In viaggio con mio figlio di Tony Goldwyn

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Sulle prime questo nuovo film diretto da Tony Goldwyn (forse noto al grande pubblico soprattutto in qualità d’attore per Alan Pakula e di recente per Christopher Nolan, lui che è anche però regista di film come A Walk on the Moon – Complice la luna e Conviction) sembra condurci in una di quelle storie, dal sapore comico-drammatico, che riempiono le cronache dei tempi a noi contemporanei. Max (Bobby Cannavale) e Jenna (Rose Byrne) sono due coniugi che stanno affrontando la separazione. I rapporti tra loro appaiono ormai compromessi, e dunque le difficoltà, in particolare di dialogo, non mancano. Sono genitori di Ezra (William Fitzgerald), un bambino di undici anni a cui è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico. Più il film “gira” e più emerge soprattutto la figura di Max verso cui lo spettatore potrebbe provare quel tipo di direzione empatica propria dei personaggi che riescono a canalizzare su di loro interesse e felici reazioni emotive. Max è un comico che si esibisce a teatro e nei locali notturni, e per lui è un momento non facile anche dal punto di vista professionale. Il suo privato, i suoi conflitti interiori si riversano in maniera poco equilibrata nei racconti che la sera, sul palcoscenico con un microfono in mano, “recita” proponendoli per far sorridere il pubblico. Si sa, far ride forse è più arduo che fare piangere (l’immenso Totò docet), e per Max ritrovare la verve artistica sembra un’impresa che non gli viene più in modo spontaneo e diretto. Il separarsi da Jenna (che ha pure un nuovo compagno di vita) per lui non è poi così scontato come sembrerebbe, e soprattutto il suo legame con Erza, senza più la dimensione familiare, è tutto da reinventare. Si sente non avere più il terreno fermo sotto i piedi, e così tende a condurre sempre più una vita alla ricerca di una stabilità che pare tardi ad arrivare. Al suo fianco, per fortuna, c’è suo padre Stan (interpretato dal grande De Niro che anche qui fa valere con forza tutta la sua sconfinata esperienza di attore) che non gli fa mancare il suo supporto sano e sincero. Infatti Stan non fa sconti a Max quando quest’ultimo rischia di mettersi nei guai, dati i suoi, il più delle volte maldestri, tentativi di risalita. C’è poi un episodio che, oltre a creare un punto di non ritorno che riguarda tutta la narrazione del film, da il là a Max per provare a dare una svolta alla sua vita. Erza viene, per motivi di condotta, espulso dalla scuola. Da organi competenti viene presa la decisione di fargli frequentare un istituto esclusivo per bambini affetti da autismo, e per giunta gli vengono prescritti farmaci non certo blandi (tipo calmanti). Di fronte a questo nuovo quadro, Max è costretto ad acconsentire, ma dentro di sé ritiene d’aver tradito il figlio. Rispetto a ciò, viene a giocarsi tutto il ruolo e il senso paterno di Max così come lui stesso può interpretarlo. In fondo, il film è condensato tutto in questo passaggio. Come un genitore agisce al cospetto di una situazione ritenuta nefasta che riguarda direttamente la vita del figlio? Cosa fare in questi casi? Accettare lo status quo oppure con convinzione sovvertirlo con tutte le proprie forze. Certo a Max non va per niente giù la decisione presa dalla ex moglie insieme ai medici. Questo lo tormenta, e una sera riesce a portare via con sé, di nascosto dalla casa materna, Erza (tra l’altro, a Max era stato vietato di vedere il figlio per un po’) con l’intento di andare a trovare un amico, Nick (Rainn Wilson) e trascorrere così del tempo lontano “dai riflettori”. Se in un primo momento questo fatto si presenta chiaramente come un vero e proprio rapimento, in verità si trasforma in un positivo viaggio necessario per Max e per Erza,  grazie al quale si aiutano a vicenda a conoscersi meglio. È in fondo un reale e concreto percorso emotivo-sentimentale che altrimenti non avrebbero mai esperito se non nel modo che Max ha scelto: on the road. E si sa che i viaggi sono tali perché fatti di tappe. Infatti, è di piccoli passi, uno dopo l’altro in “andamento lento”, che è fatta questa storia di un padre e di un figlio semplicemente alla ricerca di se stessi insieme. Passi che significano però anche incontri speciali e decisivi, come quello tra Erza e Rudy (Matilda Lawler), una ragazza, quasi a lui coetanea, figlia di vecchia amica di Max. Grazie a Rudy, Erza supererà il panico di farsi abbracciare. Non solo, ma riuscirà a sua volta anche a tendere lui le braccia per stringere forte a sé l’altro (ovviamente, primi fra tutti, la madre e il padre). Una conquista, una svolta che fa guardare bellamente al futuro. E così anche Max forse riesce a riprendere la sua vita, tra essere padre e attore comico e, dopo una catarsi di questo tipo, può “tornare a casa”. C’è un aneddoto che non può essere però qui lasciato in disparte. Durante questo viaggio, in modo del tutto inaspettato e non combinato, a un certo punto Max e Stan s’incontrano in un motel di passaggio. Tra loro, in quello che il padre riesce finalmente a dire al figlio, c’è tutto quello che nel corso del tempo era rimasto come mancato. C’è tutto quello che si era trattenuto tra i non-detti. È una scena non banale, anche se può essere letta con un po’ di romanticismo “del terzo tipo”. Però non certo scontata, dove due generazioni liberamente s’incontrano sulla soglia delle possibili impraticabilità e insondabilità della vita come delle conseguenti scelte che a lungo andare non possono che mostrare inevitabili fallimenti. Ma adesso questi ultimi non sono più davvero rilevanti. Importante è essere riusciti a parlarsi, a guardarsi, anche se solo per un attimo, veramente negli occhi, senza infingimenti o sotterfugi.  E non fa nulla se ciò accade nei meandri di uno squallido motel “americano, troppo americano”.

In anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma (Alice nella città – Proiezioni Speciali)
In sala dal 24 aprile 2025.


In viaggio con mio figlio (Erza) – Regia: Tony Goldwyn; sceneggiatura: Tony Spiridakis; fotografia: Daniel Moder; montaggio: Daniel Moder; musica: Carlos Rafael Rivera; interpreti: Bobby Cannavale (Max Brandel), Robert De Niro (Stan Brandel), Rose Byrne (Jenna), William Fitzgerald (Ezra Brandel), Vera Farmiga (Grace), Whoopi Goldberg (Jane), Rainn Wilson (Nick), Tony Goldwyn (Bruce), Geoffrey Owens (Robert Segal), Alex Plank (dottor Kaplan), Matilda Lawler (Ruby); produzione: Tony Goldwyn, Tony Spiridakis, William Horberg, Jon Kilik per Wayfarer Studios, Closer Media;  origine: Usa, 2023; durata: 100 minuti; distribuzione: BiM distribuzione.

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