica ma vitalissima come Napoli; che ha vinto pochi mesi fa il suo terzo scudetto, celebrato guarda caso dalle note dell’artista che racconta il nostro film, in uno Stadio Maradona da brividi anche per chi tifa Lazio o Atalanta o altro. Napoli che è qui anche il pretesto per affrontare tra le righe il tema della gentrification: il vicoletto dove Liberato comprava il fumo è diventato un luogo borghese pieno di locali che vendono gli spritz ai turisti americani e la chiesa Materdei dove suo nonno dirigeva l’orchestra ora è un posto in cui per entrare bisogna pagare cinque euro.
Un’opera dunque multi-planare e pluridisciplinare che reca tuttavia una firma in calce leggibilissima, quella di Francesco Lettieri, un regista dalla sigla stilistica sempre più riconoscibile. Lettieri è un autore (perché si scrive i suoi copioni) che non si vergogna di raccontare i fenomeni popolari come la passione tifosa (Ultras, peraltro musicato proprio da Liberato) e la musica trap (Lovely boy), senza alcuno snobismo intellettuale. Lettieri che giustamente si mette in scena nel film, perché assieme agli altri componenti della cerchia di Liberato (diciamo pure la crew molto punk e orgogliosamente “terrona”), i “cazzima brothers”, è parte integrante di questa esperienza unica, insieme colta e popolare.
Poi sul treno giocoso di questo specialissimo cantautore salgono pure i romani Bomba Dischi, etichetta discografica indipendente con cui fare i live, giocando; e soprattutto, “mettendo sempre in secondo, terzo, quarto piano il lato economico”, come sempre Lettieridocet. Liberato sono loro, forse siamo noi, nessuno si senta offeso; perché come dice ancora uno dei tanti testimoni interpellati nel subplot “biopic”, un redattore della rivista Rolling Stone: “Se Liberato non è nessuno, Liberato è tutti”. Verissimo, ma i suoi amici di sempre (sorry: “i cumpagni suoi”) lo sono di più.
Come Lettieri, appunto, che inizia tutto facendo un videoclip di Calcutta dal Pigneto di Roma, che è un po’ la nostra nuova “rive gauche” e che era già stato “scoperto” dal Festival di Pesaro nel 2013. Il primo pezzo forte di Liberato, Nove maggio, diventa nel 2017 la loro prima collaborazione. Una bomba: dub + musica elettronica + lingua napoletana; il video fa il botto di visualizzazioni, tutto il resto è storia. Un sassolino che diventa valanga, travolge tutto, pure le categorie estetiche (ma che davvero staremo facendo il panegirico di uno che rivaluta la tradizione sentimentale della canzone d’amore napoletana? Ebbene sì, se quest’uno è capace di tesserla tra i fili del tempo e dello spazio, che tengono assieme il passato di Era de maggio di Salvatore Di Giacomo e Roberto Murolo col futuro dei Daft Punk, e si avvale della collaborazione di uno dei membri dei Massive Attack).
Tour mondiali: Londra, Parigi, Berlino: “This is Partenope!”, grida il cantante incappucciato nel suo microfono ai basiti spettatori tedeschi (ma in realtà è pieno di italiani che ammiccano in camera con un eloquente “Forza Napoli!”). Partenope come la sirena dell’antica mitologia greca che la tradizione vuole si sia spiaggiata sotto al celebre Castel Dell’Ovo, per poi essere venerata come dea protettrice della città. Parthenope, stavolta con l’h, come il titolo di un altro mito contemporaneo della napoletanità: il regista Paolo Sorrentino, che lo presenta proprio adesso sulla Croisette.
Lettieri, dicevamo: onore al merito di un regista vero da seguire ancora con attenzione, qui assistito da Giorgio Testi, autore di videoclip e doc musicali memorabili dai Blur a Paolo Conte; ma massimo rispetto anche per il plot “animato” perché qui l’anime spacca, tra la Critica della ragion pura di Kant e Veridis Quo tassativamente in cuffia. Poi la fine di una storia che diventa un diluvio universale di lacrime, un naufragio di “anime”, in italiano stavolta.
Come in un giallo scritto male, alla fine il segreto non viene svelato, perché non era quello lo scopo; come ci dice in camera il protagonista del film e della storia che ce lo racconta: “Il segreto mio è la storia mia”. E questo è quanto.
In sala dal 9 maggio 2024Il segreto di Liberato– Regia: Francesco Lettieri, Giorgio Testi; Regia animazione: Giuseppe Squillaci, LRNZ; sceneggiatura: Francesco Lettieri; montaggio: Francesco Loffredo; musica: Ratchev & Carratello; interpreti: Liberato, Francesco Lettieri, Antonella Mignona, Daniele Del Plavignano, Francesco Coppola; con le voci di: Liberato, Simona Tabasco, Nando Paone produzione: Red Private in collaborazione con Red Carpet, Ilbe, Anemone film; origine: Italia, 2023; durata: 90 minuti; distribuzione: Be Water.