Morbius di Daniel Espinosa

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Non arriva accompagnato da critiche molto positive Morbius, il film sullo scienziato vampiro, nemico di Spiderman, creato negli anni Settanta da Roy Thomas e Gil Kane, protagonista di alcune lisergiche battaglie e attore nella Civil War affianco a coloro che avevano deciso di aderire al Patriot Act.

In questo film, il cui ruolo principale è stato dato a Jared Leto, assistiamo alle origini del personaggio. All’inizio è solo un ragazzino greco e geniale, afflitto da una rara e mortale malattia del sangue. Poi incontra l’amichetto compagno di letto d’ospedale anche lui con lo stesso dramma; vince giovanissimo il Premio Nobel ma lo rifiuta per una questione di orgoglio, ama la collega scienziata, svolge esperimenti con i pipistrelli e si trasforma in anti eroe, sempre in bilico tra l’essere buono e l’essere cattivo, ma in fondo con un gran cuore.

Il film (la cui uscita è stata più volte rimandata a causa del Covid), in una sorta di cortocircuito pandemico, vede casualmente protagonisti proprio i pipistrelli, ma pipistrelli vampiri, assetati di sangue, l’unica specie animale che si nutre solo di liquidi ematici.

Sono loro il male ma potrebbero essere la cura alla disfunzione genetica di Morbius e del suo amichetto Milo (interpretato da Matt Smith).

Questa continua ambivalenza tra bene e male, tra i limiti della scienza, è un po’ la chiave del film e l’unico elemento che da un po’ di senso ad una trama oggettivamente esile. I personaggi non sono cattivi, ma, a causa degli effetti  collaterali di quella che doveva essere la medicina miracolosa, si trasformano in belve, un po’ pipistrelli un po’ uomini, un po’ vampiri (non hanno problemi con aglio e raggi del sole, muoiono però con una croce piantata nel cuore).

E sono problemi per noi quando sentono l’odore del sangue, quando cioè vengono dominati dall’istinto animale che li porta ad avere una sete estrema. Ed è lì che devono decidere: provare a controllarsi oppure lasciarsi completamente andare, accettandosi per quello che si è, come fa proprio l’amico Milo, anche lui abitante di questa sorta di limbo dove la guarigione dalla malattia genetica è la causa del male per tutti noi.

Quali sono i limiti della ragione, fin dove è lecito sacrificare gli altri per salvare se stessi. È possibile accettare i propri difetti e la propria dose di violenza o dobbiamo sempre cercare di essere brave persone? Dovrebbe essere questo il sottotesto ma queste stesse domande a volte scompaiono nei mille meandri delle cose inverosimili a cui assistiamo. Meandri nei quali ascoltiamo ogni tanto frasi che dovrebbero darci altre chiavi (“Sono il tuo creatore”, per esempio), che dovrebbero farci riflettere, ma che sostanzialmente si frantumano nella loro stessa vaghezza e inconsistenza.

Rimane il divertente e remunerativo tentativo della Sony di costruire altri universi, una pletora di mondi paralleli nel quale ogni film rimanda ad un altro ma è diverso, in cui i personaggi si replicano e si ricompongono altrove, come si vede nelle apparentemente enigmatiche sequenze che si svolgono dopo i titoli di coda: Adrian Toomes/Avvoltoio, interpretato da Michael Keaton, plana su questo Universo per stringere con Morbius una nefasta alleanza.

In sala dal 31 marzo


Morbius  – Regia: Daniel Espinosa; sceneggiatura: Matt Sazama, Burk Sharpless; fotografia Oliver Wood; montaggio: Pietro Scalia; interpreti: Jared Leto, Matt Smith, Adria Arjona, Jared Harris; produzione: Colmbia Pictures, Marvel; origine: Usa 2022; durata: 104’; distribuzione: Sony Pictures Italia / Warner Bros. Italia

 

 

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