Il potere dell’ immaginazione e la libertà culturale hanno il potere di salvare anime illuminate ma imprigionate dalla storia del proprio paese? Tratto dall’ omonimo romanzo di Azar Nafisi pubblicato nel 2003, Leggere Lolita a Teheran intreccia le vicende personali dell’ autrice (interpretata nel film dalla brava Golshifteh Farahani) con la storia del suo paese, che vive, gradualmente, dalla fine degli anni ’70 una progressiva involuzione delle libertà personali e dei diritti fondamentali, soprattutto per le donne.
Eran Riklis, regista israeliano di questa produzione in gran parte italiana, porta a galla, focalizzando l’attenzione sulle vicende umane più che sulla storia, i dolorosi risvolti causati dall’ oltranzismo dogmatico e da un regime sempre più rigido che, nonostante tutto, non riesce ancora a spegnere l’afflato salvifico dell’ immaginazione e della curiosità intellettuale, a partire proprio dal coraggio e dalla voce di Azar Nafisi.
Lei, professoressa di letteratura angloamericana, dopo un periodo di studio in America, torna in Iran per insegnare nel suo paese, che sta lentamente ma progressivamente cambiando (ma gradatamente in peggio) dopo la cacciata dello scià Reza Pahlevi. Siamo all’inizio degli anni Ottanta e il paese sta subendo una decisiva involuzione dopo la rivoluzione khomeinista del l’11 febbraio 1979.
Inizialmente vediamo la protagonista entusiasta di condividere le letture con i suoi alunni. Lei intavola discussioni sulla letteratura costruttive, inscena processi creativi a storici romanzi, come Il grande Gatsby, ma qualcosa, intorno, sta cambiando: le manifestazioni violente, le scritte che campeggiano sulle mura dell’Università “Morte all’Occidente” manifestano segnali di un cambiamento nefasto e anticipano il rigido regime futuro. Si va verso una chiusura e una decisiva rigidità che impongono di fatto una limitazione delle libertà fondamentali soprattutto per genere femminile.
Nel luglio 1981 viene introdotto un editto che impone il velo obbligatorio in pubblico alle donne e alle ragazze di età superiore ai 9 anni. A questa segue, poi, nel 1983 una legge islamica che introduce l’imposizione di 74 frustate alle donne che non si coprono i capelli in pubblico.
Azar Nafisi non ci sta. Viene licenziata per non aver indossato il velo e da quel momento ha inizio una decisiva resistenza silenziosa attraverso la lettura di libri “ proibiti” condivisa con le sue alunne.
Leggere Lolita a Tehran è, dunque, la storia di una donna (anzi di più donne) coraggiose ma è anche una dichiarazione d’amore per il potere salvifico della letteratura e dei libri, quei libri adorati che lei si scambia “ di nascosto” con il suo collega più anziano, coltivando un’ amicizia platonica fatta di condivisione intellettuale. E sono gli stessi libri che permettono alle sue alunne di vivere tante vite, che regalano un momento di respiro a chi vive imprigionata in un destino infelice e che sbiadiscono, allo stesso tempo, nella mente di chi ricorda con un pizzico di nostalgia le librerie di libri stranieri, quegli oggetti ormai vietati, simbolo della cultura occidentale verso cui il regime educa all’odio.
E non a caso il film, proprio come il libro, è strutturato in 4 capitoli (più un breve epilogo sul destino della scrittrice), corrispondenti a quattro romanzi, ovvero: Lolita, Il grande Gatsby, Daisy Miller e Orgoglio e pregiudizio.
E’ sempre il potere dell’ immaginazione a soccorrere la protagonista e le sue alunne. Azar, infatti, quando tutto sembra perduto, riunisce il giovedì pomeriggio, a casa sua, un circolo letterario “ illuminato” dove loro resistono a un mondo esterno che porta i segni di una realtà sempre più involuta e che non lascia intravedere segnali di cambiamento.
La narrazione è asciutta, volutamente discreta e lo sguardo del regista è attento a catturare i dettagli umani: un livido sul volto, una mano che tratteggia un ritratto, le terribili scritte che campeggiano sui muri, testimoni di uno sgretolamento ulteriore dei diritti fondamentali. Sono i particolari a mostrare l’ infelicità, il senso di ingiustizia subita e la resistenza delle coraggiose protagoniste.
Le vicende storiche sono sullo sfondo e ciò che resta (senza enfasi eccessiva) è l’attenzione alle vicende umane di queste donne, alla disperata ricerca di un respiro, di salvezza o di una probabile fuga. E non si tratta del microcosmo del circolo ‘ illuminato’ di persone che resistono, quello di Azar è uno sguardo che abbraccia la visione di una società intera.
Un film potente, da vedere e da discutere.
Premio speciale della Giuria al cast femminile e Premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma del 2024.
In sala dal 21 novembre 2024.
Leggere Lolita a Tehran (Reading Lolita in Teheran) – Regia: Eran Riklis; sceneggiatura: Marjorie David, Azar Nafisi; fotografia: Hélène Louvart; montaggio: Arik Lahav-Leibovich; scenografia: Tonino Zera; costumi: Mary Montalto; musica: Yonatan Riklis; interpreti: Golshifteh Farahani, Zar Amir-Ebrahimi, Mina Kavani, Bahar Beihaghi, Isabella Nefar, Raha Rahbari, Lara Wolf, Arash Marandi, Shahbaz Noshir, Catayoune Ahmadi, Reza Diako, Ash Goldeh, Sina Parvaneh; produzione: Eran Riklis Production, Topia Communications, Rosamont, Minerva Pictures; origine: Italia/Israele, 2024; durata: 107 minuti; distribuzione: Filmclub Distribuzione.