Teatro: L’interpretazione dei sogni da Sigmund Freud di e con Stefano Massini

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Mi devo proteggere dal signor Sigmund Freddo che guarda dentro la testa della gente.

Così recita il biglietto di Betta, la confusa domestica di casa Freud, prima che la stessa terrorizzata abbandoni l’abitazione. La povera non ha ben compreso quale sia il lavoro del dottore, o forse lo ha capito più di tutti e per questo ha una paura tremenda di essere psicoanalizzata, che «tapparsi gli occhi» non sia sufficiente.

È il 1891, e senza domestica ma con tanti pensieri, Sigmund inizia a riflettere sul potere dei sogni. Da giorni il suo onirico pranza a un ristorante dai muri pieni di stoffe nel quale il cibo scarseggia e si mangia pure male. Il dottore si fa un viaggio mentale su quale possa essere il ristorante dal muro di stoffe: no, pensa e ripensa, proprio un luogo del genere non esiste a Vienna… però casa sua è disseminata di biancheria non lavata. Stoffe sporche, stoffe quindi. E lui a casa non torna mai, tanto che sua moglie lo accusa di scambiare la casa per un… ristorante, e a lamentarsi della mancanza del cibo non è solo il suo inconscio, è pure il figlio appena nato. Allora Sigmund lo capisce: i sogni sono un «linguaggio cifrato» laddove

Per parlare della Prussia, si parla della Cina.

E il suo sogno ha un significato preciso, che lo terrorizza. Orfeo gli sta suggerendo che

Si è pentito di aver dato alla luce i propri figli.

Quante volte abbiamo sentito: “io ho lavorato con Ronconi”? Ecco, Stefano Massini ci ha lavorato da assistente per poi sostituirlo alla consulenza artistica del Piccolo e avere persino un suo lavoro diretto dal maestro, l’ultima fatica di Ronconi prima della scomparsa. La consacrazione internazionale, che oggi giorno ha il preciso significato di “scoperta americana di un successo già riconosciuto in Europa”, l’ha ottenuta con 5 Tony Award nel 2022, quando nel 2015 già il Premio Ubu lo aveva consacrato a livello nazionale. Il lavoro premiato, uno dei tanti notevoli prodotti, è la Lehman Trilogy, storia di una famiglia americana e del suo tenere il passo o meno ai mutamenti della Storia.

Presentazione fatte, Massini a questo gira ritorna in Europa e precisamente nello studio del dottor Freud, viaggio che è un salto nel teatro al quadrato, quello che ci naviga nella testa una volta distesi. Un teatro a disposizione di tutti:

Perché questo teatro ogni notte, quando chiudo gli occhi apre il sipario?

E lo fa portando le proprie trascinanti capacità di performer, accompagnato da un trio di trombone/tastiera, violino e chitarra, con le musiche di Enrico Fink. I quattro creano uno buonissimo ritmo – il punto forte del prodotto – e una somma di scene musica + voce efficaci nel creare un racconto dalla direzione precisa, chiara. La scelta di quali parti raccontare dell’opera originaria rende merito a una lettura del testo che si rispecchia poi nella resa teatrale: la forza scenica di Massini è il pilastro principe per un prodotto solido e intelligente. Si corre così verso quell’occhio perennemente fisso su noi e verso un finale che si pone all’apice di una climax che urla allo spettatore:

Guardami!

Recita una pozzanghera accesa da un tronco in fiamme, e Sigmund Freud improvvisamente capisce che deve guardarsi dentro. All’interno della sua testa vede il proprio inferno, «un pollaio», e gli inferni di altri, «un panetteria gestita da un nano», e la netta impressione che sì, i nostri sogni non sono altro che lo specchio delle fobie – odiare i figli, paura di sbagliare, pentirsi di essere divenuti adulti, terrore della morte – che nella nostra testa girano impazzite. Insomma, noi andiamo ogni notte al patibolo, mentre

I pazzi sono quelli che sognano di meno!

Forse, forse la povera Betta non aveva tutti i torti… è bene proteggersi dal signor Sigmund Freddo.

Dal 5 al 21 dicembre al Teatro Argentina, Roma


L’interpretazione dei sogni liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud; regia e interpretazione: Stefano Massini; scene: Marco Rossi; luci: Alfredo Piras; opere pittoriche: Walter Sardonini; musiche: Enrico Fink; esecutori musiche: Saverio Zacchei, Damiano Terzoni, Rachele Innocenti; contributo in voce e video: Luisa Cattaneo; costumi e maschere: Elena Bianchini; foto di scena: Filippo Manzini; produzione: Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.

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