Festival di Venezia (28 agosto- 7 settembre 2024): Pooja, sir  di Deepak Raunyar (Orizzonti)

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In una cittadina di confine in Nepal vengono rapiti due bambini in una giornata di rivolte razziali: Alok è figlio della preside della scuola e di un uomo politico, Amrit è un suo amichetto di umili origini. È stato subito chiesto un riscatto, la polizia è in difficoltà. Da Kathmandu viene mandata l’ispettrice Jai Nepal, detta Pooja, nota per i suoi meriti nel risolvere casi complessi. I disordini politici interferiscono con le ricerche, Pooja chiede il sostegno dell’agente Mamata, altra donna poliziotta. Il tempo incalza, viene rilasciato un solo bambino in cambio del denaro richiesto dai rapitori, Pooja capisce che il rapimento non c’entra con le proteste dei ribelli Madhesi, si orienta sulla possibilità che si tratti piuttosto di una vendetta diretta alla madre di Alok, la preside. Si reca all’istituto, cerca di farsi dare dal fratello della preside, che ha una carica istituzionale a dispetto di quello che dice il regolamento, i vari registri, ma manca quello delle risorse. Ogni strada intrapresa, presto, finisce in un vicolo cieco. La detective si scontra con le dinamiche mezzo corrotte della polizia con i potenti che li governano, si ritrova a fare un arresto preventivo di massa a studenti e rivoltosi che finisce con un sospetto suicidio in carcere.

Pooja è fatta della pasta ruvida dell’integrità, non ha fatto carriera, è rimasta accanto al padre vedovo che preferisce il figlio maschio andato a studiare e poi a vivere all’estero, è una donna coi capelli corti e dai tratti virili, che si schiaccia il seno sotto la t-shirt, che vive con un’altra donna, Rama, che il padre dopo anni ancora tratta come un’estranea: il razzismo e la discriminazione li conosce bene sebbene la sua pelle sia chiara (e non scura come i madhesi). Pooja e Amata si alleano e trovano il modo di salvare Alok senza sottostare a compromessi che vanno loro stretti.

Ispirato a eventi realmente accaduti durante le proteste razziali del 2015 nel Nepal del sud, quando centinaia di migliaia di madhesi di pelle scura sono scesi in piazza, chiedendo uguali diritti rispetto alla popolazione di pelle più chiara: la risposta del governo è stata quella di reprimere le proteste, causando la morte di oltre cento persone.

Sceneggiato dal regista Deepak Rauniyar con la protagonista Asha Magrati, sua moglie nella vita,  abbracciando coraggiosamente un cinema di genere – thriller crime – per avvicinare emotivamente il pubblico alla vicenda inventata mescolata ai fatti politici reali.


Pooja, sir  –  Regia: Deepak Raunyar; sceneggiatura: Deepak Rayniyar, David Barker, Asha Magrati; fotografia: Sheldon Chau; montaggio: J. Him Lee; musica: Vivek Maddala; interpreti: Asha Magrati, Nikita Chandak, Danyahang Rai, Reecha Sharma, Bijal Baral, Gaumaya Gurung, Aarti Mandal, Ghanashyam Mishra, Prameshwar Kumar Jha, Pashupati Rai, Niraj Shrestha; produzione: Aadi Films, Baasuri Films, Tannhauser Gate; origine: Nepal/ USA/ Norvegia, 2024; durata: 118 minuti. 

 

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