The Bikeriders di Jeff Nichols

  • Voto

Tratto dall’omonimo libro del fotografo Danny Lyon, che seguì il “Chicago Outlaws Motorcycle Club” dal 1963 al 1967 per documentarne la vita, The Bikeriders racconta l’epopea dei motorclub, attraverso le vite di Johnny (Tom Hardy), Benny (Austin Butler – per chi qui scrive, forse troppo preoccupato dalla mimesi con James Dean), protagonisti e membri fondatori dei “Vandals” di Chicago, e Kathy (Jodie Comer) moglie di Benny e voce narrante del film.  Nel periodo di grandi cambiamenti politico-sociali che hanno investito gli Stati Uniti d’America a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.

Capitata quasi per caso nella “tana” dei “Vandals”, Kathy si innamora a prima vista del tenebroso Benny e, sebbene spaventata da un ambiente a lei totalmente estraneo, decide di rimanervi per amore di lui. Entra dunque a far parte di questa anomala comunità, fatta di gerarchie e principi morali tutti propri, sebbene stenti a capirne sino in fondo le regole. Il gruppo è “pedinato” dal fotografo Danny (Mike Faist) che ne documenta la vita e ne intervista i protagonisti. Nato come un circolo piuttosto ristretto di uomini, che in comune hanno, oltre la passione per le motociclette, l’appartenenza al sottoproletariato urbano e l’assenza di quelle certezze granitiche appannaggio dei propri padri, nel volgere di pochi anni vedrà aumentare considerevolmente le proprie fila, affiliando gruppi sempre più eterogenei di motociclisti, quasi tutti outsiders privi di coordinate esistenziali. Fino a quando tra gli affiliati comincerà a farsi strada il consumo e l’abuso di droghe, e la situazione comincerà a sfuggire di mano al nucleo dei fondatori e a Johnny in particolare, sfidato nella sua figura di leader da giovani leve prive di scrupoli e, ancor meno, di ideali.

Con uno sguardo nostalgico e romantico, la pellicola di Jeff Nichols mette in risonanza le trasformazioni che attraversano gli USA, nel decennio delle disillusioni di cui si è scritto, con quelle che investono i “Vandals”, un gruppo che, col trascorrere del tempo, muta la propria pelle divenendo, da luogo di incontro e condivisione di passioni comuni, realizzazione di un sogno di fratellanza e di ricerca di identità, in qualcosa di altro. Un luogo dove andarsene diventa ancor più rischioso che restare.

Sono tutti belli o dannati, questi figli di un’America che non capisce più i propri padri e che da questi non sono capiti a loro volta. Uomini incapaci di comprendere cosa accade (intorno a) loro, poiché sprovvisti di adeguati strumenti culturali e della giusta distanza da fatti che sembrano travolgerli. Artefici (in)consapevoli del proprio destino. Una generazione immersa nello iato tra più guerre – quella ormai remota dei padri, quella recente di Corea e quella prossima dei figli- in un tempo dove la violenza, come le increspature sull’acqua generate da un sasso lanciato in uno stagno, si allarga in cerchi sempre più grandi e sempre meno riconoscibili. Ed è per questo motivo che Nichols, per sua stessa ammissione, decide di narrare l’intera vicenda dal punto di vista di una donna, Kathy, che a quel mondo è estranea. L’unica che sembra in grado di porsi domande sul senso ultimo di quella esperienza e di quella comunità.

È, evidentemente, un problema di modelli, nel senso più largo che si può assegnare a questa parola. Quelli paterni, dei reduci della Seconda guerra mondiale, da cui prendere le distanze e dalle famiglie che si sono costruiti, dove la violenza è presente sebbene nascosta dalle mura domestiche. Quelli di una generazione di mezzo che abbraccia il mito del ribelle senza causa in motocicletta, la cui affermazione iconografica si deve anche al cinema (sarà proprio la visione de Il Selvaggio, interpretato da Marlon Brando, a ispirare Johnny), opposto a quelli suggeriti dalla TV nelle sue sit-com allegre e rassicuranti.

A loro volta, gli stessi protagonisti, diventano i modelli per le generazioni successive, quelle ancor più disilluse che in Vietnam ci sono state, fraintesi e, infine, ripudiati. Il loro personale sogno americano fatto di libertà, territori nuovi da conquistare in sella a una motocicletta, non potrà che venire smarrito. Le nuove leve, alle birre e alle scazzottate, sostituiscono presto l’eroina, gli omicidi e l’ebrezza del potere.

Lo aveva capito bene Brucie (Damon Herriman), che in sella a una motocicletta voleva morirci. Lui che per primo aveva intuito che la loro condotta di vita era spesso fraintesa, il loro agire accostato a quello di una qualsiasi gang criminale.

Sebbene il film sembri privo di una trama forte, trasmette la passione per un periodo storico contraddittorio e segnato dall’esplosione della controcultura, che il cinema del recentemente scomparso Roger Corman ha contribuito a immortalare. Il destino dei protagonisti sembra dunque andare nella stessa direzione dei protagonisti di Easy Rider, ma lo sguardo è meno idealizzato e la fine del loro sogno di libertà non viene da fuori, dai rappresentanti dell’America profonda e conservatrice, ma dal proprio interno. Come a dire che, in qualsiasi gruppo sociale si scelga di far parte, non c’è possibilità di salvezza.

Tranne forse per Benny, ribelle solitario, sospeso tra l’ambiguità morale e l’amore per la propria donna, da cui, nel malinconico finale, viene “salvato”. Destino comune ad altri protagonisti delle pellicole di Nichols,  di un cinema dal respiro classico, che non lascia indifferenti.

In sala dal 19 giugno al cinema


The Bikeriders  – Regia: Jeff Nichols;  sceneggiatura: Jeff Nichols (basato sul libro di Danny Lyon); fotografia: Adam Stone; montaggio: Julie Monroe; musica: David Wingo; scenografia: Derek R. Hill; interpreti: Jodie Comer, Austin Butler, Tom Hardy, Michael Shannon, Mike Faist, Boyd Holbrook, Norman Reedus, Damon Herriman, Beau Knapp, Emory Cohen, Karl Glusman; Toby Wallace; produzione: Sarah Green, Brian Kavanaugh-Jones, Arnon Milchan , Yariv Milchan, Michael Schaefer, Sam Hanson, David Kern, Fred Berger; origine: USA, 2023; durata: 116 minuti; distribuzione: Universal

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *